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Roma 3 – Udinese 0 inTREpidi

Era la nostra festa, la festa degli innamorati. Ogni tifoso della Roma non è un semplice supporter, ma un vero e proprio amante della propria squadra. Purtroppo, la coincidenza astrale di una partita giocata nel giorno di San Valentino non è potuta combaciare con la presenza allo stadio dei tifosi, ma i giallorossi il regalo ce lo hanno fatto ugualmente.

Roma che schiera in porta lo spagnolo Pau Lopez: inoperoso per tutto il primo tempo, nel secondo ha il tempo di guardare finire a lato un tiro di De Paul, prima di ipnotizzare Deulofeu lanciato a rete da un eccesso di fiducia di Cristante. Salva il risultato e nessuno lo dimentichi.

Difesa a tre con Cristante che prende il posto al centro a sostituire Kumbulla infortunato, solida prova di Bryan che sbaglia una sola cosa in tutto il match, offrendo un grado di copertura elevato sia nella marcatura preventiva che nei recuperi uno contro uno; Ibanez solito arcigno marcatore che lotta contro tutti quelli che hanno la sventurata idea di passare dalle sue parti e un sontuoso, maestoso, imperioso Mancini. Descrivere la partita di Gianluca non è facile come sembra, perché è sostanzialmente ovunque e dappertutto, non perde un duello che sia uno ed è una costante spina nel fianco ogni qual volta si spinge in avanti.

Stacco imperioso e gol: Jordan ci porta in vantaggio.

Sulla mediana giostrano Spinazzola, in netta ripresa e molto vicino al ritorno ai suoi livelli pre infortunio, il metronomo Villar, ormai imprescindibile nello scacchiere di Fonseca e nei cuori dei tifosi, l’incommensurabile Veretout, veramente in giornata talmente di grazia da risultare a tratti irritante, e Rick Karsdorp, oggi particolarmente grintoso e pulito in fase di copertura e recupero. Una linea a quattro che contro l’Udinese è stata perfetta sia in fase di possesso palla, sia in fase di copertura e ripartenza: giuste le distanze, giusti i movimenti, precisi i passaggi e buone trame in uscita da situazioni complicate.

Libero di trovarsi la posizione che più gli aggrada, capitan Pellegrini ha fatto il bello e il cattivo tempo, galleggiando tra le linee di difesa e centrocampo dei friulani. Abilissimo a farsi trovare sempre pronto per lo scarico, è stato in grado di ritagliarsi sempre un pezzetto di campo in cui restare in solitudine, facendo saltare l’ordine prestabilito delle linee degli avversari creando scompiglio e paura ogni volta avesse la palla tra i piedi.

Veretout ci piaci tu: rigore perfetto e due a zero.

Duo offensivo con la prima punta Borja Mayoral e la seconda, ottima spalla, Mkitharyan. Partiamo dalla prova dell’armeno: sale e scende, copre e riparte, sempre con lucidità e pazienza. Non lascia mai solo Borja, ma nemmeno i compagni di centrocampo: è lui a scalare sulla mediana quando a turno salgono Spinazzola o Veretout, sempre pronto ad occupare l’area quando la situazione lo permette e in costante movimento, proprio a contrastare la ferrea marcatura a zona degli avversari.

Stesso discorso per lo spagnolo col numero 21: il suo è un compito diverso rispetto all’armeno, ma lo svolge molto bene e con pazienza e dedizione. Borja non è un attaccante boa, come per esempio Dzeko, non riesce a dare alla squadra la possibilità di uscire con palloni alti e smistarli per gli inserimenti dei compagni. Il suo stile di gioco è più palla a terra, scarico sui piedi e giro palla veloce sulle fasce, poi sarà lui a tagliare al centro per suggerire la finalizzazione dell’azione. Questo è ciò che ha fatto per l’ora abbondante che ha passato in campo, portando spesso via un uomo dalla linea a quattro per permettere gli inserimenti da dietro delle correnti giallorosse e creare superiorità al centro dell’area di rigore.

Pedro chiude la gara col tre a zero.

Una Roma fluida abbatte senza troppi patemi d’animo un’Udinese fin troppo quadrata e incapace di adattarsi ai movimenti degli avversari. Il caos contro l’ordine, l’imprevedibilità contro il rigore, un fiume in piena contro gli argini. Questo sembrava di vedere nel match di ieri all’Olimpico. Tutto ciò non è frutto del caso, ma sono precisi dettami tattici e movimenti studiati dal mister e abilmente applicati in campo dai giocatori. Ciò che prima si poteva intuire, oggi è una regola fissa che abbiamo imparato a conoscere, la mano di Fonseca si vede e si riconosce facilmente nei novanta minuti.

Buono anche il rientro con gol di Pedro e il coraggio di insistere con Diawara: il giovane ex Napoli ha perso il posto data la fragorosa esplosione di Villar, ma la Roma avrà bisogno di lui e fa bene il mister a metterlo spesso in campo, anche se a partita finita e chiusa. Deve sentirsi libero di poter sbagliare e riprendere confidenza e fiducia nei suoi mezzi e certi risultati sono occasioni d’oro per dargli la possibilità di ritrovarsi completamente.

il Capitano: Lorenzo Pellegrini.

Intanto le giornate passano, ma la Roma è sempre terza in classifica. Ricordiamocelo, ogni tanto.

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