Per la venticinquesima giornata di campionato, si sfidano al Mapei Stadium Sassuolo e Roma. Giallorossi che tornano in campo dopo l’eliminazione da parte dell’Inter dalla Coppa Italia, così come i neroverdi.
Privi di Ibanez, fuori per le prossime cinque settimane, e Spinazzola, proprio all’ultimo si aggiunge anche l’assenza di El Shaarawy. Considerando l’assenza forzata di Zaniolo, spazio al giovane Felix al fianco di Abraham e per il resto formazione obbligata o quasi.
Rui Patricio titolare inamovibile a guardia dei pali giallorossi scivola sulla classica buccia di banana. Intendiamoci, la colpa non è sua e la deviazione di Smalling lo taglia totalmente fuori da ogni tipo di intervento, ma l’immagine di un tentativo goffo finito male resta indelebile negli occhi di tutti. Per il resto pochissimi interventi, ma sempre rassicuranti.
Difesa tricuspide con Mancini – Smalling – Kumbulla. Personalmente trovo paurosa l’involuzione di Gianluca: lui è un giocatore molto dotato tecnicamente, con buoni tempi d’anticipo e una degna capacità di conduzione della palla. Trovo inaccettabile che si sia trasformato in un picchiatore ignorante che mira all’uomo per intimorirlo col fisico invece di surclassarlo con la tecnica. Lo tsunami di cartellini gialli che raccoglie è fin troppo piccolo, data la mole di interventi inutilmente duri e dannosi che fa durante le partite.
Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, è la stessa strada che sta prendendo anche Marash. Anche lui sta puntando di più sulla foga agonistica che sulla pulizia e precisione degli interventi, ma in questo caso può considerarsi un bene in quanto gli è sempre stata rimproverata un’estrema delicatezza nella marcatura. Speriamo non esageri. Chi, al contrario, usa il fioretto e non la spada è Chris, puntando allo scontro etico con il diretto avversario riuscendo spesso e volentieri a portare a casa la pagnotta.
Mediana a cinque con Karsdorp – Sergio Oliveira – Viña e Mkhitaryan – Pellegrini dietro la punta. Iniziamo dalle note dolenti, dolentissime: Rick oggi è stato disastroso. Colpa sua sia il primo che il secondo gol, inguardabile in difesa e deleterio in proiezione offensiva, insicuro con la palla tra i piedi e assolutamente mollo nei contrasti e nelle marcature. Insistere su lui in queste condizioni potrebbe rivelarsi un bruttissimo errore.
Altro pezzo che non gira, ma per ovvie e comprensibilissime ragioni, è il capitano. Dovrebbe essere lui l’uomo dell’ultimo passaggio, quello che sbaraglia le trame difensive avversarie, invece non riesce a incidere come dovrebbe e come vorrebbe. La testa gira, ma le gambe no e questo rende vano ogni tentativo di accendere la luce.
Malino anche Sergio, i suoi ritmi ragionati poco si sposano con l’impostazione aggressiva e rapida che il Sassuolo impone alla gara. Ci sono gare in cui bisogna sapere cosa fare della sfera prima ancora di riceverla, lui è più uno che la scelta giusta la fa dopo averla domata. Si spegne col passare dei minuti fino all’inevitabile sostituzione.
Chi, al contrario, gioca bene e tiene in piedi la baracca per larghi tratti della tenzone sono proprio l’armeno e l’uruguaiano. Mathias è molto sicuro e concentrato nella marcatura e offre una discreta spinta nella metà campo avversaria, quello che gli manca è l’ultimo passaggio, deficienza non da poco. I neroverdi si avvedono che da lì non si passa e concentrano tutti gli sforzi dal lato opposto. Un motivo ci sarà, no? Benissimo Miky sempre puntuale e preciso nel giro palla e prezioso in interdizione. Predica nel deserto, ma tenta fino all’ultimo di dare un senso logico ai movimenti di squadra.
Il giovane Afenomeno Felix affianca Tammy sulla linea d’attacco. Come al solito si è passati alla santificazione di un ragazzo per una buona mezz’ora giocata troppo in fretta. Ok, ci ha tolto le castagne dal fuoco col Genoa e ha dato segnali importanti in altre partite, ma stiamo pur sempre parlando di un giovane troppo inesperto e grezzo per accumulare tutti questi minuti e in una situazione di totale emorragia di punti che stiamo vivendo non possiamo permetterci di aspettare nessuno. Serve gente pronta e lui non lo è. Le famose scelte obbligate.
Interlocutoria anche la prova di Abraham, positivo il fatto che abbia segnato il rigore del vantaggio e poco altro. Si abbassa per ricevere palla e giocare di sponda, ma spesso è quadruplicato e reso inoffensivo con le buone e con le cattive. Istiga talmente tanto il dirimpettaio che questo è costretto a prendersi due gialli per arginarlo, purtroppo si infanga come tutta la rosa nel forcing finale alla ricerca del gol.
Tra il minuto 68 e l’82 inizia il valzer delle sostituzioni con Shomurodov e Cristante per Felix e Sergio, poi Veretout per Viña e Maitland-Niles per Mancini e per finire Carles Perez per Karsdorp. Impressionante come, pur senza brillare, sia stato più utile alla manovra l’uzbeko del giovane Felix e che l’impatto di Bryan sul match sia stato determinante al di là del gol del pareggio al minuto 93.
Personalmente non capisco questa smania degli esterni a piede invertito, sopratutto quando questi giocatori non sono dei fulmini di guerra. L’inglese e lo spagnolo non hanno assolutamente nelle loro corde il cambio repentino di direzione utile a rientrare sul piede forte per innescare un’azione pericolosa, quindi perché insistere così? Forse riportare il primo a destra e il secondo a sinistra sarebbe stato più utile, ma senza la controprova non lo sapremo mai.
Per chiudere, la Roma gioca male, sottotono, prevedibile e sfilacciata tra i reparti. Non c’è armonia, non c’è comunicazione e molti errori delle scorse partite sono ancora lì a ripetersi all’infinito. Quello che, forse, molti non hanno capito è che o si adattano a ciò che chiede loro il mister o è meglio che inizino a guardarsi intorno, perché Mou resterà a Roma tre anni, ma questo discorso non penso proprio varrà per molti di loro.
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