«La Garde recule!», “la guardia si ritira!”, fu il grido che si diffuse immediatamente in tutto l’esercito francese. L’imbattibile Vecchia Guardia era stata messa in fuga e la battaglia era persa.
Questo accadde all’invincibile esercito Napoleonico in quel di Waterloo, la più sanguinosa battaglia mai combattuta da parte dell’Imperatore còrso che ne determinò la caduta del suo astro.
La norvegese Bodo, nella parte più settentrionale del paese scandinavo praticamente a due metri dal Polo Nord, la Roma fieramente esibisce la quarta maglia ideata dalla NB dov’è cucito sul petto lo storico stemma della società. Mourinho, in previsione del più ben importante incontro contro i partenopei, cambia ben nove undicesimi della sua formazione tipo e non solo per far riposare quei calciatori che sono sempre chiamati ad essere presenti, ma anche per offrire una passerella europea ai giocatori che sono fuori dall’idea di squadra del nostro allenatore e che Pinto cercherà di vendere durante la sessione invernale del calcio mercato.
Peccato che l’esibizione di gente che da tempo si sente fuori dal progetto dello Special One, non pare aver molta grinta nel dimostrare il proprio valore. Inutile fare nomi che tutti i tifosi conoscono bene e, forse, era anche inutile da parte del mister di rendere ancor più evidente alla proprietà, tutti i limiti di una squadra che è stata ereditata dalle precedenti gestioni.
Possiamo, noi tifosi, giustificare una prestazione sotto tono a causa del freddo gelido e dell’inusuale campo sintetico ma a tutto dovrebbe esserci un limite.
Al di sotto di due gol neppure disposti in campo, la Roma B ha avuto la forza di dimezzare lo svantaggio con una rete di Carles Perez e questo ha illuso i 400 indomiti tifosi che si erano sottoposti ad un massacrante viaggio per stare al fianco degli amati colori, nonché tutti quelli che la seguivano da casa.
Nulla di più errato credere ad un pareggio che non sarebbe mai giunto e ad una vittoria che pareva essere più che lecita da prima della classe del girone. Il Bodo, affatto spaventato dalla presenza di Mourinho che nell’intervallo aveva provveduto ad irrobustire la squadra con i cambi di Pellegrini, Shomurodov, Abraham, Cristante e Mkhitaryan, proseguiva la sua onesta e limpida partita che, alla fine della giostra, li ha visti maturare un tondo 6-1 che neppure un prodigo Babbo Natale avrebbe potuto regalare.
Non c’è stato un giocatore esente da colpe, dal momento che tutti non si sono assolutamente applicati ne come spirito di squadra, ne come dipendenti rispettosi del proprio datore di lavoro.
Capiamo che la Conference League sia più un problema che un’ambita competizione ma prendere sei schiaffoni sei, è assai doloroso per noi tifosi che abbiamo sperato in un repentino cambio di direzione dopo tanti anni spesi nell’oscurità. Appigliarsi agli errori-torti arbitrali è sempre un comodo giustificativo dal momento che, da quanto la Roma è nata nel 1927, ha dovuto combattere sul campo per ottenere le meritate vittorie anche nei confronti del potere del palazzo. L’ing. Viola Dino e il cav. Sensi Franco ne sanno qualcosa e potrebbero suggerire alcuni metodi di combattimento che non siano propriamente le strategie di Bonaparte in quel di Waterloo.
Contro il Napoli che Roma dobbiamo aspettarci? È questa la domanda alla quale tutta la squadra deve rispondere.
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