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Campionato momentaneamente in letargo per impegni impellenti e determinanti della nostra nazionale (la rinomata Nations League il cui regolamento è ignoto anche alle più antiche logge massoniche), non ci resta che parlare di fuffa ovvero del mercato che verrà e del nuovo Direttore Sportivo che pare ormai prossimo all’approdo in giallorosso.
La fuffa è un po’ come il pesce congelato e bisogna essere veramente bravi nel saperla cucinare allo scopo di ridurre al massino tutti i difetti e le impurità che gioco forza emergono al momento della degustazione: proverò quindi a somministrarvi la giusta dose di nulla cosmico condito da alcune considerazioni personali scaturite da una sincera analisi del momento che si sta vivendo.
Al netto di una disinformazione sempre più tossica ed avvelenata che ormai ha esteso i suoi potenti tentacoli anche sulle menti più illuminate ed equilibrate, cerchiamo di capire cosa potrà succedere da qui al prossimo Gennaio sempre che il governo del calcio, su possente spinta di quello nazionale, non decida di fermare nuovamente il baraccone dei sogni e delle illusioni.
Si diceva della necessità del direttore sportivo e di una figura che possa affiancarlo nella gestione delle vicende calcistico – amministrative che potremmo definire direttore generale: per quanto concerne il primo non mi dilungo ulteriormente nello snocciolare la rosa dei papabili che è ormai nota al pari del segreto di pulcinella: ciascuno di noi può tranquillamente prediligere Paratici al buon Emenalo piuttosto che a Luca Nember o al vattelappesca di turno.
Sarebbe interessante piuttosto capire cosa si intenderà fare con il nuovo compagno di avventure ovvero stabilire quelli che saranno i criteri che guideranno le future scelte di mercato: si punterà esclusivamente sui giovani di belle speranze oppure si cercheranno giocatori già pronti e stagionati che da qui a qualche anno varcheranno la soglia della rinomata Villa Arzilla lasciando in eredità dei giganteschi macigni su di un bilancio già piuttosto malconcio? La proprietà e quindi i Friedkin sceglieranno un plenipotenziario alla Monchi a cui affidare completamente il proprio destino oppure un normale direttore sportivo il cui compito sarà quello di eseguire le direttive di massima alla stregua del buon Giuntoli il cui ambito di operatività è significativamente ridotto dalla presenza del padre padrone De Laurentiis?
Più che i nomi credo quindi sia importante comprendere il metodo di lavoro perché ogni scelta della nostra vita comporta inevitabilmente i suoi pro ed i relativi contro e quindi dobbiamo augurarci una decisione improntata al buon senso tenendo conto di ciò che veramente oggi occorre alla Roma: dal mercato appena terminato emerge un dato estremamente importante ovvero la riduzione del monte ingaggi di quasi 11 milioni ma l’opera, appena abbozzata, deve essere portata a termine nel breve – medio periodo e sappiamo benissimo quali giocatori dovranno necessariamente abbandonare Trigoria tra Gennaio e Luglio del prossimo anno.
Inutile quindi girarci attorno perché la strada sapientemente tracciata dalla nuova proprietà non comporta dubbi tanto meno ripensamenti: trattassi di un viaggio di sola andata che dovrà essere percorso in compagnia di collaboratori che sapranno assecondare al meglio l’itinerario stabilito.
Niente voli pindarici, insomma, ma tanto realismo: attualmente la rosa vanta già un numero sufficiente di ultratrentenni che difficilmente potranno essere rivenduti per poter ricavarci la famosa plusvalenza (l’unica eccezione è forse rappresentata da Dzeko che in ogni caso il prossimo anno varcherà la soglia delle 35 primavere) e quindi si dovrà percorrere la strada delle giovani promesse che come ben sapete, vanno attese, comprese ed anche coccolate ove necessario.
Esiste certamente la possibilità del giusto compromesso ovvero del mix necessario tra giovanotti e stagionati ma ciò potrà avvenire solo a patto che questi ultimi si diano il famoso pizzicotto sulla pancia decurtandosi l’ingaggio ed è il caso del buon El Sharawy che pur di varcare nuovamente il cancello di Trigoria aveva deciso di tagliarsi la sua cospicua paga ma le cose sono andate come sappiamo e non si può escludere in ogni caso un ritorno di fiamma per il mercato di Gennaio.
Stabilito quindi quello che a mio avviso dovrà essere il metodo guida la scelta del DS sarà consequenziale ma altrettanto chiare dovranno essere le regole di ingaggio in quanto il vecchio adagio recita patti chiari amicizia lunga: non è più immaginabile un plenipotenziario stile Monchi perché la nuova proprietà sicuramente non consentirà operazioni folli come quelle che hanno condotto Pastore e Nzonzi nella capitale: operazioni simili sono ormai considerate come il fumo negli occhi anche dai club più titolati di Europa come Barcellona e Real Madrid che hanno saggiamente deciso di non investire su giocatori di media levatura ma costosi che non avrebbero apportato significativi spostamenti sul piano tecnico (vedi Depay che è rimasto a Lione nonostante le voci che lo volevano in partenza per la capitale catalana).
Il direttore sportivo dovrà quindi, a modesto avviso di chi scrive, percorrere la linea preventivamente condivisa con la proprietà attenendosi alla direttive ricevute e sotto il continuo controllo dei Friedkin che fino ad oggi hanno già investito più di 260 milioni senza colpo ferire ed in contanti.
Quanto alla figura del direttore generale ritengo dovrà trattarsi di persona esperta e competente capace di relazionarsi con il pubblico e la stampa ed a tal uopo è auspicabile il ritorno di Umberto Gandini, personaggio squisito e con il curriculum appropriato a ricoprire la poltrona rimasta vacante dal suo addio di qualche anno fa.
Ancora oggi sento parlare di Monchi come il male assoluto e non intendo assolutamente difendere il suo operato le cui conseguenze funeste ancora oggi gravano sul bilancio ma le responsabilità devono essere equamente ripartite con l’allora proprietà che non seppe fermare in tempo le scelte sciagurate compiute dal dirigente spagnolo.
Il padrone di casa è sempre responsabile di ciò che accade fra le sue mura pertanto si nutre la fondata speranza che gli errori commessi nel passato non si ripetano nuovamente.
Alla prossima.
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