Noi e la Roma inaugura una nuova rubrica settimanale che si spera possa piacere al pubblico dei cari lettori e delle gentili lettrici. E’ una rassegna romantica dedicata a quei giocatori che hanno vestito la maglia della nostra amata ma che difficilmente faranno parte di una Hall of Fame o di un red carpet di stelline stile Allianz Stadium. Purtuttavia essi faranno per sempre parte del nostro corredo di ricordi perché hanno saputo conquistare il cuore dei tifosi attraverso prestazioni costantemente ineccepibili: hanno rappresentato gli eroi silenziosi che portavano acqua ai fuoriclasse più quotati ed ancora oggi sono amati in modo del tutto spassionato. Non saranno mai dimenticati ed abbiamo deciso, nel nostro piccolo, di celebrarli come meritano.
Sieti pronti? E allora fiato alle trombe Turchetti avrebbe detto il mitico Mike.
Estate 1987, il campionato appena concluso è stato deludente: la squadra che un anno prima aveva lottato per il titolo perso sciaguratamente nella nefasta partita contro il Lecce, si è piazzata al settimo posto ed è fuori da ogni competizione continentale.
Il Presidente Viola, dopo aver incassato le dimissioni del rettore di Torsby a due giornate dalla fine della rassegna nazionale, è consapevole della necessità di rifondare la compagine giallorossa e richiama al capezzale il buon vecchio Liddas il quale chiede subito un repulisti assoluto: arriveranno Fulvio Collovati e Gianluca Signorini che formeranno la nuova coppia difensiva, il tedesco che vola Rudi Voeller, Roberto Policano, Sergio Domini e il buon Tonino Tempestilli.
Il Presidentissimo deve però affrontare un grosso problema: il Milan di Berlusconi vuole Carlo Ancelotti e lo vuole a tutti i costi senza badare a spese. Il giocatore che ha 27 anni e si porta dietro più di qualche acciacco, sa che la Roma non potrà più competere per il titolo ed è consapevole che questa può essere l’occasione per continuare a vincere. Il buon Viola cerca di tirare la corda finchè può ma, da dirigente avveduto, non può fare altro che cedere il giocatore ai rossoneri incassando la considerevole cifra di 5,8 miliardi.
A questo punto bisogna trovare il sostituto del mitico Carletto e la ricerca porta subito i suoi frutti: arriva dalla Juventus per la cifra di circa 3 miliardi indovinate chi? Lionello Manfredonia: sembra uno scherzo, nessuno ci può credere eppure è proprio vero. Sarà lui, l’odiato Lionello che ha vestito le maglie di Lazio e Juventus a dover sostituire il mitico Ancelotti la cui partenza ha infranto tanti cuori compreso quello di chi scrive queste modeste righe.
La Curva Sud si spacca e nasce il GAM ovvero il Gruppo Anti Manfredonia che non perdonerà mai al giocatore il suo passato vissuto con le maglie di squadre da sempre osteggiate: sarà un estate piuttosto infuocata per il Presidente Viola che però non arretrerà di un millimetro rispetto alla sua scelta che continuerà a sostenere sempre con vigore e convinzione.
Il calciatore, da grande professionista, è consapevole di trovarsi al centro di una disputa senza precedenti ma rispetta le opinioni di tutti, lavora e si allena silenziosamente: il 13 Settembre 1987 gioca la sua prima partita in campionato ad Ascoli e da quel momento parte la sua travagliata scalata ai cuori giallorossi. Sempre in silenzio e con la massima professionalità giocherà con la maglia della Roma ben 94 partite segnando sei reti: l’ultimo match della sua carriera lo gioca Bologna il 30 Dicembre 1989 ed è una delle pagine più drammatiche ed al tempo stesso commoventi della nostra storia.
È l’ultimo sabato degli anni Ottanta: la Roma sta per scendere in campo al Dall’Ara di Bologna, in un pomeriggio dalle temperature polari ( meno 5 gradi sotto zero) e dopo appena cinque minuti e 40 secondi, Lionello il silenzioso anticipa di testa Bruno Giordano, lo insegue per qualche metro verso la linea di fondo poi si incammina verso il centro dell’area prima del corner, all’improvviso si accascia a terra senza che nessuno lo tocchi, si porta le mani al petto e crolla a terra, in avanti.
Ironia della sorte il primo ad accorgersi della gravità della cosa è il suo ex compagno di squadra Bruno Giordano che richiama prontamente l’intervento della panchina romanista: il massaggiatore della Roma, Giorgio Rossi, gli apre le mascelle serrate grazie a un particolare tipo di forbici, dette di Hemark, con una specie di picchio che può creare un varco e aprire la bocca mentre Ernesto Alicicco, medico della Roma, gli pratica massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca.
Alle 14.42 lascia lo stadio in ambulanza, dopo sette minuti arriva all’Ospedale Maggiore. Qui il dottor Franco Naccarella fa ripartire il suo cuore solo alla quinta scarica elettrica e Manfredonia si risveglierà dopo oltre 40 ore.
Al suo capezzale accorre la moglie che era a Roma ed una marea di tifosi : la disputa all’interno della Curva Sud non ha più motivo di esistere perché Lionello il silenzioso aveva già conquistato tutti i sostenitori giallorossi, anche i più scettici che ora invece gli sono accanto e lo vegliano con amore sconfinato.
Sarà costretto ad abbandonare il calcio e per sempre.
Resterà sempre nei nostri cuori il Lionello silenzioso ma di grande carattere: aveva detto no ad Agnelli che nel 1984 già lo voleva alla Juve, aveva litigato con Bearzot che ai Mondiali del 1978 gli aveva preferito Cuccureddu perdendo così definitivamente la nazionale, aveva difatti spaccato la Curva Sud ma ha sempre vinto tutte le sue battaglie, come tutti i grandi, in silenzio e con il lavoro duro.
“Voi dei Parioli siete sempre pallidi, noi di Nettuno invece siamo sempre abbronzati” così scherzava Bruno Conti che lo prendeva bonariamente in giro.
Grazie di tutto Lionello e buona vita.
BRUNO IANNIELLO
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