A un giorno da Pasqua, la Roma affronta il Sassuolo con il dovere di vincere per rincorrere un posto nella prossima Champions League. Il risultato lo conosciamo, la prestazione pure, andiamo a vedere cosa ha funzionato e cosa no.
Pau Lopez ormai non è più solo il titolare di questa squadra, ma sospetto anche l’unico portiere decente nella rosa. La sua prestazione non è affatto malvagia, anzi in almeno due occasioni salva letteralmente il risultato. Un portiere ritrovato, nel Titanic giallorosso è uno dei pochi a salire sulla scialuppa.
Difesa a tre completamente inventata per l’occasione. Tra inadeguati e infortunati, il mister sceglie di far giocare due adattati al ruolo piuttosto chi, su quella posizione, ci ha costruito una carriera e viene profumatamente pagato per farlo. Mancini, unico difensore in rosa, ci mette la solita grinta e sembra sempre sul punto di spaccare il mondo, non fa miracoli ma poco gli manca. Cristante oggi non gioca la sua migliore partita: stranamente lento, fuori tempo e impacciato si fa notare solo per le sventagliate di sessanta metri con le quali tenta di mandare in gol i compagni direttamente da casa sua. Non basta.
Menzione d’onore per Karsdorp. È un terzino offensivo che si è adattato benissimo a fare l’esterno di centrocampo, ma oggi ha dato prova che volendo sa pure come giostrare in difesa. Lucido, preciso, mette il fisico senza paura e non fa passare un pallone. Grazie, Rick.
Centrocampo con Bruno Peres sulla corsia di destra che, gol a parte, non apporta nessun giovamento alla manovra offensiva della squadra. Spesso in posizione più arretrata che avanzata, copre ma non spinge. La nota positiva è che segna, ma una vittoria pre-festiva con un suo gol sarebbe stato troppo da accettare per l’universo.
Cerniera centrale composta da Diawara e capitan Pellegrini. Ora, non ho intenzione di partecipare al gioco “scarichiamo tutte le colpe sul capitano”, perché non penso sia il momento di farlo, ma sicuramente a fine stagione l’incognita legata al suo ruolo e alle sue prestazioni dovrà essere risolta. Non può gioire nemmeno Amadou per la sua performance, la squadra è lenta e compassata, prevedibile e timida e siccome le azioni partono principalmente da lui, viene da se che non possiamo attribuirgli una valutazione positiva.
A sinistra uno spompatissimo Spinazzola. Evanescente per i primi 45′ in cui si fa notare solo nella foto di rito con tutta la squadra, trova energie residue nella fase centrale del secondo tempo, prima di alzare bandiera bianca definitivamente e farsi saltare dall’ultimo entrato con una regolarità disarmante. Definirlo scarico è fargli un complimento.
Nei primi quarantacinque minuti, ottima la prova di Carles Perez. Lo spagnolo, decisamente in forma, non è prendibile dai marcatori avversari né quando è palla al piede né quando si muove in area di rigore. Meriterebbe il gol almeno un paio di volte, ma si procura il rigore del vantaggio e resta un incubo per tutto il primo tempo. Sparisce progressivamente col passare dei minuti, fino a eclissarsi del tutto facendoci chiedere se sia uscito dal campo o se semplicemente siamo rimasti in dieci.
Provo sincero imbarazzo a descrivere la prestazione di El Shaarawy contro il Sassuolo. Non fraintendiamoci, l’impegno il ragazzo ce lo mette, ma più passano i minuti in campo più lo vedo convergere verso la versione italiana di Iturbe. Prova di tutto, ma non gli riesce niente, quando disgraziatamente ha la palla buona si emoziona e la spreca, corre a vuoto e sembra non aver capito che movimenti fare. Tranquillo Stephan, non lo sappiamo nemmeno noi. Salvatelo.
Chiude il circo degli orrori il povero Borja Mayoral. Dovrebbe dare profondità alla manovra, tagliare la difesa e scattare sul filo del fuorigioco. Lui il suo lo fa, il problema è che i palloni invece che a lui vengono rimpastati all’indietro vanificando le sue corse. Quella volta che la giocata gli riesce, si ritrova col portiere a valanga sui piedi che non gli da tempo di ragionare. Che sia finito l’effetto sorpresa? Temo di si.
Fonseca inizia la partita con il suo classico 3 – 4 – 2 – 1 che all’occasione diventa un 5 – 3 – 2 in fase di non possesso e un 3 – 4 – 1 – 2 in fase di attacco, ma la squadra è lentissima nei cambi di posizione e i reparti sono slegati, in pratica la testa gira ma le gambe no. Così decide di passare a un più bloccato 4 – 4 – 2, con Spinazzola e Karsdorp terzini difensivi, Cristante Mancini al centro; Bruno Peres esterno a destra ed El Shaarawy a sinistra, con Diawara e Pellegrini in mezzo e Carles Perez e Borja di punta. L’idea non è male e la Roma trova il vantaggio per la seconda volta, ma poi la magia finisce e per una serie di concause prende il secondo gol.
Accusarlo di immobilismo per aver fatto solo due cambi, vuol dire non aver letto la distinta con i giocatori in panchina e non aver visto i vari cambi tattici nei novanta minuti. Ha le sue colpe e finirà a pagare lui per tutti, anche se non è questa la fine che meriterebbe un professionista serio e preparato come il portoghese.
Tra noi e la fine del sogno alla qualificazione alla prossima Champions ormai c’è solo la matematica. Rimaniamo aggrappati a questo obiettivo con tutte le nostre forze, consci che non è finita e che c’è più di una porta d’ingresso. Forza Roma, sempre.
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