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Un quadro più ampio Roma 0 – CSKA Sofia 0

Cari lettori, come ogni post partita andiamo ad analizzare con calma e lucidità l’incontro di ieri sera. Nel decretato deserto dell’Olimpico si sono affrontate la Roma e il SESKA Sofia (si, si pronuncia “seska”, non CI-ESSE-KAPPA-A e vale anche per il Mosca). Se pensate che sia desolante vedere gli spalti vuoti è solo perché la partita non è iniziata ancora.

In porta Pau, portiere di coppa a tutti gli effetti, che offre una solida prestazione. Lo spagnolo è attento e reattivo quel tanto che basta a mantenere la rete inviolata. Davanti a lui il lungagnone Fazio, buono per ¾ di match poi evaporato; il rampante Kumbulla, ottimo stasera anche se un po’ disattento all’inizio; il gigante buono Chris Smalling, un’ora di campo per lui e buona prova per uno che non giocava da tre mesi.

A centrocampo Spinazzola sgambetta leggiadro sulla sinistra, ma sbaglia ogni singolo ultimo passaggio vanificando tutto il lavoro svolto in precedenza; Villar si conquista gli onori di migliore in campo, sfiora il gol e offre palloni invitanti più o meno a tutti; Cristante, buon capitano, si piazza davanti alla difesa a pulire e sanificare palloni in uscita e, prestandosi a primo baluardo negli attacchi al centro, si mostra funzionale alla causa; Bruno Peres a destra è evanescente e svogliato, qualche spunto sporadico davanti, dalle sue parti gli avversari non attaccano mai per fortuna.

Tra l’impalpabile Borja Mayoral e il quartetto di centrocampo si agiscono Mkytharian e Carles Perez. Se nella prima frazione l’armeno colpisce una traversa e offre tanto movimento, lo spagnolo va a corrente troppo alternata per strappare la sufficienza.

Evidentemente c’è qualcosa che non va, se ne accorge anche Fonseca che inserisce subito Karsdorp nell’intervallo, poco presente davanti e lascia troppo solo Fazio dietro; successivamente fa riposare Smalling sostituendolo con Juan Jesus, anche lui male in fase di copertura anche se si segnalano due belle chiusure; in fine, il mister, decide di giocare le carte pesanti buttando nella mischia Pedro, Pellegrini e Dzeko. Il numero 11 è di un’altra categoria e lo dimostra anche stasera, ma finisce per predicare nel deserto; Pellegrini per poco non realizza il gol del vantaggio dando fastidio a più non posso ai difensori bulgari; il bosniaco aggiunge peso davanti, mettendo il fisico e facendo a sportellate con tutti, ma sbaglia un appoggio semplicissimo a porta vuota su assist del solito Pedro: imperdonabile.

La partita è tutta qui e se ci dovessimo fermare a questo dovremmo essere tutti furiosi e delusi. Se continuiamo a comportarci così nelle partite non di cartello, che in una stagione sono la maggioranza, non conquisteremo mai quella mentalità da predatori, da forsennati, da affamati di vittorie che da troppo tempo ci manca. Una squadra molle, svogliata, al piccolo trotto, indolente che si limita al compitino spera di portare a casa tre punti puntando tutto sulla casualità. Inutile aggiungere che tale tentativo fallisce miseramente. Compagni di tifo che siete abbattuti e arrabbiati dopo la prestazione di ieri: vi capisco.

Sono dell’idea, però, che non dovremmo fermarci ai 90 minuti di ieri e fare un passo indietro. Vedere un quadro più ampio rispetto a ciò che ci ha detto il campo. Innanzi tutto nessuno si è infortunato, prima buona notizia. Secondariamente siamo primi nel girone, che male non è. Abbiamo fatto riposare molti titolari e quelli che hanno giocato lo hanno fatto comunque per pochi minuti, terza buona cosa. Il mister ha dato minutaggio a giocatori che in futuro potranno essere importanti come Villar, Fazio e Carles Perez. Fondamentale è far giocare Mayoral il più possibile, per integrarlo nello schema di gioco, farsi conoscere dai compagni e capirli: queste due partite di coppa lo hanno permesso. Il recupero mentale di Pau Lopez sembra funzionare, più gioca più migliora.

Insomma, Fonseca sta sfruttando la coppa del giovedì come allenamento extra per tutti quegli esperimenti ed elaborazioni che in campionato non può fare. Il vero obiettivo della Roma è tornare tra le prime quattro, di conseguenza in Champions League e tutto viene fatto in funzione di questo. Se ciò dovesse richiedere di usufruire di partite europee per dare minuti di riposo ai titolari e di gioco alle riserve, far riprendere fiducia in giocatori che giocano poco o che hanno perso il posto, dare minuti importanti ai nuovi acquisti per integrarsi al meglio nei meccanismi di gioco, amen.

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