Primo giorno di primavera all’Olimpico di Roma, per la sfida tra i padroni di casa e il Napoli di Gattuso. Ennesimo scontro diretto per gli uomini di Fonseca, ennesimo risultato deludente.
Roma che si affida ai guantoni di Pau Lopez per difendere la porta. Il risultato è insoddisfacente, il voto a fine match è sicuramente insufficiente, ma dobbiamo scendere bene nei dettagli e analizzare la sua prestazione fino in fondo. Il gol preso sul suo palo sulla punizione di Mertens non passa certo inosservato, ma dai numerosi replay si evince come gli attaccanti partenopei abbiano coperto la sfera fino all’ultimo e come questa si sia infilata in rete a pochi cm dal palo. Un portiere in quella occasione va istintivamente dietro la barriera, è così che viene insegnato loro. Più colpevole sul secondo gol, quando sceglie male il tempo dell’uscita andando a vuoto su un attaccante già marcato. Confusionario e poco lucido.
Mancini – Cristante – Ibanez dovrebbero fare scudo alla porta, ma soprattutto nel primo tempo la loro resistenza agli attacchi avversari è pari a zero. Del trio arretrato il più colpevole sembra sempre Roger, che evidentemente pecca di sangue freddo e nei momenti importanti palesa limiti che in altre occasioni non mostra. La giovane età è attualmente il suo limite e l’inesperienza il suo tallone d’Achille, soprattutto il non saper gestire la pressione delle grandi occasioni e finire sempre con l’essere l’anello più debole. Di rabbia, più che di testa, la partita di Bryan e Gianluca: la stanchezza è evidente con tutto quello che essa si porta dietro. I limiti della panchina corta, cortissima, che diventano danni.
Spinazzola sulla fascia sinistra non riesce mai ad essere incisivo nei primi 45 minuti, sempre raddoppiato e annullato dalla difesa, si perde in dribbling che non gli riescono e si incaponisce in azioni che non riesce a concludere. Meglio nella ripresa, ma dura poco. Non fa meglio Karsdorp dall’altra parte: si propone e non viene servito praticamente mai nella prima metà di partita, quando ha la palla tra i piedi è troppo timido, pure sul risultato di 0 a 2 e cerca sempre lo stop e l’appoggio all’indietro invece di spingere in avanti. Meglio nel secondo tempo, ma non basta.
Mediana in partenza composta da Diawara e capitan Pellegrini. Difficile dare una valutazione ai due che differisca da quella dei compagni descritta fin’ora. Lenti, impacciati, farraginosi e prevedibili soffrono il pressing avversario sbagliando tutto quello che si può sbagliare e ingolfando la manovra già non particolarmente brillante della squadra. Esasperato Fonseca finirà col toglierli entrambi, esperimento fallito.
So che la cosa potrebbe stupirvi, perché effettivamente in campo non si sono visti praticamente mai, ma dietro la punta avrebbero dovuto giocare Pedro ed El Shaarawy. Irritante il primo, a cui non riesce nulla se non far saltare i nervi agli spettatori giallorossi, impalpabile il secondo, evanescente e incorporeo. Non possiamo buttare la croce addosso a Stephan, perché ricordiamo che sta imparando un ruolo che non gli appartiene e di giri a vuoto ne farà ancora tanti prima di ingranare la marcia giusta, ma prestazioni come queste lasciano l’amaro in bocca a gettano nello sconforto.
Ruolo di unica punta affidato a Dzeko. Che dire di lui? Corpo estraneo. In due parole si può tranquillamente riassumere l’ora giocata dall’ex capitano. Professionista si allena e scende in campo, dando il minimo indispensabile e non sacrificandosi più per la causa. Bolso e pesante, ha la stessa reattività dello zio ubriaco dopo la grigliata di pasquetta. Fa male vedere un grande campione come lui ridotto in questo stato, ma chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il problema vero, è che ci è andata di mezzo la Roma.
A completare il quadro della brutta serata ci sono gli ingressi in campo di Carles Perez, per lui vale lo stesso discorso di El Shaarawy (è un esterno offensivo che gioca sulla trequarti, potrebbe farlo ma ancora non gli riesce), Borja Mayoral, non la sua tipologia di partita e non fa nulla per smentirlo, Kumbulla e Villar. Nessuno dei quattro nuovi entrati è riuscito a rianimare una squadra comatosa e morente.
Su un match di 90 minuti, la Roma riesce a metterne soltanto 15 decenti in campo. Troppe partite, troppi infortuni, troppe scelte obbligate e troppi minuti in campo per i giocatori che mostrano come spingere su due competizioni contemporaneamente, quando non si ha la rosa per farlo, porti inevitabilmente a figure di melma. Fonseca in tutto questo è il meno colpevole del branco, anche se è il bersaglio più grosso contro tutti i quali si divertiranno a sparare. Dimentichi, o forse no, che la Roma fin qui ha overperformato e che il merito è sostanzialmente del portoghese.
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