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Roma 1 Atalanta 0

Ventottesima giornata di campionato, all’Olimpico si sfidano la Roma orfana di Mourinho, per il quale è stato scelto di non presentare ricorso, e l’Atalanta di Gasperini reduce da un periodo di ripresa. Stadio quasi al limite della capienza consentita, ma questa non è una novità, pronto a spingere i giallorossi oltre i propri limiti: cornice di pubblico invidiabile tanto in casa quanto in trasferta.

Prima del match, un pensiero per l’abbonato più anziano che ci ha lasciati: ciao Eliseo.

Con la rosa quasi al completo, tralasciando il solito Spinazzola che a questo punto ci aspettiamo di rivedere l’anno prossimo, Mou si affida di nuovo alla difesa a tre, centrocampo a quattro, un trequartista libero di trovarsi gli spazi e due punte, anche se è meglio dire una punta e tre/quarti.

Rui Patricio porta a casa un clean sheet senza troppi patemi d’animo, passando un primo tempo letteralmente inoperoso salvo per rarissime conclusioni dalla distanza che non passeranno certo alla storia. Nella prima frazione ha giusto il tempo di riprendere i compagni per una disattenzione che poteva costare caro, ma niente più. Nella ripresa salva su Freuler al 50esimo e poi si ritorna alla normale amministrazione.

Muraglia difensiva composta da ManciniSmallingKumbulla. La notizia del giorno è sicuramente quella che riguarda Gianluca che riesce a chiudere una partita senza prendere un cartellino giallo. Nel complesso è sembrato meno irruente, più concentrato e attento nel gestire gli scontri uno contro uno, arrivando ad annullare completamente gli attacchi dal suo lato.

Quanto si meriterebbe un gol QUESTO Kumbulla…

Chris, al solito, usa sia il fioretto che la spada senza farsi troppo pregare dagli avversari. Quando la situazione lo permette eccolo andare vellutato, ma deciso, a sradicare la sfera dalle terre bergamasche e quando, invece, lo richiede eccolo devastare col fisico le punte ospiti. Alieno.

Conferma il buono stato di forma sia fisica che mentale, Marash. L’albanese parte caricato a pallettoni e con la giusta cattiveria fa subito capire ai dirimpettai che oggi non sarà giornata: sfiancante in marcatura e costantemente nella giusta posizione sulle linee di passaggio impedisce per novanta minuti più recupero ogni trama da quella parte. Spende saggiamente un giallo, pesante, e dimostra che, a discapito dei soliti sapientoni, lui in questa Roma ci può stare.

Centrocampo che, inizialmente, parrebbe un 3+2 con la linea più bassa formata da KarsdorpCristanteZalewski con Pellegrini e Mkhitaryan più avanzati. Invece l’armeno si posiziona al fianco di Bryan lasciando il capitano libero di giostrare sul fronte offensivo dove meglio crede.

Il Capitano indica la via, i compagni la percorrono: verso la vittoria!

Rick mostra evidenti segnali di recupero sul fronte mentale, cosa che gli era mancata molto ultimamente, anche se a volte sfoggia ancora qualche errore piuttosto palese di distrazione. Ottimo in fase di marcatura e copertura della fascia, meno propositivo del solito in avanti, ma non per questo meno efficace. Suo il recupero al limite dell’area difesa da Rui che porterà al lancio per Zaniolo e al gol partita. Senza sbavature nella ripresa, esce stremato a 10 dalla fine dopo aver dato tutto.

Pronti via e Bryan si porta a casa un giallo dopo 9 minuti, forse un tantino esagerato ma che a termini di regolamento ci può stare. Questo potrebbe minare la prestazione in un giocatore normale, non in Cristante che al contrario si galvanizza e aumenta il grado di attenzione in tutto ciò che fa risultando preciso e mai falloso in copertura e ben focalizzato sui suoi compiti una volta conquistata la sfera. Tanto lavoro oscuro, ma prezioso, che consente alla squadra di piantare la bandiera giallorossa al centro del campo come un plotone di astronauti qualunque sul suolo lunare. Spaziale.

Dal secondo tempo della gara col Verona, Zalewski è entrato in campo e non ne è più uscito fino al 61esimo di ieri, ma per infortunio. 180 minuti, circa, in cui il ragazzo si è impossessato della fiducia del mister, della fascia sinistra e dell’ammirazione dei tifosi. Non sbaglia nulla, mai, e questo potrebbe bastare per descrivere la sua partita contro l’Atalanta, ma sarebbe riduttivo: ottime scelte in interdizione, preciso nei contrasti, veloce nelle ripartenze, tranquillo e glaciale con la palla tra i piedi, scattante nell’uno contro uno e sempre, sempre nella posizione giusta nelle preventive. Un ragazzo che sta crescendo a vista d’occhio, di cui abbiamo appena iniziato a intravedere il talento.

Voce del verbo: penetrare…e mi fermo qui.

Tutti bene fin qui, ma la palma d’oro di migliore in campo è tutta di Mkitharyan. Per raggiunti limiti d’età ha detto addio alla nazionale e anche al suo ruolo di giocatore offensivo, arretrando il suo raggio d’azione di parecchi metri e passando da rifinitore a costruttore di gioco imprevedibile e preciso. Moderno ragno tessitore, raccorda alla perfezione difesa e attacco pennellando precisi passaggi che ribaltano velocemente la giocata da difensiva a offensiva, senza soluzione di continuità sia col destro che col sinistro. Forte anche in fase di copertura, si sacrifica per la Roma prendendo un rosso al minuto 95 pur di non far ripartire gli avversari. Mostruoso.

Zitto zitto capitan Pellegrini si insinua tra le linee di difesa e centrocampo dell’Atalanta, vestendo i panni del guastatore. Con lui sul versante offensivo sinistro e Zaniolo a destra ad allargare il gioco, distrae l’attenzione dei difendenti liberando i compagni e permettendogli di giostrare il gioco come meglio credono. Trottolante tra la mediana e l’attacco non da punti di riferimento costringendo gli avversari a passarselo di continuo nelle marcature, creando voragini in cui i compagni hanno tutto il tempo di costruire azioni indisturbati.

Nel suo nuovo ruolo da ¾ di punta, Zaniolo ha finalmente imparato a prenderle senza ridarle indietro e a portare a casa falli importanti. Sfruttando quel fisico da Colosso di Rodi che mamma e papà gli hanno donato, protegge abilmente la sfera e costringe sistematicamente il marcatore a buttarlo giù. Ancora qualche passaggio a vuoto negli automatismi con Tammy, ma quando c’è da fare le cose con arte e maestria superiori alla media eccolo agganciare un pallone e smistarlo nel tempo di un battito d’ali di colibrì per il compagno che non si fa pregare e ringrazia. Non si risparmia e lotta fino a quando non ne può più e viene richiamato in panchina.

dopo il Capitano 1 c’è anche il Capitano 2…

Chiude l’undici di partenza il ragazzone inglese col nove sulla schiena venuto dalla gelida Albione. Abraham è praticamente ovunque nella metà campo avversaria, in continuo movimento senza sosta, nemmeno per bere. Rincorre palloni, avversari, pressa e intimorisce la difesa fino allo stremo delle forze, segnando il suo ventesimo gol con la maglia giallorossa in appena sei mesi di partite ufficiali. È il giocatore che ha segnato più gol, che ne ha falliti di più e che ha preso più legni di tutta la squadra. Con un pizzico di cattiveria in più e meno sfortuna, a questo punto della stagione servirebbero tre statole da 10 pallini sul pallottoliere delle sue marcature. I 40 milioni per assicurarcelo possono sembrare pochi oggi, ma lo erano anche quando sono stati spesi.

Sostituzioni che iniziano con Viña per Zalewski al 61esimo, sufficiente la prestazione dell’uruguaiano, per poi proseguire con Veretout per Zaniolo al 74esimo per chiudersi con la tripla Felix, Sergio Oliveira, Ibanez per Abraham, Pellegrini e Karsdorp al minuto 82.

La Roma torna in corsa per un posto Champions agganciando proprio l’Atalanta al quinto posto a meno tre punti dalla Juventus quarta, entrambe però con una partita in meno rispetto a noi. Crescono i rimpianti per ciò che sarebbe dovuto essere senza errori da ufficio inchieste degli scagnozzi in giallo fluo col fischietto in bocca, ma la corsa non è ancora finita e questa squadra ha ancora tanto da dire. I conti si fanno alla fine, nel frattempo faremo testuggine intorno a questi ragazzi.

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