Era la sera dove consumare la fredda vendetta di quel 6-1 rimediato a pochi passi dal Polo Nord ma, alla fine, il risultato di 2-2 è la dimostrazione di una squadra – e di un allenatore – ancora in cantiere.
Che il bravo Mourinho si lamenti per la panchina corta è cosa nota, ma tanto più che quando firmò il contratto con i Friedkin, aveva certamente valutato la rosa in maniera attenta.
La Roma è una formazione incompleta che ha bisogno di innesti importanti che, principalmente, non vadano a deludere le aspettative ma ciò che inizia a creare qualche dubbio è la tenuta di calciatori che dovrebbero rappresentare la sicurezza.
Risulta molto inquietante, invece, l’involuzione alla quale stiamo assistendo indipendentemente dall’avversario incontrato. Una lunga lista che incomincia con l’armeno Mkhitaryan che lo scorso anno ha confermato il suo riconosciuto valore ma che in questa prima fase di campionato e di coppa, risulta essere il fantasma di se stesso. Abraham, sul quale il suo entusiasmo non è messo in discussione, dopo un promettente inizio, si è come spento e quasi sempre risulta essere un corpo estraneo anche perché mal servito – o per nulla – dai suoi compagni.
Annotiamo nella lista degli insufficienti anche il francese Veretout e ciò spiega la ragione della sua non convocazione in nazionale.
Discorso a parte merita il gioiello Zaniolo che, per quanto tenti di ritornare agli antichi fasti, paga pegno di un ansia che lo porta ad essere poco lucido in alcuni momenti della partita.
Questo breve sunto per dire che se quattro undicesimi non girano, appare logico non avere tutte le potenzialità di cui si vorrebbe e potrebbe disporre.
L’incontro con il Bodo, al di là delle sviste arbitrali che non hanno giustamente considerato due falli da rigore a nostro favore e del solito palo che ha salvato i norvegesi in una limpida occasione da gol, ha tuttavia evidenziato la carenza – non caratteriale – tecnica di una squadra che si sta complicando la vita da sola e che non riesce ad emergere come dovrebbe.
A questo punto e al di là delle carenze di organico, dev’essere lo Special One a trovare la quadratura del cerchio che non può essere identificata dall’inserimento di un Darboe che deve aver tempo di maturare esperienza o nell’avvalersi sempre degli stessi interpreti che – sperando che non ci siano infortuni – devono anche poter avere cambi presentabili per poter riprendere fiato.
Non si può imputare nulla alla proprietà che continua a mettere milioni su milioni e ad essere vicino alla squadra in maniera discreta, ma qualche dubbio inizia a serpeggiare in seno alla tifoseria stanca di leggere puntualmente dichiarazioni del tipo ‘dobbiamo lavorare a testa bassa’ e via dicendo, perché la favoletta non regge più e occorrono immediati fatti concreti.
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