Non ci sono dubbi: la Roma e gli arbitri sono due entità incompatibili.
Poco importa se il direttore di gara sia anglosassone come Tyler o teutonico come Stieler, il risultato non cambia.
Ad avviso di tutta la tifoseria giallorossa, la squadra in Italia e in Europa non viene mai tenuta in debita considerazione e se fino a qualche allenatore fa, il problema era rappresentato da Mourinho, attualmente anche un riconosciuto signore come Ranieri, deve pagare pegno.
Ovviamente ci si riferisce all’ incontro dell’ andata dei play off contro il Porto, fortemente condizionato da una direzione arbitrale certamente discutibile. I dati statistici lo dimostrano pienamente a partire dallo score storico del sig. Stieler che mai ha diretto una gara dove la squadra ospite è risultata vincente.
Occorre stendere un pietoso velo sul drammatico atteggiamento dei giocatori lusitani, perennemente a terra dopo qualsivoglia contatto con i romanisti che neppure la più magistrale penna di qualche scrittore Sturm und Drang ha mai potuto tratteggiare.
Ci si domanda come una partita di un certo livello (accedere agli ottavi di finale significa incamerare circa undici milioni di euro) possa essere gestita malamente da un arbitro che definire mediocre è come fargli un immeritato complimento.
Passa in secondo piano l’ analisi di una partita che la squadra capitolina avrebbe potuto e dovuto chiudere, avendo di fronte, il fantasma di un Porto che fu.
Ritorno che gli uomini di Ranieri devono affrontare come neppure Rambo potrebbe fare e non solo per proseguire il cammino europeo, ultimo bagliore rimasto, ma soprattutto per non darla vinta a tutti coloro che odiano questi colori.
L’ impresa può essere alla nostra portata con l’ Olimpico come sempre a fungere da dodicesimo in campo.
Daje!
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