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Inter 3 Roma 1

Tanto per cambiare, alle 18 allo stadio San Siro di Milano si affrontano la Roma di Mourinho contro l’Inter di Inzaghi. Stadio tutto esaurito, merito soprattutto per l’amore di oltre 4000 romanisti che riempiono all’inverosimile il settore ospiti.

Orfano degli squalificati Cristante e Zaniolo, il mister rivoluziona il centrocampo rinunciando ancora alla fisicità di Veretout a favore della tecnica di Sergio Oliveira con Mkitharyan al suo fianco a cercare di costruire gioco. Pellegrini dietro la coppia El ShaarawyAbraham con Stephan più spostato sulla corsia sinistra a dare una mano a Zalewski in fase di contenimento.

Vola Rui!

È sempre difficile crederlo, ma Rui Patricio esce incolpevole sui tre gol presi e anzi senza un paio di interventi decisivi del portoghese il passivo sarebbe stato senza dubbio più pesante. Nulla può nell’uno contro uno con Dumfries al 29esimo e tanto meno sul tiro a giro di Brozovic dieci minuti dopo per il raddoppio. Chiude incassando il terzo gol sul colpo di testa di Lautaro colpevolmente lasciato solo in area di rigore sugli sviluppi di un calcio d’angolo.

Retroguardia a tre con il blocco solito ManciniSmallingIbanez. Pomeriggio da incubo per tutti e tre, surclassati di numero dal mancato filtro del centrocampo e costantemente in difficoltà sugli attacchi dei nerazzurri. Tre gol non si incassano per caso, ma nonostante l’assenza di enormi sbavature, la prestazione dei tre è da considerarsi comunque insufficiente. Tanto per cambiare Gianluca prende il solito giallo per proteste, Chris non può essere ovunque e in ogni posto contemporaneamente e Roger naviga a vista riuscendo a mettere una toppa qui e lì, ma senza essere particolarmente incisivo.

A centrocampo, Mou schiera KarsdorpSergio OliveiraMkitharyanZalewski. Dei quattro la prestazione migliore è quella di Nico che si dimostra abile anche e soprattutto in fase di copertura. La sua evoluzione da esterno d’attacco puro e semplice a quarto a tutta fascia continua senza intoppi e i miglioramenti sono costanti ed evidenti. Nel secondo tempo spinge leggermente di più mostrando di non aver perso il tocco dell’attaccante con buoni numeri negli scontri diretti e preziosi inserimenti.

Il migliore in campo? Forse si.

Malissimo, invece, Sergio e di rimbalzo anche Henrikh nonostante sia suo il gol della bandiera che chiude il match. Il portoghese non ha né la mobilità né la fisicità per reggere l’urto dei panzer nerazzurri finendo schiacciato e annichilito nel confronto coi dirimpettai. Gira lento e a vuoto per buona parte dei 78 minuti giocati risultando come uno dei peggiori in campo, se non il peggiore in assoluto. Difficile brillare in solitaria per l’armeno che infatti resta anonimo e avulso dal gioco fino al minuto 63 quando, uscito il capitano, viene riportato dietro le punte. Da lì si accende un pochino fino a trovare il gol a 5 minuti dalla fine. Poco e male.

Stesso discorso può essere fatto anche per Rick, che in quel di Milano non si accende praticamente mai, restando limitato al compitino facile facile cercando più di limitare i danni che a combinarli alla difesa avversaria. Freno a mano tirato e prestazione da dimenticare anche per lui.

Il capitano gira alle spalle delle due punte, almeno sulla carta. Nella realtà dei fatti svaria come al solito a 360° su tutto il fronte d’attacco e spesso, troppo, si abbassa fin dietro la linea dei mediani per cercare “aria” pulita per la giocata e la ripartenza. Ci prova in tutti i modi, ma non è serata per la Roma e quando ormai i giochi sono fatti, il mister lo toglie a mezz’ora dalla fine pensando già al prossimo match, ben più importante di questo.

Solo. E non solo in foto.

Stephan per abnegazione andrebbe solo elogiato e per il silenzio con cui accetta la qualunque anche. Il suo ruolo sarebbe quello di esterno sinistro in un trio d’attaccanti, ma l’abbiamo visto giocare a tutta fascia con ottimi risultati e provare a fare la seconda punta con esiti non così convincenti. Spesso lontano da Tammy, non riesce a dargli in nessun modo il supporto di cui avrebbe bisogno e non ha proprio i tempi e i movimenti giusti per giostrare alle spalle di un attaccante boa. Prezioso il suo raddoppio sulla corsia nel primo tempo che costringe l’Inter ad attaccare dall’altra parte, peccato che questo costi entrambi i gol nel primo tempo. Spostato sul lato opposto nella ripresa si eclissa fino alla sostituzione.

Abraham ci prova a fare qualcosa, ma più a livello psicologico sui compagni che fattivo in campo. Anche perché di palle giocabili gliene arrivano veramente pochissime e spesso sono sporche, imprecise e difficili da aggiustare. Dimostra, però, un buono stato di forma sia fisica che mentale riuscendo in un paio di giocate singole di pregevole fattura. A partita ormai chiusa, verrà richiamato anche lui in panchina per preservarlo il più possibile ed evitare inutili pericoli.

Cambi che fanno poco e nulla nell’economia della partita, con Veretout e Carles Perez che entrano al minuto 63 per Pellegrini ed El Shaarawy, per poi continuare con Viña e Shomurodov al 77esimo per Zalewski e Abraham, finendo con Bove per Sergio Oliveira due minuti dopo. Cambi effettuati a partita già chiusa dall’Inter e propedeutici solamente a evitare problemi ai titolari.

Bove.

Troppa Inter per questa Roma, che comanda una partita diversa però dalle altre tre disputate: i giallorossi hanno mostrato evidenti passi in avanti rispetto alle sconfitte precedenti portando a casa una buona prestazione che, contro una squadra di pari livello, avrebbe sicuramente portato punti. Il problema è che l’avversario di turno non era assolutamente al nostro livello, ma almeno un paio sopra. Non sempre si perde per demeriti nostri, ma alle volte può capitare per meriti esclusivamente degli altri, come contro i nerazzurri.

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