In un angolo di Svizzera tra segreti, neutralità e cioccolato, si è svolta la tanto attesa partita di Europa League tra Young Boys e Roma. La squadra dei Giovani Ragazzi, s’è travestita da Borussia Dortmund per l’occasione, non per la casacche di gioco ma per l’intensità mostrata soprattutto nel primo tempo, mentre l’unica squadra della Capitale si presenta con la stessa voglia di un gatto pancione sonnacchioso di uscire da sotto il piumone in una fredda giornata piovosa di dicembre.
Il mister, energico scienziato pazzo, decide di sperimentare un composto di uomini che già sulla carta farebbe rabbrividire più di una carbonara con la panna e i cubetti di cotto: Pau Lopez in porta, Fazio e Juan Jesus in difesa, Bruno Peres sulla sinistra e Karsdorp a destra. Roba da fantascienza horror. Infatti le risposte date dai nostri (anti)eroi non si sono fatte attendere: Fazio strappa una sufficienza perché nel bene e nel male le palle alte di testa le ha prese tutte lui; Juan Jesus approfitta dell’occasione per palesare il suo ingresso in Trenitalia arrivando sempre in ritardo ovunque e rallentando tutte le circolazioni di palla con tocchi inutili; Bruno Peres scopre l’esistenza della fascia sinistra stasera stessa: “bella, ma non ci vivrei” le sua parole a fine match.
Pau Lopez, incolpevole sul rigore, si prende le luci della ribalta salvando il risultato allo scadere, dimostrando che, se preso a piccole dosi, può ritrovare la sua giusta dimensione. Karsdorp, invece, denota una insolita paura dell’avversario, schiacciato sulla linea laterale e troppo basso per risultare utile alla causa. Da arresto per tentato assassinio al gioco del calcio il suo mancato stop sul lancio dell’ottimo Cristante. Si incattivisce strada facendo, finendo per fare falli inutili e prendere un cartellino giallo decisamente stupido. Rick, aripijate.
Gonzalito Villar, schierato al fianco dell’ottimo Cristante (repetita iuvant), s’emoziona esageratamente e finisce col tenere la palla quei secondi di troppo che gli fanno perdere il tempo della giocata. Non bene, ma nemmeno male. Ci aspettavamo di più, sinceramente.
In avanti è toccato a Borja Mayoral far riposare Dzeko. Impalpabile fino all’uscita dal campo non per demeriti suoi: se dietro la squadra fatica a superare la tre quarti, tu attaccante non vedrai un pallone che sia uno nemmeno a pagamento. Eppure lui ci prova, si muove avanti e indietro, si allarga sulla fascia, gira in tondo, prepara degli ottimi biscotti, ma niente di giocabile gli arriva dalle retrovie. La squadra si muove e ragiona come se davanti ci fosse il bosniaco, ma lui ha altro stile, altre caratteristiche, più facile che gli altri 9 dietro cambino schemi piuttosto che lo spagnolo diventi un cigno. Da rivedere.
Fonseca al cinquanttotesimo ne ha viste abbastanza e decide che, anche se con il Milan alle porte, 30 minuti seri in questa partita si possono pure giocare. Dentro Veretout, Mkytharian, Dzeko a dar man forte a Spinazzola che a inizio ripresa aveva già sostituito l’olandese.
Lo Young Boys si spegne, anzi viene estinto e finisce per capitolare sotto i colpi di Bruno Peres, riportato a destra, e Kumbulla: ben servito dall’armeno con un pregevole traversone. Più che buona la prova del giovane italo-albanese, che dimostra di essersi ben calato nella nuova realtà.
Pedro e Carles Perez completano l’undici iniziale, ma soffrono della stessa penuria di palloni giocabili del loro compagno iberico ex madridista. Menzione d’onore per Carletto, che riprova la giocata già vista contro il Benevento e solo una fortuita deviazione in corner gli evita il secondo gol in due partite.
Una Roma narcolettica vince e non convince contro un rivale che, di contro, ci ha creduto e provato. Sono bastati 32 minuti di titolari per avere la meglio in una partita che nessuno ha dato prova di voler disputare realmente. Sono bastati pochi giri di orologio per capire definitivamente:
- perché Juan Jesus non partiva titolare da 399 giorni
- perché Fazio in fin dei conti come quinto di difesa ci può stare
- come Bruno Peres ancora non conosca alcune zone del campo
- come Karsdorp debba giocare più avanti e di più per essere definito calciatore professionista
- come questa squadra sia troppo Dzeko-centrica
- come Kumbulla sia un acquisto azzeccato
- come Spinazzola sia al momento imprescindibile
- come Cristante si stia meritando il posto in squadra
- come cavolo sia brutto giocare su un campo sintetico.
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