Cari lettori di Noi & la Roma, bentornati in questo nostro appuntamento post match. Si è conclusa nel peggiore dei modi la partita contro il Napoli e la batosta è stata grossa e fragorosa. Quello che ha fatto più male non è stato tanto il risultato in sé, ma l’assenza presso che totale di tutti quegli elementi caratterizzanti e distintivi che avevamo imparato a riconoscere nella squadra di Fonseca. Dopo lunghe ore di consiglio, andiamo a rivivere la partita del San Paolo.
I giallorossi schierano in porta Mirante in serata di disgrazia, una buona parte della responsabilità dei gol presi è sua: se sul gol di Ruiz è incolpevole (la palla passa sotto le gambe di Juan Jesus e finisce a pochi passi dal palo), i restanti tre lasciano veramente stupefatti e allibiti. La punizione del vantaggio di Insigne è tutto fuorché imparabile e il gol nasce da un errato posizionamento del portiere che tende a coprire troppo il palo esterno arrivando in ritardo sul tiro, il terzo gol è in pratica un regalo a Mertens con la palla respinta centrare e sui piedi dell’attaccante partenopeo e sul quarto non riesce a restare in piedi davanti a Politano che fa oggettivamente poco per metterlo a sedere.
In difesa perdiamo Mancini dopo 37 minuti, già sotto nel punteggio. L’ingresso di Jesus ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto il brasiliano non vada bene per questa rosa nemmeno come sesto cambio: incapace di marcare (sempre troppo distante dall’uomo con la palla), lento in ripartenza, perde preziosi tempi di gioco litigando spesso col pallone in fase di controllo. Giugno 2021 non è mai stato così lontano.
Male anche Cristante e soprattutto Ibanez. Mentre su Bryan possiamo soprassedere perché, va ricordato, è un adattato in difesa e giocava in condizioni precarie a causa di una caviglia gonfia già dalla partita di Europa League, ciò che disorienta è vedere un Roger così abulico e arrendevole. Un giocatore che fino a ieri spiccava per cattiveria, prontezza e reattività oggi appariva agli occhi degli spettatori come un gattino bagnato e impaurito. Si fa trovare spesso fuori posizione e la punizione per il vantaggio del Napoli nasce dal suo fallo fatto per rimediare a un’azione potenzialmente pericolosa scaturita dal suo errato posizionamento sull’attacco azzurro. Un incubo.
Estero destro Karsdorp, l’unico che ad essere sinceri può essere salvato nel dopo partita: sopperisce ai suoi limiti mettendoci sempre e comunque la gamba e provando a limitare i danni il più possibile; sulla sinistra Spinazzola che sforna una prestazione completamente in contro tendenza con quelle viste fin’ora. Se nelle precedenti apparizioni è stato imprescindibile, quella col Napoli è stata una delle sue peggiori apparizioni con i nostri colori. Negativo è un complimento.
Al centro si alternano un acciaccato Veretout, costretto ad abbandonare la contesa nell’intervallo sostituito dal volenteroso Villar (il quale sembra predicare nel deserto per tutto il secondo tempo), fa coppia con un orribile Pellegrini. Lorenzo scende dal trono e si lascia trascinare nella mediocrità da una squadra che semplicemente non gira, non ci prova nemmeno e lascia scorrere tempo e avversari senza colpo ferire. Giustamente: si vince e si perde tutti insieme e lui non fa nulla per cercare di salvarsi. La sua partita termina al 78esimo per il cambio con un ectoplasmico Mayoral. Unico cambio tattico del mister.
In avanti i disinnescati Mkitharyan e Pedro aspettano il fischio finale già dopo quello di avvio delle ostilità. Come il resto della comitiva, non ci provano nemmeno a fare qualcosa e quando hanno la palla tra i piedi sembra ne abbiano paura: scelte sbagliate in impostazione e stop errati che nemmeno sui peggiori campetti di Caracas. Richiamate l’esercito e fate rimettere gli ordigni bellici al loro posto!
Su Dzeko stenderei un velo pietoso, nel rispetto del grande campione che è, della sua carriera e del suo score con la maglia della Roma. Davvero non me la sento di sprecare aggettivi e perifrasi per descrivere una prestazione come la sua. Bonus terminati, però. Lascia il campo al minuto 70 a Carles Perez, confusionario e pasticcione. Il numero 31 sta prendendo una brutta piega e le sue prestazioni, da Benevento in poi, sono in costante calo di rendimento. È un esterno o una seconda punta? Sicuramente non un trequartista che può giocare al posto dei due titolari né fare il falso nove. Rompicapo da risolvere.
Fonseca si guarda intorno e vede una squadra che tra infortuni e COVID gioca con una difesa abbozzata, inventata e impresentabile. La tanto decantata rosa corta alla fine ha presentato il conto e, nonostante l’ampio turn-over di coppa, i nodi sono disgraziatamente giunti al pettine. Se è possibile rimpiazzare Veretout e Pellegrini con Villar e Diawara, non è altrettanto facile dover rinunciare a Smalling, Fazio e Kumbulla per adattare Cristante e togliere dalla naftalina Jesus (che se c’è stato messo, un motivo ci sarà stato).
Mancano 23 giorni alla sosta natalizia in cui la squadra sarà impegnata in 5 partite di campionato, più due di Europa Legue (bene aver passato già il turno), in pratica una ogni tre giorni per tre settimane. È ora di serrare i ranghi, stringersi alla squadra e sostenerli ancora di più, perché questo è solo l’inizio e non dobbiamo lasciarci abbattere e abbandonare questo gruppo che tanto ci ha reso orgogliosi fin’ora. Forza Roma!
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