Era la fine di un caldissimo maggio, esattamente il giorno 30 dell’anno 1984.
L’anno prima la Roma di Dino Viola e del Barone, aveva vinto un tricolore atteso ben 41 anni e aveva cavalcato la Coppa dei Campioni arrivando in finale che, per una fortunosa combinazione, si sarebbe disputata proprio allo Stadio Olimpico della Capitale.
Antonello Venditti aveva dato appuntamento al Circo Massimo dov’erano stati posizionati i maxi schermi per accontentare i tifosi che non avevano trovato il biglietto per assistere all’incontro, per un suo concerto come aveva fatto dodici mesi prima per festeggiare lo scudetto.
Per l’occasione aveva composto una canzone (Notte prima degli esami) che, vuoi o non vuoi, accennava ad una notte di sogni di coppe e di campioni come velato riferimento a quanto avrebbe disputato la sua squadra del cuore.
Da quei maledetti rigori di allora ne sono passati di anni, giocatori, allenatori e presidenti e la Roma si è barcamenata tra vittorie e sconfitte, gioie e delusioni, vincendo un altro storico tricolore sotto il segno di Sensi e capitan Totti, cinque Coppa Italia, due Supercoppa e una Conference League.
Il 31 maggio i giallorossi sono attesi al Puskas Arena di Budapest per affrontare il Siviglia nella finale di Europa League, un trofeo che se conquistato consentirebbe di ampliare l’immagine del club a livello internazionale e darebbe diritto a disputare la Champion League nella prossima stagione. Questo significherebbe ritornare nell’Europa che conta ma, soprattutto, godere di benefit di natura economica che consentirebbe alla società di oltrepassare i paletti imposti dall’Uefa in merito alla prossima campagna acquisti di modo da poter mirare a compensare la rosa incompleta di quest’anno.
Risulta evidente che ci sono giocatori che hanno dimostrato i propri limiti e che devono essere sostituiti da altri più affidabili e continui che possono far fare un deciso salto di qualità alla rosa giallorossa. Tra l’altro, in previsione di questo scenario, si allontanerebbero le voci che vogliono Mourinho in partenza da Trigoria perché formalmente infelice di allenare una squadra non alla sua altezza (sic!).
Il cuore di tutti i tifosi della Roma e di quei sportivi per i quali il successo di una formazione italiana in Europa è motivo di orgoglio, è rivolto verso quell’appuntamento che potrebbe fare la storia di una squadra che per due anni consecutivi è riuscita a conquistare due trofei europei.
Ogni ora che passa, ci avvicina alla nostra partita e ognuno di noi tifosi ha le sue dinamiche scaramantiche per sognare l’inimmaginabile, tra una birra e una sigaretta, una chiacchiera con un amico e una bolletta da pagare.
E mi pare giusto proporre una poesiola scritta molti anni fa da una veneziana amante della Roma e che era mia madre.
LA PREGHIERA D’UN ROMANISTA
“Oh, Madonna mia! So un poraccio.
Vivo in du stanzette der Testaccio
Cò tanti fiji a carico e la moje
Che sta pè fasse prenne da le doje
Pè la settima vorta, ‘sta bonaccia!
‘Anvedi? Dico puro na parolaccia
quanno parlo cò te. Dio me perdoni…
in fonno, so de sentimenti boni.
Er fatto è, che debbiti e miseria,
m’hanno svejato tanta cattiveria
da fammela pjà cor Padreterno
guadambianno er foco de l’inferno!
Ma, in quanto a questo, lo sai puro tu,
che più der foco de quer Belzebù,
me brucia er patimento de la fame
e la rabbia de le giornate grame.
Oh Madonna mia, te lo ripeto:
da li debbiti me so magnato er letto,
e puro, in vita mia, nun t’ho pregato…
puro, gnente mai, t’ho domandato…
sortanto mò, te chiedo sto favore…
m’ariccomanno…ditelo ar Signore:
fate vince la Roma…Roma mia!
Sorride, la Madonna: “E così sia!”
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