Apro le finestre sui social che parlano di Roma e ciò che vedo non è molto gradevole agli occhi. Preferisco, quindi, guardare fuori da quelle di casa mia che, nonostante siano ammantate di nuvole oscure portatrici di pioggia e disagio, hanno un panorama decisamente più gradevole.
Ieri abbiamo avuto la controprova che nella Roma qualcuno ci lavora e fa qualcosa, almeno uno che si occupa della compilazione delle liste per i match di campionato c’è. Come l’abbiamo appurato? Ha sbagliato. Ha commesso un errore: Diawara è stato inserito nella lista degli Under22, nonostante a luglio ne avesse fatti 23. Chi fa sbaglia, chi non fa niente no. Ergo qualcuno che lavora a Trigoria c’è.
Il danno procurato non è gravissimo di per se, ma essendo composto di molteplici conseguenze assume tutto un altro valore: quasi sicuramente la partita verrà data persa a tavolino; un punto in meno in classifica (ora sono quasi contento che Spinazzola abbia spazzolato la traversa); danno d’immagine clamoroso in Italia e anche all’estero, abbiamo dato la sensazione di essere una squadra di incompetenti dilettanti. È l’effetto farfalla relazionato ad una valga: un masso rotola su un costone e a valle arrivano 20 tonnellate di roccia.
Il danno è fatto e il responsabile è stato fatto dimettere. La Roma c’è, corre ai ripari; i Friedkin ben presenti in quel di Trigoria hanno subito messo mano al problema, cacciato il responsabile e dato mandato a un legale di studiare le carte e preparare la linea difensiva. Piccola parentesi, ma queste carte sono poi arrivate? No, perché non si è capito se è stata la Lega di Serie A a dare comunicazione alla società dell’errore o un giornaletto rosa (no, non Cioè, rosa in un altro senso).
Ottimo, il tifoso sarà contento finalmente! Un presidente serio che fa sentire la presenza in tutte le aree della gestione societaria. No, affatto. Per niente, anzi. La notizia dell’errore invece di generare una testuggine di legionaria memoria, ha dato il via a un’orda barbarica che ha cominciato ad attaccare e demolire tutto ciò che gli si parava davanti. Ci sta lo scoppio all’inizio, la rabbia è una risposta istintiva, ma in teoria poi la mente si dovrebbe freddare e giungere a più miti consigli. Perché in questa cavolo di città non succede mai?
Attacchi dalle radio, attacchi sui social, attacchi sulla carta stampata (che personalmente non userei nemmeno come carta stracciata per gli attacchi d’arte con acqua e colla vinilica), attacchi ovunque. Incompetenti, dilettanti, fate ride, ridicoli, pagliacci e chi più ne ha più ne metta; si è giunti al punto di usare un errore da matita blu per rinfacciare ad altri tifosi (o presunti tali) scelte della passata gestione. Follia. Isteria di massa.
Ma noi non dovremmo essere tifosi? Il nostro compito non dovrebbe essere quello di difendere la squadra, i lavoratori di Trigoria, la società solo per il semplice fatto di chiamarsi Roma? Siamo più divisi noi di un tiramisù in un raduno di divoratori di torte, si guarda al proprio “idolo” piuttosto che al bene comune, ogni scusa è buona per spalare bitume addosso a chi siede al posto di guida. Non si perdona niente a nessuno, non si fanno prigionieri. Fatico a riconoscere la tifoseria più bella del mondo, leggendo certe pagine. Eppure lo abbiamo visto tutti, pure in palestra ce l’hanno scritto a caratteri cubitali: la forza del lupo è il branco, la forza del branco è il lupo.
In tutto questo la Roma fa silenzio. Più che per mancanza di argomenti, penso sia per un misto di sgomento e incredulità davanti a tanto livore riversato da chi da quel livore dovrebbe, invece, proteggerti. È un silenzio rumorosissimo.
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