Dopo quattordici giorni di pausa causa nazionali, torna la Serie A, torna il pubblico all’Olimpico, torna la As Roma in casa contro il Sassuolo. Serata da coronarie d’acciaio e corde vocali in vibranio per i tifosi giallorossi, merito dei neroverdi arcigni quanto basta, ben disposti in campo e soprattutto ben allenati. Mourinho ancora con gli stessi undici delle precedenti vittorie, senza indisponibili. Quanto fa strano scrivere “senza indisponibili”…
In porta super confermato Rui Patricio autore di una partita monumentale. Spettatore non pagante per tutta la prima frazione, salvato dal VAR sul gol annullato a Berardi nei primi 45 minuti per fuorigioco di Raspadori. Nella ripresa salva il risultato con tre parate epiche e l’ausilio del palo. Freddo, sicuro, solido e capace, infonde tranquillità e sicurezza al reparto arretrato. Sogno proibito divenuto realtà, la squadra giallorossa ha trovato un portiere di alto profilo.
Corsia difensiva destra sempre tra i piedi di Karsdorp. Ottimo in fase di spinta, sempre fisicamente presente all’azione, spesso impreciso nell’ultimo passaggio e quindi mai realmente pericoloso. Cosa che, invece, gli riesce benissimo in fase difensiva soprattutto nel secondo tempo quando sbaglia tutte le chiusure su Boga in ripartenza facendosi saltare in modo imbarazzante dagli uno-due degli avversari. Dove non arriva con la tecnica, compensa col fisico. Deve alzare l’asticella, il “sei” non basta più.
Dirimpettaio sulla sinistra Matias Viña, che invece col pallone tra i piedi offre un livello leggermente superiore. Dato per riposante alla vigilia, Mou si fida del suo “cuore” e lo spedisce in campo. L’uruguaiano ripaga la fiducia del mister coprendo la distanza tra Montevideo e Roma almeno sei volte sul verde prato dell’Olimpico. Usa moltissimo il corpo sia in marcatura che in copertura, ma si lascia saltare troppo facilmente da Berardi sia nel primo che nel secondo tempo. Salvato dal VAR la prima volta, non la seconda. Giustificato, per questa volta.
Duo centrale di difesa il rodato Mancini – Ibanez. Se da un lato abbiamo un Gianluca sempre sereno e lucido, che si concede anche sporadiche sortite offensive in occasione delle palle da fermo, dall’altro lato abbiamo un Roger un po’ impreciso e prevedibile, anche se sempre molto attento nelle chiusure e in marcatura stretta. Il brasiliano fa registrare il suo nome tra i cattivi, per essere entrato con troppa foga…sul pallone. I due centrali si piacciono e si completano molto bene, sfruttano la loro caratteristica comune, l’anticipo secco, per non dare respiro agli attaccanti in fase di costruzione e non disdegnano il lancio lungo a cercare i compagni, eseguito sempre con molta precisione.
Fulcro del centrocampo l’altra coppia fissa di queste prime giornate giallorosse: Veretout – Cristante. Jordan è meno incursore del solito, più allineato a Bryan in fase di copertura e raramente spinge e si inserisce. Più centrocampista di rottura, fa dell’interdizione selvaggia il suo scopo della partita, leggermente sottotono probabilmente per gli impegni con la sua nazionale. Bryan, al contrario, più gioca più migliora. È in fiducia e si vede, il ruolo di regista gli piace e non lo nasconde. Ottimo con la palla tra i piedi, abile anche a fare da incursore nell’area avversaria conscio che tanto Jordan lo copre. Magnifica l’esecuzione dello schema su punizione che porta al vantaggio della Roma, freddo quanto basta da alzare il pallone quei centimetri necessari a beffare il portiere in uscita.
Fascia sinistra affidata all’esperienza di Mkitharyan. L’armeno è fuori giri, incide poco in avanti ed è sempre in ritardo sul pressing, ma non da oggi. A dire il vero sembra una tattica precisa del mister quella di lasciar sfogare il gioco avversario su quella fascia per poi far intervenire Viña in chiusura. Non è questo, però, il problema di stasera. Semplicemente ben marcato e spesso raddoppiato, non riesce mai ad essere veramente un pensiero per la difesa del Sassuolo, non a caso è il primo ad essere sostituito. Stessa giustificazione data a tutti i nazionali di ritorno.
Sull’altro lato del campo, invece, imperversa Zaniolo. Ancora incerottato e timoroso, spinge poco sulla fascia in proiezione offensiva, ma diventa determinante in copertura col passare dei minuti. Quando capisce che Rick è in difficoltà, limita il suo raggio offensivo per dargli più copertura risultando spesso determinante nella prima frazione. Non si lesina in improvvise accelerazioni che spesso sorprendono il diretto marcatore, gioca una buona partita finché ce la fa.
Capitan Pellegrini giostra liberamente sulla trequarti, spostandosi dove vuole su tutto il fronte d’attacco. Spesso più avanti perfino della punta centrale, sorprende tutta la retroguardia avversaria con uno schema tanto semplice quanto mortifero, mettendo Bryan solo davanti al portiere per il vantaggio. Dopo il pareggio del Sassuolo si carica la squadra sulle spalle provando in tutti i modi possibili e immaginabili a segnare il secondo gol, senza riuscirci. Danza sul pallone, sfoggiando numeri di altissima classe che gli riescono con disarmante facilità. La squadra si rispecchia nella sua determinazione e lotta con coraggio e caparbietà fino al novantesimo e oltre. Ispiratore.
Punta ancora forte su Tammy Abraham come punta centrale, Mourinho e fa benissimo. L’inglese non è solo importante perché sempre sul filo della difesa pronto a scattare al minimo errore; non solo è un terminale affidabile per i rilanci dalla difesa per far salire la squadra, risultando quasi impossibile da arginare senza abbatterlo; non solo conquista il fallo che porterà al gol del vantaggio nel primo tempo, ma è anche una fonte inesauribile di incitamento per i compagni. Non sta zitto un attimo, suggerisce, chiama, incita gli altri sempre col sorriso sulle labbra, sempre con quell’espressione di “possiamo farlo e possiamo farlo meglio”, una pura scarica di energia positiva che scorre nelle vene di tutta la squadra. Amuleto. Però basta pali Tammy, la prossima volta prendi la rete.
Al minuto 68 Mou inizia il valzer delle sostituzioni inserendo il man-of-the-match El Shaarawy al posto di un intermittente Mkitharyan. Stephan risulterà decisivo segnando il gol del 2 a 1 al minuto 91 facendo esplodere un intero stadio più altri milioni di telespettatori nel mondo. Si continua con il doppio cambio che porterà in campo Shomurodov e Carles Perez al minuto 73 per chiudere con l’ingresso in capo di Reynolds a 2 minuti dal novantesimo. Se la prova dell’americano è ingiudicabile, causa scarso minutaggio, buona è la voglia messa in campo dagli altri due, anche se poco lucidi nelle scelta di saltare sempre tutta la difesa prima di tirare in porta.
Partita bellissima per intensità e scossoni al cuore, ma c’è da essere sinceri e riconoscere che molte delle occasioni concesse al Sassuolo sorgono da errori individuali piuttosto evidenti, figli di una stanchezza dei giocatori impegnati con le nazionali. Mou non crede nel turn-over o forse giudica che sia troppo presto per adottare tale strategia, ma forse qualche cambio si poteva anche fare all’undici di partenza per poi inserire i titolari a match in corso. È un cercare il pelo nell’uovo, ovviamente, e finché i risultati saranno positivi avrà ragione lui a fare ciò che sta facendo. Dal canto mio ho piena fiducia in José e non vedo l’ora che sia giovedì per poter ammirare di nuovo la nostra Roma giocare.
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