La gratitudine per il gladiatore Josè Mourinho non potrà mai essere offuscata dall’amato Daniele De Rossi, intrepido ad accettare una panchina che scotta solo in nome dell’amore che ha sempre nutrito per la Roma.
Contro un possibile sparring partner come l’Hellas Verona – tra l’altro neppure a ranghi completi- e nello scenario di un Olimpico sold out, la Roma targata DDR ha svolto bene il suo compito durante i primi 45 minuti andando dapprima in vantaggio con una rete di Lukaku che sfruttava un assist al bacio fornito da un frizzante El Sharaawy e raddoppiando dopo sei minuti con un bel gol di capitan Pellegrini servito magistralmente sempre dal Faraone.
Roma che appariva scintillante e propositiva seguendo le istruzioni del nuovo allenatore che, causa assenze difensive come quelle degli squalificati Mancini e Cristante e dovendo fare i conti con gli infortunati di lungo corso come Mourinho, impostava la squadra con la difesa a quattro.
Chi si aspettava un cambio di passo da parte di Dybala è rimasto deluso da una non prestazione dell’argentino che non è riuscito a trovare la sua dimensione abituale durante il periodo nel quale è rimasto in campo prima della prevista sostituzione.
Il secondo tempo è stato caratterizzato da quella che è la solita Roma dove la farcitura costituita da imprecisioni, arretramento del raggio d’azione, superficialità e timore, non ha avuto difficoltà di farsi nuovamente viva.
L’Hellas ha segnato un gol irregolare prontamente annullato dal VAR che, invece, non ha avuto dubbi nel punire con un rigore il fallo di mani di Llorente in piena area. La fortuna ha arriso ai giallorossi dal momento che il tiro dagli undici metri ha sorvolato la traversa lasciando immutato il risultato anche se gli scaligeri si sono resi conto di poter raddrizzare la partita dato l’atteggiamento assunto dalla Roma.
In effetti, e grazie ad una papera di Rui Patricio, i gialloblù hanno ridotto lo scarto segnando un meritato gol che ha avuto l’effetto di fungere da detonatore di una nuova energia da parte degli uomini di Baroni che hanno surclassato i giocatori di DDR.
Nonostante i patemi d’animo che hanno accompagnato il resto dell’incontro il risultato è restato ancorato sul quel 2-1 che ha rappresentato i primi tre punti utili per il nuovo corso romanista.
Le voci di una potenziale entrata di un fondo arabo con la vendita dell’asset Roma da parte dei Friedkin dove Malagò assumerebbe il ruolo di presidente e Totti quella di suo vice, ha acceso le speranze della tifoseria oramai satura delle proprietà a stelle e strisce soprattutto dopo l’immediato allontanamento di un uomo che, unica voce, ha sempre difeso la squadra contro le malefatte dei poteri mafiosi che l’hanno perseguitata per anni.
Auguriamo al romanista DDR tanti successi magari con una nuova proprietà in grado di assicurare quegli innesti di qualità che sono inevitabili per fare della Roma una squadra importante e famosa a livello globale.
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