Settembre se n’è andato e i Green Day sono stati svegliati, la Roma torna in campo dopo la trasferta europea davanti al suo pubblico nella sfida delle 18 contro i toscani dell’Empoli. Lo stadio gremito in ogni ordine di posto possibile e la curva più bella del mondo a intonare a cappella l’inno più bello del mondo, ci danno il benvenuto in questo pomeriggio di sport. Ci siamo tutti? Allora andiamo a rileggere il match.
Ibanez e Cristante si prendono un turno di riposo, più o meno, e così si accomodano in panchina al via, con il solo Spinazzola fuori Mou manda in campo Smalling e riconferma Darboe dopo la bella prova in Europa.
In porta Rui Patricio e possiamo chiuderla qui. A parte i rinvii da fondo e qualche intervento di pura amministrazione, il bel portoghese idolo delle fan giallorosse com’è entrato in campo così è uscito: lindo e pinto. Il più classico dei senza voto.
Come detto, Smalling fa coppia con Mancini al centro della della difesa. Dopo un periodo di sofferenza iniziale dovuto all’intraprendenza di Pinamonti, i due trovano la quadra e di fatto annullano tutte le punte che i toscani manderanno in campo. Troppo mismatch tra le caratteristiche dei difendenti rispetto alle abilità degli attaccanti. L’Empoli gioca bene e si impegna tanto, ma ieri non c’è stata partita.
Tornano a prendersi la fascia terzinica Karsdorp a destra e Viña a sinistra. Rick, dopo il riposo di giovedì, è bello fresco e pimpante; si spinge costantemente in avanti tant’è che Mou ogni tanto gli ricorda di stare più bloccato dietro, buona anche l’applicazione in marcatura a uomo anche se leggermente in ritardo in quella preventiva. Dall’altro lato Matias spinge meno del solito, più coperto e schierato a protezione rispetto agli inizi, forse anche per non forzare troppo visto il rientro dall’infortunio. Resta la sensazione che nell’uno contro uno vada troppo spesso in difficoltà, ma è bravo poi a recuperare.
Veretout giganteggia a centrocampo maltrattando i dirimpettai in maglia bianca. Semplicemente inarrestabile, offre ai compagni un valido appoggio in fase di possesso, ruba tantissimi palloni nella tre quarti offensiva senza commettere falli e spacca gli schemi dei toscani con frequenti accelerazioni palla al piede. Ottima prestazione.
Come più che buona è anche la prestazione di Darboe, al netto di un paio di errori di cui uno veramente sanguinoso al quarto d’ora rimediato da Mancini. Il giovane 55 non fa rimpiangere l’assenza di Cristante: dotato di una calma olimpionica, smista palloni con precisione e velocità anche sotto pressione, dimostra una visione di gioco ad angolo giro liberando Jordan con un colpo di tacco veramente d’alta scuola. In crescita costante.
Trio di trequarti confermato nella totalità dei titolari: Zaniolo – capitan Pellegrini – Mhkitharyan.
Nico conferma quanto di buono fatto vedere nel derby e cioè una prestanza fisica dominante, una tecnica invidiabile e una velocità palla al piede superiore anche a buona parte dei compagni. Una furia in campo, cerca in tutti i modi di aiutare la squadra con generosità e abnegazione. Gli manca il gol come a noi manca scandire il suo nome dopo uno di essi. Tempo al tempo, torneremo a farlo insieme e sarà bellissimo.
L’armeno gioca una partita di pura sostanza e concentrazione, essenziale nei movimenti e nelle giocate, torna sornione e poi si accende all’improvviso spiazzando la retroguardia che, infatti non lo prende mai. Segna un gol esclusivamente all’apparenza facile e solo allora, col risultato al sicuro, si concede il lusso di qualche giocata delle sue. Giocatore sublime in grado di gestirsi in autonomia senza mai estraniarsi dal gioco.
Nel frattempo io ho finito le parole per Lorenzo Pellegrini. Cioè, ditemi voi che altro ci sarebbe da dire che non sia già stato detto o scritto. Dopo il rinnovo in settimana con un contratto a vita, praticamente, il numero 7 segna il quarto gol in sei incontri di campionato, si abbassa in costruzione e si propone in finalizzazione, ricama per gli altri in rifinitura e quando c’è da contrastare, pressare e fare legna è il primo del gruppo. Il capitano incarna alla perfezione l’ideale di approccio al match del tecnico portoghese, conferendo alla squadra quella sicurezza necessaria per affrontare ogni avversario. Sublime.
Punta il confermatissimo Abraham, giunto con ieri alla bellezza di sei pali colpiti in sette partite di Serie A. Questo, poco, invidiabile record, però, lo esalta e lo galvanizza: come mosso da furia divina, è intenzionato a pareggiare il numero dei gol con quello dei legni. Svaria ovunque sul fronte d’attacco, si insinua nei pertugi tra i difensori empolesi, copre col fisico e smista palloni con freddezza e qualità. Caparbietà e classe, al servizio della Roma. Mostruoso.
Il primo cambio del match, Mou lo effettua al 63esimo quando è costretto a mandare in campo Vill…ehm no, Diaw…ehm no…Cristante (sotto diffida) per i crampi di Darboe. Bryan gioca praticamente da fermo, senza nemmeno sputare per terra per evitare di dare un pretesto all’arbitro per ammonirlo. Saggio, visto il giallo a Zaniolo totalmente gratuito al minuto 83 nel momento della sostituzione con El Shaarawy. Insieme al faraone entrerà in campo anche Calafiori per Viña, buon ingresso in campo, e Zalewski per Mkitharyan praticamente al novantesimo: il giovane polacco farà in tempo a beccarsi una gomitata sul grugno prima del fischio finale. Chiude la girandola delle sostituzioni Ibanez per Smalling, vittima di crampi, sempre allo scadere.
Roma in leggera sofferenza nei primi 15 minuti, prima di riuscire a prendere le misure di un Empoli volenteroso che cerca costantemente il contropiede e il fraseggio veloce. Una volta capito come arginare le ondate toscane, però, la partita è un monologo giallorosso intervallato da qualche timidissimo tentativo degli avversari. Non sono queste le partite che ti possono dare indicazioni sul lavoro svolto fin qui, ma sono i tre punti che ti servono per lavorare con serenità fino alla prossima partita. Testa bassa, pedalare e Forza Roma!
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