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Roma – Juventus 2 a 2. La notte della ragione

Seduto da solo davanti allo schermo bianco, cerco ancora di mettere ordine nei pensieri dopo questo pareggio. Se a Verona, la Roma, per il solo fatto di essere la Roma ha buttato due punti, con tutte le attenuanti del caso, stasera la Roma, proprio per il fatto di essere la Roma ne ha buttati altri due contro la corazzata Potemkin.

Roma - Juve

Niente è cambiato, per fortuna, da sabato pomeriggio e la squadra si presenta in campo con l’undici spoilerato da mister Fonseca. Mirante se non avesse dovuto raccogliere due palloni in fondo alla rete sarebbe tornato a casa lindo e pinto, merito del superlativo lavoro svolto dalla cerniera verde Kumbulla – Ibanez – Mancini.

Ottimo esordio dell’italo-albanese protagonista di una gara intensa, concentrata, ordinata e precisa. Qualche leggerezza qui e lì, ma se giochi così contro Ronaldo, Morata, Douglas Costa, Kulusevski e altri, contro normali esseri umani non dovresti avere problemi.

Ibanez si concede il lusso di annullare un pluri-pallone d’oro, prestazione da incorniciare la sua contro la vecchia signora. Se Veretout non avesse fatto doppietta, la palma di migliore in campo sarebbe stata sua. Mancini un gradino sotto per l’erroraccio brutto commesso in condominio con Bruno Peres sul gol del secondo pareggio, ma soprattutto nei primi 45 minuti è stato torre di guardia di un reparto che ha offerto una prestazione al limite della perfezione.

Terminati gli elogi per Spinazzola, che solca la fascia talmente tante volte in su e giù che quel lato del campo è l’unico asciutto alla fine della partita. Piccola considerazione per Santon, che la merita: non è un titolare, non è una riserva, è una terza scelta buona per giocare a destra e a sinistra. Non puoi contarci per più di una o due partite al mese e ha i limiti che tutti conosciamo in fase difensiva, offensiva e di transizione, ma il ragazzo ci mette il cuore, la voglia e l’intenzione di fare bene. Ce ne mette così tanta che alle volte può capitare, come stasera, di riuscirci anche.

Roma - Juve

In mezzo troviamo Pellegrini e Veretout. Da chi vogliamo iniziare? Dal francese che ogni partita che gioca migliora, convince e trascina un intero reparto praticamente da solo o da Lorenzo che in posizione arretrata, forse, da il meglio di se? Non cadiamo nel tranello di additare il numero 7 come responsabile del primo pareggio juventino, ha fatto lo stesso errore di Rabiot, ma almeno lui la partita l’ha finita.

Personalmente trovo che Pellegrini allontanato dalla porta, quindi toltagli la tentazione di tirare e fare gol, abbia trovato il suo Nirvana calcistico. Certo, per giocare lì servono polmoni più grandi, ma su quelli ci possiamo lavorare.

Piccola parentesi per Diawara, una volta messo nella colonna esatta della lista ha mostrato la giusta inclinazione e nel tempo concessogli ha offerto una prestazione buona a tratti ottima per interdizione, posizionamento e velocità di esecuzione. La coppia tra lui e Pellegrini c’è, ora sarebbe bello trovare un compagno pure per Jordan, in modo da farlo riposare ogni tanto.

Chiudono i titolari il trittico Pedro – Mkytharian – Dzeko. Il bosniaco capitano, per la gioia degli astanti e dei tifosi a casa, lotta e si sbatte, corre e spinge (alle volte anche troppo) e si danna per dare i tempi giusti alla squadra, fin lì tutto bene. Il problema sorge quando l’azione, che lui stesso ha iniziato, dovrebbe finirla. Non da lui certi errori, ma un giro a vuoto capita a tutti, spiace che a lui sia capitato stasera.

Incommensurabile Pedro, visto raramente un calciatore della Roma dare del tu al pallone con la disinvoltura con cui lo fa lui. Col fiato un po’ corto l’armeno che va come un treno, stasera gli mancava un centesimo per fare l’euro, purtroppo il finanziere polacco se n’è accorto e non gli ha fatto staccare il biglietto per il treno della gloria. Peccato.

Roma - Juve

L’esautorato Fonseca ha schierato in campo una buona Roma, undici uomini con ruoli precisi, con uno spartito tattico ben scritto e orchestrato alla grande che hanno mandato fuori giri il motore di quella macchina perfetta e ineluttabile chiamata Pirlolandia.

Purtroppo il nostro mister non è un fine tattico, infatti si è molto dibattuto sulla necessità di affiancargliene uno italico per ovviare a tale mancanza, non ha il controllo del gruppo e i giocatori vagano nell’anarchia per tutta la durata della partita, in più non ci permette mai di passare un lunedì allegri e contenti per una vittoria. Giunti a questo punto sarei per la gogna in pubblica piazza con conseguente lancio di pomodori e manuali sul bel gioco del calcio…

Fatevi un favore, spegnete le radio, chiudete i social e guardatevi le partite della Roma ogni tanto e se vi va, magari tifatela pure, sostenete questa squadra, perché lo merita e non è così derelitta come molti, per esecrabili interessi personali e null’altro, ve la descrivono.

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