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VOLEMOJE BENE

Dice mr. Ranieri che Dovbyk ha bisogno di affetto perché, vivendo per segnare, quando non arriva il gol, l’ucraino si sente triste e si abbatte immalinconendosi.

Praticamente una gran furbata dal sapore tutto testaccino questa boutade del sor Claudio, atta a smorzare ogni qualsivoglia polemica circa il costoso investimento operato dalla società per accaparrarsi durante il mercato estivo, il capocannoniere dello scorso anno della Liga.

Nonostante le sue credenziali e le reti realizzate nel corso di questa prima stagione (abbiamo tutti veramente presente il primo anno di Dzeko alla Roma?), il gigante venuto dall’Est ha originato parecchi dubbi tra noi tifosi. Quanti di noi hanno pensato ad un Iturbe o uno Schick senza tornare troppo indietro con il brasiliano Renato?

Indubbiamente i romanisti sono gente strana: pronti ad incendiarsi come un cerino e come un cerino durare un amen prima di spegnersi. Per non parlare di memoria corta (o cortissima) che ci contraddistingue da sempre come l’innata passione che ci fa fare sacrifici di non poco conto per seguire la Magica.

La paraculata di Ranieri, tuttavia, è proprio questa: cercare di alimentare un affetto verso Dovbyk senza che ce ne sia davvero bisogno dal momento che tutto si può imputare al tifoso giallorosso fuorché il fatto di non colmare d’affetto i propri beniamini.

Affetto però non significa avere due fette di spesso prosciutto sugli occhi, o privarsi della volontà di esprimere giuste critiche verso i giocatori (o allenatori, dirigenti e società) laddove esista questa esigenza.

Il sottoscritto ha cupa nostalgia dell’ing. Dino Viola e ha seguito per interi campionati sia la Rometta che la Magica in Sud, ma non si frenava quando si alzava il coro ‘Viola tira fuori i soldi’. E lo stesso dicasi per l’altro grandissimo Presidente Franco Sensi ben separando l’affetto e la considerazione per i valori di queste persone che hanno fatto grande la Roma ma che non sono stati esenti da errori imperdonabili (Ago su tutti).

Tutta questa presentazione forse non era necessaria per trattare di un Roma-Cagliari dov’era fondamentale vincere per continuare la serie positiva di risultati, mirando ad un possibile posizionamento nelle Coppe Europee della prossima stagione. Non ci tocca proseguire nel velluto ma sarà indispensabile affrontare le prossime nove partite con il coltello tra i denti come usavano fare gli Arditi durante il corso della Grande Guerra.

Per riparare agli errori commessi e meritarsi l’Europa dove ci sono molti conti sospesi, la squadra giallorossa deve trovare una coesione non solamente nell’aspetto del gioco ma, soprattutto, sotto il punto di vista umano dove “l’uno per tutti e tutti per uno” deve contare in modo oggettivo.

Dopo tante delusioni e tanti incidenti di percorso (per propri limiti o per altrui decisioni) la Roma deve tirare fuori le palle per altri 810 minuti + recuperi e macinare tanti punti quanti sono i km che fanno i tifosi per incitarla in trasferta.

Se Ranieri invia un subliminale messaggio ai tifosi, questo deve giungere anche a tutti i suoi giocatori che ora più di prima, devono dimostrarsi e dimostrarci che lo stesso bene che provano tra loro deve essere esteso ai tifosi che li seguono con tutto l’amore possibile. E nulla sarà proibito sognare.

Daje!

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