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Non basta il cuore

Manchester ancora amara per i colori giallorossi che in questa andata di semifinale ha cercato di trovare le residue forze per compiere una sorta di miracolo.
Ma quando di fronte hai una squadra piena di celebrati campioni, tutto diventa difficile.

Roma che non si può dire che sia stata fortunata. Tre cambi obbligati avvenuti nel primo tempo hanno messo la squadra capitolina, nella condizione di essere decisamente mutilata.
Senza Veretout, Spinazzola e Pau Lopez, Fonseca ha dovuto ricorrere a Villar, Brunetto Peres e Mirante.

Partita in salita anche per il vantaggio del Manchester che metteva subito le cose in chiaro. Eppure la Roma, forse memore dell’attestazione di amore ricevuta dai tifosi radunatesi a Trigoria per incitare i loro beniamini prima della partenza, aveva la forza per raggiungere il pareggio guadagnato con un rigore siglato da capitan Pellegrini ed assegnato per un fallo di mano di Pogba in piena area.
Roma che stendeva apparentemente gli inglesi passando addirittura in vantaggio con Dzeko che sfruttava un mirabile assist del solito Pellegrini, chiudendo il primo tempo con il risultato di 1-2.

Sfruttati i tre slot giocabili all’interno dei 90’, Fonseca non provvedeva ad effettuare alcun cambio durante l’intervallo (cosa che sarebbe stata permessa), lasciando al loro posto gli undici interpreti del primo tempo.
Se il Manchester dopo il vantaggio romanista appariva quasi timoroso, di tutt’altro spessore iniziava la ripresa approfittando dei soliti errori capitali di alcuni interpreti giallorossi e riusciva a pareggiare facilmente, così come altrettanto facilmente si portava in vantaggio.

La squadra di Fonseca, illusa forse di poter riprendere la partita, cercava di portarsi in avanti prestando il fianco ad una squadra che iniziava a mettere in campo tutto il suo valore con interpreti maiuscoli del nome di Cavani, Pogba e Fernandez.
Manchester che si portava in vantaggio per poi allungare addirittura di quattro gol, terminando l’incontro con il tennistico risultato di 6-2  (anche con un rigore discutibile assegnato agli inglesi) che sigilla l’eliminazione della squadra dei Friedkin.

Impossibile credere che all’Olimpico la Roma possa chiudere i 90’ con il risultato di 4-0 e questo determina il fatto che questa stagione possa considerarsi decisamente fallimentare.
Risulta impietoso stilare l’elenco degli errori e di chi li ha causati e lasciamo che ogni tifoso possa stilare la sua personalissima classifica.

A bocce ancora calde (la partita è terminata da neppure cinque minuti) la prima considerazione che sfiora il fulcro dell’ovvio è quella che, allenatore a parte (Fonseca è oramai fuori da Trigoria a tutti gli effetti), la proprietà deve investire pesantemente sul parco giocatori se vuole trasformare la Roma in una squadra di livello.
Ai tifosi poco importa del fatto che la loro squadra abbia sostenuto due semifinali europee nel giro di tre anni se poi, in bacheca non finisce alcun titolo.

Decisamente fuori dalla Coppa Italia, abbandonato anzitempo il campionato e (quasi) eliminati dalla Europa League, il senso di fallimento di questa squadra è pressoché totale.
Non è possibile prendere cinque gol cinque in 45’ anche da una squadra che si chiama Manchester. Si sprecheranno le analisi e le teorie dove sicuramente sarà dominante il quesito “ma sul 3-2, non sarebbe stato il caso di chiudersi per tentare di riportare a casa quel risultato piuttosto che tentare il pareggio, esponendosi agli attacchi di uno squadrone come il Manchester?”.

Sicuramente i giocatori hanno profuso tutto quello che potevano ma la differenza di qualità e di carattere è stata determinante.
A questo punto, il leniniano dilemma “Che fare?” potrebbe essere ridondante ma anche logico. I tifosi pretendono una chiarezza circa le prospettive che devono attendersi da una società finora molto tirchia in fatto di notizie.
E come qualcuno afferma, la Roma non si discute ma si ama anche in questi momenti.

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