Nel frenetico mondo del calcio stabilire una scala di valori è fin troppo facile: c’è il valore economico del club, quello del botteghino, quello dato dagli sponsor che staccano gli assegni, quello dei singoli giocatori che compongono la rosa e quello dell’allenatore. Il problema che salta subito all’occhio è che sono tutti valori legati, in qualche modo, ai soldi.
Ma c’è un valore nascosto alla vista ben più importante e che merita, secondo me, un degno approfondimento: il valore sociale. Quanto vale, nella nostra vita quotidiana, la Roma? Per il sottoscritto è una ragione di vita vera e propria, ma a fronte del mio amore incondizionato cosa fa lei per me? Regalarmi emozioni sempre nuove, esaltazioni frenetiche e depressioni abissali, fino a scadere nelle incazzature vere e proprie, mi verrebbe da rispondere di getto. Sono tutte sensazioni che ogni club in fondo regala a ogni suo supporter, ma la Roma fa di più. E non se ne parla abbastanza.
Non sono molto ferrato in materia, ma se dovessi andare a braccio potrei nominare svariate iniziative intraprese dalla società giallorossa per intrecciarsi sempre più nel tessuto sociale della città e non solo: la “Scuola di Tifo”, con i giocatori mandati nelle scuole (o in video-conferenza durante l’emergenza Covid) a parlare con i ragazzi di quanto sia importante il rispetto dell’avversario, sia sul campo che sugli spalti; la consegna di beni di prima necessità agli anziani durante il periodo di quarantena imposto dallo Stato; la bellissima intervista al tifoso, da poco scomparso, scampato ai campi di prigionia nazisti durante la guerra; la decisione, per il secondo anno consecutivo, di presentare i nuovi acquisti sui social in relazione con le immagini di minori scomparsi in tutto il mondo.
Proprio di quest’ultima iniziativa vorrei parlarvi: è notizia di poche ore fa che un’adolescente italiana inclusa nei video di annuncio degli arrivi di Smalling, Mayoral, Kumbulla e Pedro è stata ritrovata in salute. È la settima tra i minori ritrovati tra quelli inclusi nei video “Missing Children” della Roma.
Di questa lodevole proposta è stato scritto più volte da molti media internazionali, prima tra tutti la BBC. Numerosi sono stati i tweet di apprezzamento delle varie fondazioni per il ritrovamento delle persone scomparse. Personalmente, ho letto messaggi di genitori alla ricerca dei propri figli, che, ignari della cosa, si sono ritrovati con la loro voce amplificata da questi post sui social di una squadra di calcio, lontana chilometri dalla loro realtà e a volte, anche letteralmente dall’altra parte del mondo.
Incredibile che una realtà sui social, relativamente piccola come la nostra (1,8 milioni di followers solo su Twitter, contro i 34 del Barcellona o i 15,5 del Liverpool o i 5 del Bayern Monaco), sia riuscita a portare un messaggio tanto importante nel mondo e a raggiungere un traguardo così entusiasmante. Non voglio dire che queste sette anime sono state riconsegnate all’amore della propria famiglia per merito della Roma, ma sicuramente l’opera di sensibilizzazione sul tema ha prodotto un risultato che non possiamo ignorare.
E in Italia come è stata narrata questa vicenda? Sicuramente con titoli sui giornali, servizi alla televisione; se ne sarà parlato a lungo nelle radio romane, sopratutto nei periodi in cui di notizie non ce ne erano e sarebbe stato importante diffondere un messaggio del genere nella città. No. È passato tutto sotto silenzio o quasi. Si, magari qualcuno avrà raccontato dei post sui social della Roma e avrà lodato la società, ma poi è finita lì. Nessuno che abbia mai ricordato l’iniziativa sopratutto nei momenti del primo ritrovamento o del secondo o del terzo, figuriamoci se inizieranno a farlo dal settimo.
In compenso, sappiamo quante auto ha Cristiano Ronaldo, quanto porta di scarpe la moglie, il piede preferito del figlio e con cosa fa colazione la famiglia del portoghese. Eh si, queste sono cose fondamentali da raccontare, chi vuoi sia interessato a ritrovare bambini scomparsi?
Io ringrazio la Roma ogni giorno, ma quando fa queste cose di più.
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