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Atalanta 1 Roma 4

Diciottesima giornata di campionato per la Roma impegnata in quel di Bergamo contro i padroni di casa dell’Atalanta. Secondo i media locali e non è una partita già scritta, una Caporetto per gli uomini di Mou: si consiglia, su più fronti, l’uso intensivo di creme idratanti e di munirsi di capienti pallottolieri. La storia, questa sconosciuta, evidentemente a certi signori non ha insegnato nulla.

Ancora fermi ai box Spinazzola, Pellegrini ed El Shaarawy, si aggiunge alla lista degli indisponibili anche il baby Felix per il cartellino rosso rimediato lo scorso turno. Ancora titolare Smalling, scende in campo anche Ibanez se pur non in perfette condizioni fisiche, o almeno così ci avevano detto. Modulo scelto per questo match il collaudato 3 – 4 – 1 – 2.

Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta.

Rui Patricio a difesa dei pali giallorossi è ormai una sicurezza, sia per le coronarie degli astanti sia per i compagni in campo. È dai tempi di Alisson che non si vedeva un portiere così performante con i nostri colori indosso. Conscio di dover difendere i sette colli, compie altrettanti interventi degni di nota e per pochissimo non gli riesce anche l’ottavo sulla sfortunata deviazione di Cristante:

  1. al 19esimo smanaccia in corner una conclusione di Djimsiti

  2. al 20esimo blocca un insidioso tiro di Zapata sul primo palo

  3. al 28esimo miracola su un tiro ravvicinato di Toloi

  4. al 49esimo devia in corner una punizione velenosa di Malinovski

  5. al 70esimo para facile su Miranchuk

  6. al 87esimo salva la baracca ancora su tiro di Malinovski

  7. al 88esimo è bravissimo in uscita bassa su Zapata, disinnescando una pericolosa incursione.

Linea difensiva composta da ManciniSmallingIbanez. Capitano di giornata è Gianluca, non Cristante come erroneamente segnalato dalla grafica sul sito di DAZN, che mostra al popolo bergamasco cosa si sono persi: contrasti duri, anticipi secchi, duelli vinti, coperture intelligenti e movimenti precisi. Di lì non si passa.

Chi stupisce, ma nemmeno troppo per chi mastica un po’ di calcio, è l’inglese che pare essere tornato ai livelli del primo anno a Roma. Annullare uno come Zapata per tutto il match non è una cosa facile, lui non solo ci riesce ma si concede anche il lusso di mollarlo per andare a siglare il gol del 1 a 3 che ristabilisce le giuste distanze tra i padroni di casa e gli ospiti. Puntuale, concentrato, arcigno, preciso, non casca mai nelle finte e nelle provocazioni dell’attaccante colombiano annichilendolo totalmente. Sarà pure vegano, ma ieri se l’è proprio mangiato.

Non stupisce neanche un po’ la prestazione di Roger, altro ex della partita insieme a Gianluca e Bryan. Ormai la ferocia in marcatura è entrata di diritto nelle caratteristiche fondamentali del centrale brasiliano, i problemi di concentrazione delle passate stagioni sembrano un lontanissimo ricordo e la puntualità degli interventi e degli anticipi è aumentata in modo esponenziale in questo ultimo campionato. Miglior difensore della Serie A? Forse è un titolo che gli va anche stretto.

Secondo gol consecutivo per Chris: c’ha preso gusto.

Centrocampo con KarsdorpVeretoutCristanteViña. Se il “peggiore” in campo è stato Bryan che ha sfoggiato una prestazione da 8 in pagella, ciò vi dovrebbe dare l’idea di quanta difficoltà ci sia da parte mia nel dare un giudizio freddo e imparziale di questa partita. La sfortunata la deviazione sul tiro di Muriel, che sarebbe finito a lato e che permette alla Dea di accorciare le distanze, non intacca una prestazione fatta di ottime chiusure, tempi di gioco sempre perfetti e una buonissima visione di gioco.

Al suo fianco un rinato Jordan, autore di due assist “e mezzo”. Sul primo gol di Zaniolo è lui a ridargli la palla coi tempi giusti per metterlo in porta, sul gol di Smalling è lui che batte la punizione e sul definitivo 1 a 4 è lui che “libera” Abraham con un tiro dei suoi rimpallato dal difensore, dopo l’ennesima incursione in area avversaria. In mezzo a tutto ciò tanta corsa, tanti palloni smistati, tante buone chiusure, tanti fegati scoppiati di chi lo criticava per un periodo di appannamento che può capitare a chiunque.

Sulla fascia sinistra giganteggia un Mathias finalmente consapevole di come si effettui una fase difensiva. È bellissimo vederlo contrastare gli avversari senza più finire col sedere per terra alla prima finta, non cedere alla tentazione di intervenire subito ma accompagnare l’attaccante sull’esterno del campo e seguire l’uomo da marcare per tutto il campo annullandolo completamente. Certo, abbiamo perso spinta da quella parte dato che ora ha compiti più difensivi, ma se i risultati sono questi è giusto che sia così.

Chi è che non era da Roma, scusate?

A destra Karsdorp. La locomotiva olandese è tornata a pieno regime e io mi fermerei qui. Avete presente la partita perfetta, senza nemmeno un errore, una sbavatura, un’idea sbagliata o mal realizzata? Ecco, questo e tanto altro è stato Rick ieri pomeriggio. Che fosse in grado di offrire tali prestazioni lo pensavamo soltanto io e sua moglie e forse lui nei suoi sogni più dorati. Da ieri entra ufficialmente nel cuore dei suoi ultimi detrattori, anche dei più convinti, con l’augurio di non uscirne più.

Uno che ha fatto tanto, tantissimo lavoro oscuro è stato sicuramente Mkhitaryan. Più basso del solito in fase di ripartenza, suo compito è stato quello di raccordo tra centrocampo e attacco. Ottimo nella gestione della sfera in fase di rilancio dell’azione offensiva, preciso nello scarico e sempre libero per gli appoggi per i compagni. Una partita in cui non ha rubato l’occhio, ma ha fatto tanto lavoro sporco: di quello che va fatto senza che nessuno se ne accorga. Chapeau.

Duo delle meraviglie, la coppia d’attacco formata da Zaniolo e Abraham. Pronti via e Nico lancia Tammy che dopo una serie di rimpalli segna il gol del vantaggio dopo 57 secondi con uno splendido scavetto a superare Musso in uscita. Poi al minuto 26 lancia di tacco Veretout in contropiede e poi segue l’azione, con il francese che gli restituisce la sfera e lui è bravissimo a siglare il gol dello 0 a 2. Finalmente libero mentalmente da questo incubo del gol a tutti i costi, gioca per la squadra servendo palloni a destra e a manca, prendendo calci e conquistando punizioni preziose, difendendo palloni e insinuandosi negli spazi delle maglie dell’Atalanta. Definirlo devastante sarebbe un insulto.

Il quindici agosto sbarcava a Roma questo giocatore proveniente dal Chelsea appena laureato campione d’Europa. Uno stampellone di quasi due metri, costato la bellezza di quaranta milioni di euro. I più lo dipingevano come un ottimo finalizzatore, poco adatto a partecipare alla costruzione del gioco; veloce ma non un fulmine e bravino con la palla tra i piedi. Quanto ci capite poco, mamma mia. Oggi Tammy ha già segnato 12 gol, colpito 8 pali e sfornato assist e giocate importanti un po’ per tutti lì davanti. Quando si pensa che ormai abbia mostrato tutto ciò che è nel suo repertorio, ecco che lui svela al mondo qualche altra cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Ancora giovanissimo, questo ragazzo è a mezzo passo dal diventare un attaccante completo. Per chi non ne ha seguito lo sviluppo dai tempi dell’Aston Villa fino ad oggi credetemi: non è ancora tutto.

Girandola dei campi che parte al minuto 69 con Shomurodov che rileva Zaniolo, buona la prova dell’uzbeko che in 20 minuti non fa rimpiangere l’uscita del compagno; poi dritti al minuto 88 quanto Calafiori prende il posto di Mkhitaryan e infine due minuti dopo con l’ingresso in campo di Bove e Kumbulla per Abraham e Veretout.

Non si vinceva una partita contro una big da 20 mesi, ora non sono nemmeno 24 ore.

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