Dinnanzi al potere della CEO Lina Souloukou, il romanismo di Daniele De Rossi ha maturato solamente l’isteria del sollevamento dall’incarico di allenatore della Roma.
Fallimento totale della gestione silente della proprietà che, nonostante gli anni passati a gestire la società, ancora non hanno ben afferrato il concetto di cosa significhi l’AS Roma per tutti i suoi tifosi.
C’è chi definisce noi tifosi come impagabili, passionali, unici, gajardi, innamorati di una idea sublime e chi ci apostrofa con epiteti non ripetibili per decenza.
La cosa chiara è quella che the Friedkin’s family non c’ha capito un cazzo della piazza giallorossa e lo si è visto nella fase di comunicazione e, soprattutto, quello della gestione societaria.
Mourinho docet! si potrebbe aggiungere e, personalmente, con ragione. L’errore commesso da DDR è stato quello – dopo il traghettamento indolore del post Mou – di sottoscrivere il prolungamento di un contratto di lavoro che doveva legarlo per tre anni alla sua squadra del cuore pensando che, all’interno degli spogliatoi, si trova più di un Bruto di turno.
A nulla è valsa la sua passione e il suo romanismo di fronte a continue intromissioni da parte di colei che la proprietà ha messo al posto di comando fino a quando la fragile casa di carta di riso si è dissolta nell’ultima discussione dove DDR ha sollecitato il rispetto delle singole responsabilità e i margini dell’operatività.
Oggi, in una Roma in crisi di risultati e gioco (e non solo per colpa dell’inesperienza dell’ex Mister) e a ridosso di un ciclo di partite che possono far pendere l’ago della bilancia in modo inesorabile, la proprietà è alla caccia di un allenatore che – tranne rarissime eccezioni – sarà sotto la lente della tifoseria non più disposta ad essere presa per il culo da Yankees che, del calcio, sapevano solo che si trattava di una vitamina.
Possibile che ogni due e due quattro la Roma cada nelle mani dell’incompetente di turno buono solo a sfruttare l’opportunità finanziaria che potrebbe derivare dalla costruzione di uno stadio di proprietà?
Detto in vera amicizia, mo’ c’avete rotto er cazzo!
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