Press "Enter" to skip to content

ROMA KAPUTT

Il sogno europeo della Roma si è spento nella fiera terra Basca di fronte ad una formazione che ha saputo interpretare la partita di ritorno come meglio non avrebbe potuto.

Diciamo subito che la squadra di Ranieri si è inguaiata da sola, anche se l’arbitro ci ha messo del suo nel caso specifico che ha condizionato 80′ di gioco.

Il duplice errore commesso da Hummels a centrocampo ha segnato inesorabilmente la sorta del match. Il primo è stato scegliere di effettuare un passaggio orizzontale a Mancini anziché optare per una più logica decisione come ridare la palla al lontano Svilar oppure lanciare qualche suo compagno avanzato con un tiro verticale. Il secondo errore è stato quello di atterrare Sannadi che era riuscito ad intercettare l’errato passaggio e avrebbe potuto allungarsi verso la porta giallorossa.

Potrebbe essere data una parte della colpa all’arbitro che ha deciso di estrarre il cartellino rosso ad inizio partita, considerando il difensore tedesco come ultimo uomo che ha intenzionalmente interrotto una chiara occasione da gol, senza tenere conto che vicino c’era anche Mancini che avrebbe potuto ostacolare l’avversario partito dal centrocampo e non vicino all’area di rigore romanista.

Fatto sta che giocare in dieci per quasi l’intera gara contro un Athletic Bilbao nel proprio stadio in un incontro determinante per il passaggio del turno, non è certamente di facile gestione. Eppure, proprio ad un soffio dal termine del tempo di recupero del primo tempo, con il risultato ancorato nello 0-0, pareva che la Roma sarebbe scesa negli spogliatoi con un benefico pareggio che avrebbe forse scoraggiato gli avversari.

Di contro, l’aver recuperato lo vantaggio maturato all’Olimpico, ha messo le ali a tutti i giocatori dell’Athletic che hanno affrontato i romanisti con ancor più convinzione e piglio. A bocce ferme, ossia a risultato ormai acquisito, possiamo disquisire sull’inutilità di Dobvyk, sull’inconsistenza di Pisilli, del perché Ranieri non abbia fatto giocare Manu Konè, perché non ha inserito come titolare Saelemaeakers o perché i cambi hanno tardato in quello specifico contesto.

Ogni tifoso può adottare qualsiasi linea di pensiero ma ciò non consola l’eliminazione di un torneo che la Roma avrebbe potuto conquistare soprattutto dopo il fallimento in Coppa Italia e un campionato mediocre.

Su Ranieri c’è poco da dire: ha preso con le mani la patata bollente scottandosi per amore dei nostri (e suoi) colori, rivitalizzando un ambiente sfiduciato, confuso e demotivato e strappando la squadra dalla zona retrocessione (ricordiamoci che ci stavamo vicino vicino), portandola al settimo posto grazie al recupero di giocatori fondamentali e della valorizzazione di quanto ha trovato a Trigoria.

Possiamo dibattere circa l’efficacia dei giocatori, dei pali e traverse colpite, degli arbitraggi spesso negativi nei nostri confronti ma la realtà dei fatti è povera di alternative e rispetta il dogma che per avere una grande squadra, devi avere grandi giocatori (riserve comprese). Se tocca sottostare a regole europee relative alla proporzione tra incassi e spese, si può fare ben poco. Questo handicap non deve essere preso a giustificazione di campagne acquisti sbagliate e a gestioni finanziarie allegre (certi rinnovi andrebbero rivisti nell’entità degli stipendi effettivamente sproporzionati rispetto alla qualità del giocatore e del suo apporto in squadra) e, conseguentemente, deve essere operata una reale rivoluzione atta a stabilire ruoli e compiti a professionisti scelti per il loro pregresso e non perché emersi da algoritmi di A.I. che tanto intelligenti a volte non sono.

La Roma la si ama senza discutere ma si può discutere chi, alla Roma, fa scelte inopportune.

Ora testa al Cagliari perché non si può piangersi addosso e cospargersi il capo di cenere.

Daje!

Comments are closed.