L’incontro di ieri sera, seppur gustato da remota postazione non abitando più a Roma, mi ha riportato alla mente la prima volta che ebbi modo di vedere il CSKA allo stadio Olimpico.
Parlo di un’altra epoca e di un modo differente di vivere il calcio.
Era il 2 novembre e l’anno quello del 1983 e la Magica partecipava per la prima volta alla competizione europea più ambita e prestigiosa che era la Coppa dei Campioni dove, in un calendario meno affollato di quanto si assiste oggi alla Champion’s League, si confrontavano solamente le vincitrici dei rispettivi campionati nazionali.
Roma che si presentava con una formazione che, appena due settimane prima aveva scardinato lo stadio di Sofia guadagnando uno 0-1 che faceva ben sperare per il proseguimento del nostro cammino in Europa, visto che affrontavamo il ritorno degli ottavi di finale e che eravamo davvero ad un passo dai quarti.
La partita avrebbe avuto inizio alle 17,30 ma, come al solito, il raduno con gli amici della Sud si era consumato già alcune ore prima.
Lo stadio presentava qualche vuoto nei settori Nord ma, data l’ora insolita, era logico presumere che non ci sarebbe stato il pienone anche se, 60.000 spettatori, non facevano sfigurare un Olimpico vecchia maniera dove gli Ultrà della Sud aprivano le danze delle scenografie e dei fumogeni, sventolando diversi bandieroni nello spazio sottostante alla curva, debitamente autorizzati dalla Roma del grande Dino Viola che, come sua abitudine, si sarebbe goduto l’incontro con al suo fianco donna Flora nelle poltroncine della Tribuna d’Onore.
Preso possesso del solito posto a metà altezza verso i distinti che guardano la Tribuna Tevere, insieme agli altri bojacci – il nome del nostro clan era I Boja – ispezionavo la gente in attesa dell’entrata in campo delle squadre.
Come sempre, qualche gradone sotto, c’era Amendola con i suoi amici e la solita gente più o meno nota, come Er CocaCola, Spadino, Marione, Er Mortadella e via dicendo.
Per chi è giovane, è bene sapere che tutte le squadre più rappresentative di ogni Paese appartenente al Patto di Varsavia, erano costituite essenzialmente da militari ligi al dovere e ricchi di abnegazione per compiacere i propri superiori…in parole povere, erano sempre delle brutte bestie da incontrare. Ecco la ragione per la quale, nonostante il golletto di vantaggio realizzato da Falcao, non si stava troppo tranquilli. Era anche scaramanzia la nostra, dal momento che la finale si sarebbe disputata a Roma dove sognavamo di vivere un inatteso miracolo.
Non fu affatto facile quell’incontro. Il CSKA non si arrendeva alla sconfitta e la Roma, dopo aver mancato un occasione per andare in vantaggio nel primo tempo, si vedeva costretta a subire la supremazia dei bulgari durante tutta la ripresa. Solo ad una decina di minuti al termine, Ciccio Graziani gonfiò la rete degli avversari, mettendo al sicuro l’esito dell’ottavo di finale.
Tutto questo pensavo vedendo la partita della Conference League e tornando indietro con il tempo.
Comments are closed.