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Roma 3 – Fiorentina 1 Obiettivo Vincere

Amiche e amici di Noi e la Roma, bentornati sulle nostre pagine e benvenuti in questa nuova analisi a freddo sulla partita di ieri tra i giallorossi e la viola. Dopo oltre un anno e mezzo, l’unica squadra della Capitale ritrova il suo pubblico e l’abbraccio dei tifosi nel caldo catino dell’Olimpico. Tutti pronti? Allora incominciamo!

Noi siamo la Roma!

Ancora indisponibile Smalling, Mourinho stupisce tutti spedendo in campo da titolare l’ultimo acquisto della campagna di mercato Abraham, iniziale panchina per Shomurodov nonostante la buona striscia di prestazioni tra pre-campionato e Conference League. Come spiegherà nel post partita il mister, è una scelta dettata dalla maggior fisicità dell’inglese e dalla volontà di impostare il gioco in maniera diversa rispetto a quanto fatto fin’ora.

In porta il titolare Rui Patricio conferma quanto di buono mostrato in questo avvio di stagione sfoderando una eccellente prestazione. Sicuro tra i pali, reattivo, bravo in impostazione e in costante dialogo con i compagni. Mette in mostra tutte le sue capacità in almeno quattro distinte occasioni, riuscendo a trasmettere sicurezza e tranquillità a tutto il reparto. Non può veramente nulla sul gol del pareggio, ha il merito di evitarne almeno altri due.

Coppia centrale confermata dalla Coppa formata da IbanezMancini. Cresce l’affiatamento tra i due e a beneficiarne è la Roma tutta, mentre a pagarne le spese è Vlahovic che le tenta tutte per liberarsi dei due senza riuscirci mai. Roger si dimostra marcatore arcigno e focalizzato su un unico obiettivo: impedire a chiunque di arrivare al tiro, non importa come. Spazza in tribuna come se non ci fosse un domani ogni pallone sporco o mediamente pericoloso, dando così tempo alla squadra di risistemarsi. Quasi mai ricorre al fallo, segno di una superiorità manifesta sugli avversari.

Gianluca, al contrario, è quello che in fase di impostazione avversaria si stacca dalla difesa e cerca sempre l’anticipo sulla punta in ricezione. Incubo costante degli avanti toscani, arriva sempre primo, pulito, sradicando il pallone e facendo ripartire l’azione. Insieme al compagno brasiliano bullizza Vlahovic per tutti i novanta minuti più recupero.

Gli undici titolari della prima di campionato.

Fascia sinistra giocoforza ancora in mano a Viña. Meno offensivo del solito, si chiude in difesa relegando le sortite offensive al lumicino. Terzino polivalente che fa della fase offensiva il suo tratto migliore, ma che non disdegna la copertura della propria porta. Non essendo la sua caratteristica principale, ci sta che commetta qualche errore facendosi saltare una volta da Bonaventura e un’altra proprio da Vlahovic, che stanco di essere annichilito si era allontanato dalla marcatura dei centrali. In entrambe le situazioni, però, c’è un grande Rui Patricio che risolve tutto. Può e deve migliore, ma lo farà.

A destra Karsdorp, invece, gode di maggiore libertà di spinta e, sia nel primo che nel secondo tempo, riesce ad arrivare al cross in area di rigore. Corre tanto, spinge, ritorna e questo suo doppio compito alla fine presenta il conto facendolo arrivare poco lucido al momento dell’ultimo passaggio. Niente di grave, quando la condizione sarà ottimale anche questo ultimo punto verrà corretto, adesso può andar bene anche così.

Altro reparto, altra coppia confermata dal mister: CristanteVeretout. Se nel primo tempo Jordan ha compiti prettamente di interdizione, nel secondo Mou gli cambia registro sprigionando tutto il suo potenziale offensivo lasciandolo libero di inserirsi con costanza tra le maglie difensive della viola. E qui la partita cambia. Proprio da due sortite offensive del francese, arriveranno i gol del secondo vantaggio e del definitivo 3 a 1.

Bryan, dal canto suo, gioca da regista smistando palloni a destra e sinistra, dettando i tempi e trasformandosi da frangiflutti davanti alla difesa nella ripresa. Decisamente meglio come guastatore nel secondo tempo, sta comunque andando oltre le sue capacità nell’ennesimo nuovo ruolo della sua carriera: da trequartista a incursore, da incontrista a difensore centrale, oggi regista e mediano davanti al reparto arretrato. Manca la punta e il portiere.

Jordan chiude la partita con il gol del 3 a 1.

Trittico di qualità sulla trequarti offensiva con MkitharyanPellegriniZaniolo a imperversare dietro l’unica punta. L’armeno dialoga spesso con il centravanti e copre l’esterno offensivo tutto da solo, dato che il terzino dietro di lui ha compiti di copertura e non di spinta. Se la cava egregiamente, danzando sul pallone e facendo impazzire il suo avversario diretto che è spesso costretto a farsi aiutare con un raddoppio di marcatura per fermarlo. Bravo a restare in posizione regolare sul gol del vantaggio, glaciale quando si trova a tu per tu col portiere spedendolo dal lato sbagliato.

Lavoro sporco e cattivo, pure troppo, quello di Zaniolo nei 51′ trascorsi in campo. Spesso triplicato e con l’uomo sempre addosso, riesce raramente a liberare la sua pericolosità. Dove non può arrivare con la tecnica, ci mette il fisico e gioca con foga: pure troppa. Doppio giallo, il secondo forse un tantino esagerato (ma se Mou ha detto che l’arbitro non ha sbagliato niente, l’arbitro non ha sbagliato niente), e dopo nemmeno un’ora di gioco la sua partita è già finita. Salterà la prossima di campionato e forse non è un male.

Capitan Pellegrini, invece, lucida gli occhi dei presenti con una bella prestazione convincente e solida. Sta prendendo fiducia e tenta giocate sempre più complesse che, col passare dei minuti, gli riescono sempre meglio; vede ottimamente gli inserimenti dei compagni e spesso li cerca e li trova con lanci lunghi e precisi. Colpi di classe, come quello con cui si libera del marcatore con un sombrero prima di crossare per il centravanti che poi prenderà la traversa con un bellissimo stacco aereo, e interventi decisi in copertura sono le gemme incastonate nella sua prestazione di ieri sera. Prende un giallo già dopo 12 minuti che dovrebbe servire da monito a tutti i 22 in campo su quale sarà il metro di giudizio del direttore di gara: inascoltato.

Zaniolo in azione, una delle poche volte libero.

Direttamente dall’aereo che l’ha riportato da Londra a Roma per l’ultima volta, scende in campo con il numero 9 Tammy Abraham. Mentre tutti si aspettavano un attaccante di manovra che si abbassa a rifinire l’azione per l’inserimento dei compagni, Shomurodov, Mourinho manda in campo una punta che attacca la profondità, fa a sportellate sui contrasti aerei coi difensori e fa della velocità in allungo una delle sue tante armi a disposizione. Proprio da quest’ultima scaturirà il rosso a Dragowski, che non potrà far altro che atterrarlo pur di fermarlo: fallo da ultimo uomo su attaccante lanciato a rete ed espulsione diretta. Non pago sfoggia il suo repertorio fatto di controlli veloci e finte e contro-finte atte a mandare fuori tempo tutta la difesa avversaria: così nasce il gol del vantaggio, diretto marcatore ubriacato, movimento ad aprirsi che stacca la difesa e palla a Mkitharyan alle spalle dell’ultimo uomo.

MikyGol che ringrazia Abraham dopo il vantaggio.

Non è ancora finito lo spettacolo, perché nel secondo tempo l’armeno ricambia il favore leggendo bene il taglio di Tammy che si libera sul secondo palo e alla cieca mette un cross al bacio non per Miky marcato al centro, ma per Jordan libero sul palo opposto: grande visione di gioco e 2 a 1. Svetta imperioso sul cross del capitano e solo la traversa lo vinse, prima di uscire stremato dal campo. Ibraham.

Mourinho inizia la girandola dei cambi proprio con l’avvicendamento AbrahamShomurodov al minuto 68: ottima la prova dell’uzbeko che sfrutta la sua lucidità, la sua tecnica di dribbling, la sua visione di gioco e la sua precisione nell’ultimo passaggio per mandare ancora in gol Veretout al minuto 79, per il 3 a 1 che chiude la partita. Altri ingressi in campo ci saranno al minuto 83 con Carles Perez ed El Shaarawy e, infine, tre minuti più tardi con l’inserimento in campo del giovane Bove.

Se Abraham dice che non è fuorigioco, vuol dire che non è fuorigioco (cit.)

Vince e convince la Roma che tiene botta in situazione di 11 contro 11, sfrutta poco il vantaggio della superiorità numerica, ma si rimette in carreggiata quando si torna in parità di uomini in campo.

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