Non ci avrebbe scommesso nessuno al di fuori dei tifosi inguaribili che hanno palpitato in quel di Bergamo dove la Roma era impegna contro la gasperiniana Atalanta, da anni ex Cenerentola nordica affacciatasi prepotentemente in serie A e nell’Europa che conta.
Negli sguardi smarriti dei bergamaschi e dei gufi di sempre, al 94’ dominava un unica domanda che si chiedeva come la squadra di Mourinho avesse giocato in quel modo cinico, attento e determinato tanto da portare a casa non solo l’intera posta, ma anche una nuova consapevolezza.
Essere una formazione forte.
Forte e convinta nonostante la cronica assenza di Spinazzola e quelle di capitan Pellegrini, del ritrovato faraone El Sharaawy e via dicendo.
La presenza in tribuna di Edin Dzeko, avrà probabilmente scatenato quell’Abraham colpitori di legni che oggi ha siglato una doppietta niente male e anche il gioiello Zaniolo – perennemente snobbato dalla classe arbitrale – che ha ritrovato la via del gol dopo 514 giorni, facendo vedere un gioco di qualità.
Non poteva mancare neppure il risorto Smalling che oltre a governare come si deve la difesa, ha siglato la sua seconda rete consecutiva sigillando, siliconando, cementando un tondo 1-4 che non poteva ammettere alcuna deroga.
Della tribù proveniente da Trigoria non si può dare una evidente nota di merito ad un signor portiere che ci permette di essere sostanzialmente tranquilli data la sua abilità condita da quell’esperienza che solo il numero uno di una compagine nazionale può garantire.
Non ci sono demeriti in nessuno dei giocatori scesi in campo al Gewiss Stadium di Bergamo dopo che hanno avuto l’orgoglio e la bravura di asfaltare l’Atalanta nel risultato e nel perfetto concepimento di una partita che si spera possa rappresentare la svolta della Roma in questo campionato.
Conosciamo bene i limiti e sappiamo che la finestra del calciomercato di gennaio, porterà altri mattoncini con i quali continuare la costruzione di una squadra della quale, oggi, si sono potuti constatare gli sviluppi di una costante crescita dovuta al genio dello Special One e all’abnegazione di una proprietà che agisce intelligentemente evitando di lanciare vuoti proclami tanto per.
Missione compiuta, Mr. Mourinho. O per meglio dire in lusitano Missão Cumprida.
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