Press "Enter" to skip to content

Roma 3 Braga 1 Non passa lo straniero

Gara di ritorno di Europa League ieri sera all’Olimpico, in campo la Roma sfida i portoghesi del Braga forte del vantaggio di due reti a zero consegnate a domicilio nel turno precedente. Emergenza e assenze pesanti sono ancora di casa in quel di Trigoria, ma il mister riesce comunque a schierare la migliore formazione possibile dimostrando che i giochi sono finiti e il tempo degli esperimenti anche.

I titolari scelti dal mister per la gara di ritorno di Europa League.

In porta un ottimo Pau Lopez. Piegato solo dal compagno di squadra Cristante (secondo autogol per lui, uno in campionato uno ieri), si disimpegna bene coi piedi, attento nelle uscite e molto reattivo tra i pali salvando la baracca almeno in due occasioni nitide, più altre ben gestite e amministrate.

Linea a tre, in barba alle grafiche ufficiali della UEFA, con capitan Cristante al centro, Mancini sulla sinistra e Karsdorp a destra. Bryan gioca una buona partita fatta di chiusure preventive e lanci profondi a spezzare i ritmi di gioco, aumentando all’improvviso la velocità di manovra e trovando spesso gli avversari spiazzati. Molto sfortunato nell’occasione dell’autogol, ma a partita finita il danno è sopportabile.

Gianluca decide fin da subito di far sentire agli attaccanti del Braga che stasera non è serata, pronti-via sin dai primi minuti pressa e anticipa pulito un paio di attaccanti e lavora bene col corpo sulle marcature. Sempre propositivo, non disdegna di accompagnare l’azione offensiva sugli sviluppi dei contropiedi dimostrando ancora una volta una maturità tattica fuori dal normale.

Nota a parte per Rick, veramente a suo agio nel ruolo di centrale di difesa. Sempre attento, sempre puntuale, sempre pulito e lucido con la palla tra i piedi in uscita dal pressing avversario. Tenta anche la sovrapposizione offensiva, palesando che le sortite offensive di Mancini sull’altro lato non sono estemporanee idee personali dettate dallo sviluppo dell’azione, ma un preciso ordine tattico studiato a tavolino. Un giorno, sul finire di carriera, sarà sicuramente un ottimo centrale.

Se quando gioca male siamo pronti a dirlo, così facciamo quando Pau Lopez gioca bene: ieri ottima prova.

Sulla fascia destra della mediana torna Veretout. Il ruolo gli piace, si vede e lo fa anche bene. Costantemente in pressing in fase di ripiegatura, non lascia scampo a chiunque tenti la sortita offensiva sul suo lato; ottima presenza anche in fase di costruzione è un vero e proprio motorino a tutta fascia. Esce al minuto 58 per Spinazzola.

Sulla sinistra ancora proposto Bruno Peres. Sostanzialmente una buona gara, fatta di anticipi e pressing puliti nelle manovre portoghesi, una spina nel fianco anche in fase di spinta. Gli manca terribilmente la fiducia nel suo piede sinistro e si vede, ma come soluzione d’emergenza si sta dimostrando affidabile. Torna sulla fascia preferita con l’uscita di Jordan, facendo più il terzino che l’ala offensiva. Buona prova.

Al centro un sempre vispo Villar. Gonzalo ci mette un po’ a carburare e prendere le misure tra i compagni sbagliando qualche pallone di troppo, poi entra a pieno regime e non ce n’è più per nessuno: quando la palla ce l’ha lui o viene atterrato o sicuramente darà il via ad una azione pericolosa. Gioca col cronometro scandendo bene i tempi e danza sul pallone anche nelle situazioni più complicate, dando prova di una grande confidenza nei suoi mezzi e di sicurezza. Nell’intervallo lascia il posto a Pellegrini, quarantacinque minuti di riposo meritati.

Chiude il quartetto dei centrocampisti Diawara, finalmente convincente e probabilmente il migliore in campo. Molto basso in fase di costruzione, si posiziona o davanti alla linea dei tre di difesa pronto a smistare il pallone oppure si affianca a Cristante facendo quasi il quarto difensore, dando modo a Mancini di scalare sulla fascia e avanzare Bruno Peres in posizione di ala. Dai suoi movimenti, in pratica, dipende l’andamento di tutta la squadra. Perno.

A Jordan piace giocare in questa Roma e alla Roma piace questo Jordan. Imprescindibile.

Sulla tre quarti partono Pedro ed El Shaarawy. Lo spagnolo si batte e si sbatte in cerca di una fluidità di movimenti che comincia a tornare e una sincronia di gioco coi compagni che finalmente torna a livelli più che accettabili. Ancora leggermente arrugginito, ha il merito di spaziare su tutto il fronte offensivo e togliere punti di riferimento alla difesa. Per poco non spacca la traversa con un bel tiro di sinistro su assist del faraone. Lascia il campo al 76esimo al gemello Mkitharyan.

Cinquantotto minuti di buon calcio per il figliol prodigo Stephan. Anche lui, come Pedro, ha bisogno di giocare per immergersi nei ritmi e negli automatismi di squadra, ancora troppo ancorato al suo stile spesso è fuori posizione. Sbaglia qualche pallone, causando un pericoloso contropiede avversario ben neutralizzato da Pau Lopez. Si fa perdonare col suo marchio di fabbrica: il tiro a giro sul palo lontano, solo che è proprio il sostegno di sinistra a negarli la gioia del gol. Molto buono l’impegno e sicuramente una buonissima prestazione. Carles Perez al suo posto, nel momento del cambio.

Unica punta Edin Dzeko. Il divario tra il suo bagaglio tecnico, la sua esperienza e i movimenti studiati per lui da Fonseca è troppo grande per la difesa del Braga. Anche giocando leggermente sotto ritmo e al piccolo trotto, risulta imprendibile e sempre pericoloso sia nelle rotazioni che con la palla tra i piedi. Si fa trovare nel posto giusto dopo il palo di El Shaarawy per il gol dell’uno a zero. Esce al minuto 66 per Borja Mayoral.

Torna titolare El Shaarawy e per poco lui non torna al gol. Sarà per la prossima, Stephan!

Come avrete notato, non ho ancora parlato della prestazione dei subentrati. Perché tra il minuto 45 e il minuto 76 il mister ridisegna la squadra dando inizio ad una nuova partita.

Spinazzola a sinistra è un vero e proprio incubo e il suo strapotere sulla fascia è dominante; Pellegrini sbaglia il rigore e gioca con freno a mano tirato, la partita comunque lo permette, ma quando decide di pennellare calcio dimostra che può farlo e può farlo bene; Mkitharyan fa il Pedro, aggiungendo anche importanti fasi di copertura a centrocampo, aumentando il senso di frustrazione nei giocatori avversari.

Carles Perez è una vera e propria furia, entra in partita convinto di spaccare il mondo e in effetti lo fa: l’unico modo di fermarlo è buttarlo giù, è così che si procurerà il rigore. Quando non viene seguito è pericolosissimo e se ne accorgono tutti troppo tardi, quando cioè liberato dall’assist di Pellegrini buca il portiere per il due a zero. Borja Mayoral corre per due, pressa e timbra il cartellino del tre a uno seguendo l’azione iniziata da Perez, proseguita da Spinazzola e conclusa col gol.

La chiude Borja. Di nuovo. Come in Portogallo. Vice Dzeko a chi?

La Roma messa in campo da Fonseca gioca a memoria, sfrutta trame di gioco ben riconoscibili e molto variegate, non si poggia sulla prestazione di un singolo ma sfrutta il collettivo per essere sempre pericolosa e imprevedibile. L’ultimo quarto d’ora di gioco, fa vedere a tutti che con una rosa qualitativamente superiore all’attuale, questa squadra potrebbe sicuramente ambire a sogni di gloria più alti. Le radici ci sono, il tronco è solido, basterebbe solo potare i rami secchi e puntellare quelli giovani con innesti all’altezza. Guardando questa Roma, non si può non essere ottimisti anche riconoscendone i limiti attuali.

Comments are closed.