Si gioca il posticipo della 34esima giornata tra i padroni di casa della Roma e gli ospiti del Bologna davanti a 62’988 anime giallorosse. Mou, pensando anche all’importante semifinale di ritorno di giovedì, schiera una formazione con cinque cambi rispetto ai titolari e rinuncia a Sergio Oliveira squalificato e a Mkitharyan infortunato, forse stagione finita per lui.
Confermati i ¾ della difesa con il solo Smalling a riposare, centrocampo che vede il ritorno di Veretout e fasce stravolte con El Shaarawy che prende posto sulla sinistra e Maitland-Niles sul lato opposto; non c’è Abraham e non c’è il capitano dietro Zaniolo, ma Carles Perez e Felix.
Assolutamente sicuro del posto, mai in discussione, Rui Patricio è dapprima chiamato a intervenire su Arnautovic (21esimo minuto), poi su Orsolini (42esimo) e di nuovo sull’austriaco al minuto 44. Secondo tempo più tranquillo, ma salva capra e cavoli al minuto 87 su un colpo di testa ravvicinato di De Silvestri che poteva costare carissimo. In generale la solita sicurezza, anche se pecca di comunicazione con i tre davanti risultando a volte impacciato e impreciso in alcune chiusure, soprattutto in alcune uscite.
Difesa a tre con Mancini – Kumbulla – Ibanez. Capitano di giornata, Gianluca si offre spesso in appoggio sulla fascia destra con soventi sovrapposizioni e tagli verso il centro. Col passare dei minuti gli avanti bolognesi se ne accorgono e tentano l’assalto da quella parte, spesso è bravo Marash a chiudere e a vanificare tutto. L’albanese gioca una buona partita contro un cliente non certo facilissimo come il numero 9 degli ospiti, ma spesso riesce ad annullarlo e sono veramente poche le occasioni che gli lascia; va vicino al gol vittoria al minuto 66 e solo un immenso intervento di Skorupski gli nega la gioia agognata.
Roger continua il buon periodo di forma mentale sfoderando una prestazione tutta sostanza con poche sbavature e zero errori. Certe volte è più veloce sia dell’avversario e sia del pallone, ma riesce comunque a rendere inoffensivi gli attacchi dei rossoblu dal suo lato.
Centrocampo “sperimentale” e mezzo rivoluzionato con Maitland-Niles – Cristante – Veretout – El Shaarawy. Si cerca di fare di necessità virtù rispolverando l’inglese sulla fascia destra che, al netto di qualche imprecisione, gioca un’oretta scarsa con buona personalità e concentrazione. Così come fa anche il faraone sull’altro lato nello stesso tempo di gioco, ma più improntato a difendere che ad attaccare lascia nella faretra le sue frecce migliori. Tanto sacrificio per un ragazzo che avrebbe bisogno di giocare tanto e spesso per ritrovare la brillantezza dei tempi migliori, ma è al momento chiuso totalmente dal polacco ex primavera.
Solita prestazione tutta muscoli e aperture quella di Bryan che resta in campo tutto il match correndo ovunque e schermando, recuperando e rilanciando palloni senza soluzione di continuità. Perde lucidità verso il finale della partita e accusa la stanchezza di una stagione lunga e dispendiosa, stinge i denti e dimostra tutto il suo valore contro un avversario tosto e ruvido. Buona anche la prova di Jordan nei 57 minuti di partita disputati, con le cose migliori fatte vedere sui calci di punizione, mentre sui corner c’è ancora tanto da lavorare. Corre, imposta e copre meglio delle ultime uscite mostrando sprazzi del giocatore che era e che per troppo tempo è stato nascosto in lui.
Carles Perez ha una sua mattonella preferita per cercare il tiro in porta, chiedere alla Salernitana, e fa di tutto per ritrovarcisi e calciare verso lo specchio. La prima volta cerca di sorprendere il portiere sul primo palo, la seconda sul secondo senza troppa fortuna. Per il resto tanti movimenti e poco dialogo con i compagni palla al piede.
Anche Felix si ostina a giocare a testa bassa senza cercare di giocare la palla con i compagni, spesso annichilito dal diretto marcatore che è praticamente la custodia dentro la quale il nostro si ripone la sera per dormire, cerca di sfruttare la sua velocità per guastare i piani avversari venendo letteralmente murato sempre.
Zaniolo nel primo tempo gioca di punta e tranne una volta in cui riesce a impegnare l’estremo difensore bolognese, non ne azzecca una. Non ha i movimenti per trovarsi uno spazio per essere pericoloso, non ha la lucidità tattica per fare la boa ai compagni e brilla solo a tratti tipo luminaria di Natale, ma siamo a Maggio e quindi fuori tempo massimo. Dopo la “rivoluzione Mouriniana” torna al suo ruolo sulla fascia destra, ma il fiato finisce e le idee buone pure, svanendo poco a poco fino a diventare invisibile e sparendo dai radar. Provaci ancora Nico.
Stanco e voglioso di vincere, Mou rivoluziona la squadra al minuto 57 con quattro cambi: entrano Karsdorp, Zalewski, Pellegrini e Abraham per Maitland-Niles, El Shaarawy, Carles Perez e Felix. In poco più di mezz’ora si capisce perché questi siano al momento i titolari riuscendo a fare più cose in meno tempo rispetto ai sostituiti. Soprattutto Pellegrini e Abraham cercano insistentemente il dialogo, senza riuscire a connettersi in tempo, mentre sugli esterni solita prova sicura di Nico e ottime idee di Rick, anche se non sfruttate.
Esce Veretout al 76esimo ed entra Shomurodov che prova un paio di spunti interessanti, ma che purtroppo non portano a nulla. La voglia, quantomeno, c’è.
Una Roma “distratta”, ma non per questo meno arrembante e combattiva, lascia l’Olimpico con un solo punto e tutto sommato è anche giusto così. Solita prova imbarazzante della terna arbitrale che, al solito, pasticcia tutto il pasticciabile ben coadiuvata da una sala VAR in cui, probabilmente, stavano assistendo alla proiezione dell’ultimo film di Doraemon. Complimenti.
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