Tornano le notti europee per la Roma di Mou con l’ultimo turno di Conference League. Per chiudere il discorso continentale di questo 2021 prossimo agli sgoccioli, i giallorossi volano in Bulgaria ospiti del CSKA Sofia. Domanda: ma si pronuncia CI ESSE CAPPA A o SESKA Sofia? Fatemelo sapere, grazie.
Rui Patricio, Smalling, Mkhitaryan restano al “caldo” di Trigoria per scelta del tecnico, mentre recuperano dai rispettivi infortuni i vari Spinazzola, Pellegrini ed El Shaarawy; tornano a disposizione Karsdorp e Abraham che, di fatti, partono titolari. Difesa a tre, centrocampo a cinque e due punte, con le sorprese di Bove e Mayoral titolari.
Col portoghese fuori, è il brasiliano Fuzato a difendere i pali della Roma. Il giovane estremo difensore è spettatore congelante fino a metà della ripresa, praticamente inoperoso. Deciso a restarlo, per partito preso, non fa nulla sul gol del 1 a 3 e decide di umiliarsi da solo con un tuffo di fantozziana memoria su quello del 2 a 3. Vogliamo bollarlo come pippa? Ha bisogno di giocare, il secondo gol è un evidente errore di deconcentrazione, mentre il primo non è stata certo colpa sua. Però Daniel, pure tu…
Linea a tre con Mancini – Kumbulla – Ibanez molto mobili: nel senso che soprattutto gli ultimi due si scambiano spesso la posizione con Marash a fare il braccetto sinistro e Roger il centrale. Poco e niente da dire su tutto il reparto, scelta dei tacchetti a parte, finché la Roma è restata nel match. Quando poi, arbitrariamente, la squadra ha deciso che al 70esimo era finita e ha smesso di giocare completamente anche loro sono stati risucchiati dal vortice della insufficienza. Così non va.
Centrocampo con Karsdorp a destra, Veretout – Cristante – Bove al centro e Viña a sinistra. Solita prestazione convincente di Rick che scarica il conta chilometri e serve due assist a Tammy che sentitamente ringrazia, bene anche in fase di copertura fino al già citato 70esimo minuto: da lì in poi verrà costantemente infilato e superato dal neo entrato Wildschut con una facilità a tratti imbarazzante. Dall’altro lato, Mathias spinge abbastanza bene nel primo tempo e si occupa di coprire nella ripresa. Senza particolari infamie e senza lodi.
Piccolo capitolo a parte su Jordan e Bryan. In evidente fase calante il francese che, conscio del periodo natalizio ormai alle porte, va a intermittenza restando, però, più spento che acceso. I movimenti sarebbero anche giusti, ma è con la palla tra i piedi che risulta impreciso e confusionario. Chi accusa il gelo, evidentemente, è sir Bryan: poche le idee in costruzione, anche se sempre ben assistite dalla consueta precisione, pochissime e labirintiche quelle in interdizione. Serata no, può capitare.
Chi, invece, ruba la scena è il giovanissimo Bove. La sua è stata una partita condita di ottimi spunti, buon pressing, tanti palloni rubati e ottime scelte palla al piede. La giusta voglia di far bene senza strafare, in testa i giusti compiti da eseguire sul rettangolo verde e quella carica agonistica tipica di chi non vuole farsi scappare l’occasione per mettersi in mostra. Solo complimenti.
Coppia d’attacco formata dal Borja Mayoral e Tammy Abraham. Posso dire che, secondo me, questa coppia è la meglio assortita di tutte quelle viste fin’ora? Con l’inglese che si abbassa a ricevere palloni spalle alla porta e lo spagnolo che attacca la profondità facendo i movimenti tipici del suo gioco, si è visto un duo offensivo dalla coordinazione molto naturale. Non me ne voglia Shomurodov, troppo prima punta per essere di supporto ad Abraham, e nemmeno Zaniolo, che è un adattato e deve ancora imparare il ruolo, ma Borja alle spalle del gigante riesce a dare il meglio di sé e a integrarsi alla perfezione con il compagno.
Tornando alla partita: buonissima la prova dello spagnolo, infatti, autore di tanti movimenti intelligenti e spunti precisi e spettacolari, tipo il gol di tacco dello 0 a 2; di anormale amministrazione quella di Tammy che realizza il più facile dei gol per lo 0 a 1 e mostra al mondo cosa vuol dire essere una punta fredda e sveglia sotto porta in quello dello 0 a 3. In mezzo tante belle idee, buoni movimenti e sincronia.
Cambi che iniziano al 55esimo con Villar che prende il posto di Bove, Shomurodov e Zaniolo che 11 minuti dopo sostituiscono le due punte e si chiude con Darboe che al minuto 83 rileva Nico a scopo precauzionale. Se il trio degli ultimi entrati è ingiudicabile, Gonzalo al contrario è passibile di revisione: prova ampiamente insufficiente, svogliata, abulica e incolore da parte dello spagnolo che toglie alla squadra quel nervo che, al contrario, Bove garantiva. Evito di commentare oltre, perché trovo che ormai la strada sia tracciata per lui e non c’è bisogno di ulteriori parole.
La Roma porta a casa i tre punti, nonostante i remi in barca tirati con più di venti minuti di anticipo e, incredibilmente, passa il turno come prima del girone approfittando dello scivolone del Bodo Glimt che non va oltre il pareggio con lo Zorya. A queste latitudini, una botta di buona sorte così sfacciata è più rara della cometa di Halley.
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