Ultimo giro di giostra per i giallorossi nell’otto-volante della stagione calcistica 2020/2021, ultima spiaggia per gli uomini di Fonseca per accedere alla più piccola delle competizioni europee, ultima panchina proprio per il portoghese coi colori più belli del mondo. Questa è stata Spezia Roma, andiamo a leggere com’è andata.
Chiude la stagione da titolare Fuzato con un’altra buona prestazione. In queste partite finali il giovane portiere brasiliano ha fatto vedere di cosa è capace, ma anche di dove ha bisogno di lavorare. Reattivo, concentrato, pronto, incolpevole sui gol e, anzi, ne salva almeno altri tre. Dov’eri quando avevamo bisogno di te? Deve giocare, non importa dove, ma deve giocare.
Centrali di difesa Mancini e Kumbulla, giocano col freno a mano tirato e le quattro frecce accese. Pensano più a non farsi male che a difendere, larghi e lontani tra loro, completamente sfilacciati dal resto della squadra e abbandonati al loro destino dai compagni. In costante affanno anche nel secondo tempo, quando davanti decidono che è ora di giocare al calcio. Si, è finita anche per voi.
Fascia sinistra ancora affidata a Santon. Il fascino esoterico che il numero 18 ha avuto su Fonseca non l’ho mai capito e mai lo capirò. Fatto sta che il portoghese lo schiera spesso in campo, quando non è rotto (e per fortuna capita raramente) e lui non fa altro che dimostrargli perché ciò sia una scelta sbagliata. Ammaliatore di tecnici lusitani. Nel secondo tempo il suo filtro d’amore finisce l’effetto e viene sostituito da Reynolds, ovvero come sarebbe stato Fabio Junior se fosse stato un terzino. Fuori ruolo o nel suo habitat naturale poco importa, gioca male e non è proponibile in serie A e l’età o l’inesperienza non possono essere una giustificazione dopo aver visto giovani della nostra primavere giocare ampiamente meglio di lui. Pazienza si ha quando si intravede qualcosa, in lui onestamente vedo pochissimo, quasi nulla.
Sulla destra, per fortuna, comanda Rick Karsdorp. La rivelazione di questo campionato, fresco di rinnovo, toppa clamorosamente il primo tempo come tutti gli altri, ma nel secondo riaccende la locomotiva e macina campo come ai bei tempi. Impreciso nell’ultimo passaggio, segno che comunque la spia della riserva era accesa anche per lui, non molla e spinge e chiude, poi richiude e ri-spinge finché l’arbitro non fischia la fine. Migliore in campo? Uno dei tre gradini sul podio è sicuramente suo.
L’enfant prodige Darboe, schierato giustamente titolare, finalmente stecca un match. Doveva capitare prima o poi, più che altro per dimostrare di essere umano anche lui. Per esprimersi al meglio ha bisogno di una squadra corta, che si muova intorno a lui quando ha la palla tra i piedi, altrimenti le sue intenzioni risultano fin troppo facili da leggere e contrastare. Gioca un’ora e poi lascia il campo a Villar, il quale non cambia poi tanto il registro del match e la cosa più rimarchevole della sua partita è il giallo che si prende al 92esimo.
Torna capitano Cristante e il buon Bryan ci terrebbe tanto a siglare un gol per chiudere una stagione difficile, ma di grandi cambiamenti per lui. Ha rubato il cuore a De Rossi, ha convinto Fonseca, s’è reinventato difensore centrale, ha sfoderato ottime prestazioni e ha fatto cambiare idea a molti tifosi che vedevano in lui il male della Roma. Sfiora il gol con un numero niente male al 74esimo, ma Rafael si oppone alla grande e gli nega la gioia. Fa niente, va bene così.
L’eroe iberico del derby gigioneggia sulla trequarti spezzina per 70 minuti, prima di lasciare il campo a Pastore. Che dire di Pedro? Se il tuo sostituito in 20 minuti, giocando da fermo la sua quinta presenza in questo campionato gioca meglio di te, vuol dire che più di qualcosa hai sbagliato. Si, ok, si muove e spazia su tutto il fronte offensivo, ma non ne imbrocca una che sia una colla palla tra i piedi. Altalenante, troppo.
Chi, invece, non lascia il campo ma, anzi, gioca tutta la partita è El Shaarawy. Il primo tempo lo passa a sbattere contro la difesa degli uomini di Italiano, come tutti del resto. Nel secondo tempo si accende quel tanto che basta da impensierire profondamente la retroguardia ligure e trovare un bel gol che riapre la partita. L’esperimento trequartista direi che è abbondantemente fallito, Stephan è un esterno offensivo e quello deve fare.
Altro gradino del podio saldamente nella mani, o nei piedi, dell’armeno Mkitharyan. Il numero 77 si accende a sprazzi, soprattutto nel secondo tempo, portando luce dov’era buio e ordine dove prima c’era il caos. Anche lui discontinuo e poco lucido in certe situazioni, ha il merito di infilare il portiere avversario allo scadere e portare la Roma a giocarsi la Conference League. Si riparta da qui.
Chiude un’ottima annata anche Borja Mayoral. Positiva la sua stagione in generale, molto meno la sua prova contro lo Spezia. Praticamente invisibile e impalpabile per tutta l’ora in cui è stato in campo, lascia il posto a Dzeko che, quantomeno, è grosso e sa fare le sponde di testa. Proprio da una di queste nascerà il pareggio finale. Altro, sinceramente, su questa singola partita non mi sento di dire, tanto è stata brutta e giocata tanto per da tutti gli effettivi scesi in campo.
Fonseca lascia la Roma congedandosi con un pareggio che vale comunque una competizione europea, ma soprattutto lascia una squadra che in due anni non ha mai imparato a difendersi con costanza e una lista infortunati più lunga di quella dei marcatori. Resto convinto che con una rosa più competitiva e in un periodo storico più favorevole, questo allenatore avrebbe potuto fare molto meglio. Grazie di tutto mister e buona fortuna per il futuro.
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