Ultima gara del girone d’andata, ultima gara dall’anno all’Olimpico, ultima partita prima della sosta, ultimo articolo del 2021. Wow, ci sono un sacco di cose che terminano oggi.
L’anno si aprì con un Roma Sampdoria e giustamente si chiude allo stesso modo, ma con risultati diversi. Mou, fido nella benevolenza di Jack O’Malley, schiera i diffidati in campo riproponendo la stessa formazione di Bergamo. Per forza di cose ancora fuori dai giochi Pellegrini e Spinazzola, rientra El Shaarawy inizialmente in panchina, come Felix Afena Gyan dopo il turno di stop.
Pronti via e ci sarebbe già la frittata pronta: Karsdorp interviene sul piede di Caputo che cade in area e il rigore ci starebbe pure, se non fosse che la terna arbitrale s’inventa un fuorigioco completamente inesistente e ferma tutto. Al Var, come al solito, stavano su un sito pezzotto in ritardo di 20minuti e non hanno visto nulla. Per una volta ci ha detto bene.
Rui inoperoso Patricio si gode la bellissima cornice di pubblico, quasi 50 mila anime, che decora a festa lo stadio e che scalda i cuori dei più freddolosi a casa per quasi tutta la partita. Un piccolo intervento di routine su un tiro da fuori di Gabbiadini nel primo tempo e nel secondo raccoglie la sfera dal fondo del sacco, ringraziando in portoghese la sua difesa ferma a guardare. Nei novanta minuti di ieri è l’unico maschio felice di un palo, colto da Candreva al 52esimo.
I tre dietro schierati dal tecnico sono ancora capitan Mancini – Smalling – Ibanez. Se c’è una difesa della Roma con e senza Chris lo abbiamo capito nelle ultime partite dove l’inglese è partito titolare: si prende la briga di fare da regista e muovere i compagni, predicando calma e sangue freddo, guidando le uscite e le marcature a gran voce. Quanto sei mancato.
Gianluca gode di ottima libertà d’azione e spesso, soprattutto nel secondo tempo, spinge che è una bellezza sulla trequarti offensiva. Peccato, però, non sia un trequartista dai piedi buoni e che spesso sia costretto all’appoggio semplice per poi riguadagnare la posizione. Il peggiore dei tre, stasera, è senza dubbio Babbo Roger Natale, confuso dal periodo e dal fatto di essere vestito di rosso, regala palloni a tutti i doriani con stop allucinanti e passaggi sbagliati. Certo, poi recupera in copertura e mette pezze più o meno sempre, ma contro i genoani era totalmente deconcentrato, forse scarico dopo mille battaglie col piede sull’acceleratore a tavoletta. Non ci voleva.
Chi non dorme e ara la fascia come se non ci fosse un domani è, ovviamente, Karsdorp. Dio lo benedica tutto quanto e ce lo preservi in gloria sempiterna in questa condizione fisica e mentale. Uomo ovunque, chiude tutti gli spazi, spinge che è una bellezza e serve biscottini di pan di zenzero al centro dell’area di rigore che, però, invece di essere insaccati vengono mangiati da tutti. Troppo buoni per buttarli dentro.
Discreta la prova di Viña dall’altro lato, non si vede più di tanto eccezion fatta per un tiraccio in curva Nord al sesto minuto e questo è male; il lato positivo è che non si sente nemmeno perché in copertura è bravo e ordinato a non farsi saltare dimostrando che la prestazione di Bergamo non era un exploit figlio a se stesso.
Cerniera al centro con Cristante – Veretout. Vedendo la prestazione di entrambi si capisce benissimo quanto siano importanti le energie mentali. I due, dopo l’ottima prova nel turno precedente, fanno un enorme passo indietro proprio a livello psicologico. Dalle scelte che fanno e dai movimenti si evince chiaramente come stessero inseguendo la partita, invece di farla. Zero idee, compitino svolto e tanta, troppa imprecisione.
Per restare in clima natalizio, anche Mkhitaryan si accende e si spegne come le lucine sull’albero. Va a folate, senza continuità e col passare del tempo è più le volte che resta spento che quelle che si accende. L’intelligenza calcistica non gli manca, le idee ci sarebbero pure e alcune anche buone, ma è il corpo che viaggia con un lag intensivo e la realizzazione di tali intuizioni è spesso buggata e imprecisa.
In avanti ancora fiducia al duo Zaniolo – Abraham. L’inglese è il vero fulcro offensivo della Roma e ciò diventa fin troppo ovvio al momento della sua uscita dal campo. Se nel primo tempo gli attacchi portati erano ordinati e figli di un preciso schema, con la sua uscita è tutto diventato confusionario e macchinoso. Stupida l’idea di rientrare in campo nonostante una caviglia gonfia, figlia della troppa generosità, e sprecare così uno slot per le sostituzioni. Andava detto.
Nico dialoga abbastanza bene col compagno di reparto e strappa spesso le maglie chiuse della difesa avversaria con prepotenti accelerazioni palla al piede che spesso lo portano a subire falli che, però, il cosplayer della Stabilo Boss non ravvede. Arriva al tiro una volta per tempo, ma se nel primo è impreciso nel secondo azzecca l’angolo giusto ed esalta il portiere doriano. Poi, per ragioni di squadra, comincia il balletto delle posizioni e si perde fino a sparire negli ultimi 20 minuti.
Al 46esimo entra Felix per Tammy, causa infortunio, e la giovane promessa mette in mostra quelle che sono le sue caratteristiche principali: corsa, tagli, movimenti costanti e tanta buona volontà. Va vicino al gol sulla respinta del portiere dopo un tiro di Zaniolo, ma ben marcato altro non può fare che spararla addosso all’estremo difensore che si rifugia in corner. Tutto sommato una buona prova.
Chiudono la fiera le entrate in gioco di Shomurodov per Veretout e di El Shaarawy al posto di Viña. L’uzbeko sente aria di derby e ci mette voglia e determinazione, insistendo dove altri si sarebbero arresi trova il gol del vantaggio purgando sul primo palo Falcone e regalando al pubblico 8 minuti di gioia. Forse il migliore in campo. Un po’ arrugginito, invece, il faraone. Sappiamo tutti il suo valore e col tempo abbiamo imparato a conoscere i suoi tempi di recupero post infortuni: ha bisogno di giocare per ritrovare fluidità e lucidità. Non è la mezz’ora scarsa giocata ieri che può dare una stima esatta.
Una Roma spenta, sulle gambe e scarica mentalmente pareggia una partita che nonostante tutto stava vincendo, contro una squadra che era venuta qui per trovare un punto e quello ha fatto. Giustamente insoddisfatto Mourinho che ammette candidamente che contro la Sampdoria si è giocato male, ma niente drammi per cortesia: la strada verso il successo è lastricata di fallimenti e noi, di lastre, ne abbiamo messe già tantissime.
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