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Il sistema di gioco di Fonseca – Prima Parte

Il sistema di gioco di Fonseca – Prima Parte

Il periodo allo Shakhtar Donetsk

Nel 2016 l’allenatore portoghese Paulo Fonseca venne chiamato a sostituire un ‘guru’ del calcio europeo Mircea Lucescu. Lucescu vinse in Ucraina 22 trofei in 12 anni e già questo lascia intuire l’arduo compito a cui era destinato Fonseca.

Fonseca, al suo arrivo, non stravolse la squadra, anche perché aveva tra le mani un meccanismo quasi perfetto.

Il modulo di gioco restò quello di Lucescu, ma apportò delle ‘migliorie’ che sono in realtà dei principi, che porterà anche in futuro nella sua esperienza a Roma.

Il più semplice, ma anche uno tra i più difficili da attuare, è il dominio della partita.

Per imprimere, soprattutto a livello psicologico e mentale al team, questo principio ci vuole molto tempo e pazienza.

La squadra, per Fonseca, deve sempre tentare di dominare la partita, sia che giochi in casa che in trasferta. Non importa la bravura o la quotazione dell’avversario.

Il modulo di gioco, anche se per gli analisti è un concetto molto variabile e flessibile nelle varie fasi di gioco, è il 4-2-3-1.

Ho diviso l’articolo in due parti. Questa è la prima parte in cui cerco di analizzare tatticamente il sistema di gioco adottato da Fonseca prima di approdare alla Roma. Seguirà una seconda parte che ci riguarda da vicino, descrivendo la sua nuova visione tattica a Roma.

Leggendo la storia nel suo complesso, desidererei stimolare il lettore alla comprensione dell’attuale sistema di gioco della Roma e di come possa migliorarsi, partendo dal contesto ‘Shakhtar’ verso la nostra realtà.

Certamente il lettore troverà delle lacune negli interpreti, che ora la Roma non ha in rosa, ma che spero in futuro possa avere.

La squadra

Fonseca schierava solitamente Pyatov in porta. Portiere esperto e affidabile. I terzini erano Butko a destra e Ismaily a sinistra. Butko subentrò dopo la squalifica inflitta all’ex capitano Srna per doping.

Il sostituto di Butko fu Petriak, mentre quello di Ismaily era Azevedo.

La difesa veniva completata da Rakitskiy e Ordets. Il primo ha una buona visione di gioco ed è abile nell’impostazione (sono famosi i suoi lanci lunghi millimetrici), schierato spesso nel centro sinistra in quanto mancino.

Non ha avuto un gran successo fuori dall’Ucraina, nonostante fosse stato inserito tra i migliori calciatori nati dopo il 1989 da ‘Don Balòn’.

Ordets invece è più disciplinato e molto possente dall’alto dei suoi 194 cm.

Le riserve dei centrali furono Krivtsov e Khotcholava.

Il centrocampo era il fulcro del gioco, vedremo in seguito l’importanza di questa coppia. Coppia composta da Fred e da Stepanenko.

A tutt’oggi Fred è l’oggetto del desiderio di molte squadre visto che unisce tecnica brasiliana a disciplina tattica di stile europeo.

Ingaggiato dal Manchester United, non ha mai trovato quel feeling con il calcio inglese, forse anche per la sua statura sotto la media per la Premier League.

Fred nasce come terzino offensivo, per le sue capacità atletiche di corsa e scatto, e viene spostato ad ala sinistra durante la carriera.

Approdato in Ucraina, Lucescu, lo schiera come trequartista e poi come regista di centrocampo, in modo da arretrare il suo gioco.

Ottima tecnica individuale e abilità nel palleggio e nel dribbling fanno di lui un elemento imprescindibile nel sistema di Fonseca. Si inspira a Fernandinho sia per le doti tecniche che per le caratteristiche fisiche.

Stepanenko è invece l’interditore di questa squadra, polmoni, corsa e grinta.

La riserva del duo citato era incarnata da Alan Patrick.

Il terzetto di trequartisti era composto dai calciatori che apportavano il talento e la fantasia alla squadra. Calciatori di livello europeo che sono stati obiettivi delle più importanti compagini europee. Bernard agiva a sinistra. Taison, invece, partiva solitamente da centrale. Posizioni flessibili, in quanto spesso i due si scambiavano di posizione. Sulla destra agiva Marlos, un altro brasiliano naturalizzato ucraino.

Difficile ritagliarsi uno spazio di fronte a questi trequartisti, comunque la riserva era Kovalenko.

In attacco, il ‘falso nueve’ era Facundo Ferreyra, molto abile nell’aiutare la squadra durante la manovra offensiva.

Il ruolo di centravanti veniva interpretato da Ferreyra, che cercava spesso un gioco di sponda per il compagno di reparto, o accompagnava gli inserimenti dei centrocampisti.

Centravanti agile nei movimenti e con un ottimo stacco di testa, il calciatore argentino con passaporto italiano fu spesso accostato dai giornalisti argentini, all’ex calciatore cileno Marcelo Salas.

Il sostituto di Ferreyra era Dentinho.

Strana storia quella di Bruno Ferreira Bonfim detto Dentinho.

Ad iniziò carriera fu scartato dal San Paulo e dal Santos, in patria, per la sua gracile corporatura. Non ha certo un fisico da calciatore. Non demorde e gioca nel Corinthians, ma dopo pochi anni decide di accettare la sfida ucraina.

Famoso fu il suo rifiuto, che lo portò al limite dell’esclusione dalla squadra, quando nel luglio del 2014, si rifiutò di tornare in Ucraina dopo una partita amichevole dello Shakhtar, in quanto era scoppiato il conflitto tra l’esercito ucraino ed i separatisti filo-russi. Qualche giorno prima c’era stata la tragedia del volo della Malaysia Airlines, che forse fu un’altra causa del rifiuto del brasiliano.

La filosofia di Fonseca

Forse, proprio Fonseca riassume, nelle sue interviste, la filosofia del gioco che vuole che la sua squadra adotti:

  • Non rinnegare l’identità di squadra contro chiunque
  • Avere il pallone e dominare la gara

Le costanti tattiche del sistema di gioco di Fonseca si evidenziano nelle varie fasi della gara.

In fase di possesso della sfera, è di fondamentale importanza il lavoro dei terzini. La prima arma a disposizione della squadra di Fonseca era evidenziata dalle sovrapposizioni e dai cross sulle fasce. Lavoro egregiamente compiuto da Ismaily sulla sinistra, che sfrutta la sua velocità creando un asse eccezionale grazie ai dialoghi con Taison e Bernard.

Come evidenziato nelle descrizioni degli uomini a disposizione, Stepanenko è l’uomo della copertura alla difesa, abbassandosi anche tra i due centrali nella fase di impostazione dell’azione.

Fred è l’arma in più. Sviluppa il gioco a centrocampo e si inserisce in fase offensiva all’occorrenza grazie al lavoro del trequartista centrale Taison. Quasi un tutto-campista.

Un’ulteriore punto di forza sono i cambiamenti frequenti di posizione da parte dei trequartisti. Questo forniva pochissimi punti di riferimento alla retroguardia avversaria.

La riuscita era dovuta all’imprevedibilità, fantasia, e tecnica sopraffina dei tre trequartisti.

Un lavoro del genere, oltre ad alterare gli equilibri nelle marcature pianificati dalla squadra avversaria, creava una superiorità numerica. Inoltre, il cambio di posizione causava il cambio di ritmo alla gara e quindi l’occasione propizia da rete.

Butko invece restava più frequentemente a difendere rispetto al compagno sulla fascia opposta.

La fase opposta, quella di non possesso, è per la squadra di Fonseca un mix delle varie filosofie adottate nel calcio europeo moderno degli ultimi 10 anni.

Questo atteggiamento lasciava liberi i centrali avversari di impostare l’azione, pressando, però, con due attaccanti in modo da impedire la ricezione della sfera al regista o al mediano avversario.

Questo avveniva mantenendo ben strette le due linee di difesa e di centrocampo, molto alte, quasi a ridosso della linea di centrocampo.

Quando la squadra si compattava a 4-4-2, Taison affiancava Ferreyra, molto simile alla posizione di Perrotta assunta nella Roma di Spalletti del 2006 con Totti ‘falso nueve’.

Ovviamente Bernard e Marlos si abbassavano sulla linea dei centrocampisti per fare da ausilio ai terzini.

La ripartenza avveniva dalla trequarti difensiva dove restava il solo Ferreyra in posizione avanzata per effettuare lo smarcamento preventivo e far risalire la squadra.

Le varie fasi di gioco

Fase di possesso

La fase di possesso ha nella fase di costruzione dell’azione il biglietto da visita di come la squadra voleva approcciare la gara.

La costruzione partiva da Rakitskiy. Il centrale mancino si allargava a sinistra e Ordets faceva altrettanto a destra in modo da far abbassare Stepanenko in mezzo ai due.

Fonseca adottava la ‘salida Lavolpiana’. La Salida Lavolpiana è un sistema per far progredire l’azione dal basso, sviluppato inizialmente per facilitare l’uscita del pallone dalla zona dei due centrali difensivi, quando contrastati da due giocatori offensivi avversari. Questo sistema, molto schematicamente prevede che, in fase di costruzione bassa, un centrocampista si abbassi tra i due centrali difensivi. Lo spazio necessario ad accogliere il centrocampista è creato dall’allargamento dei due difensori centrali che, a loro volta, sfruttano quello creato dai terzini che alzano la propria posizione fino (almeno) alla linea dei centrocampisti. Si crea così una linea arretrata di tre difensori, che può garantire superiorità numerica e talvolta posizionale, agevolando appunto l’uscita del pallone manovrata partendo dal basso.

A questo punto diveniva cruciale la posizione di Fred, che cercava la zona-luce, dove poter ricevere palla. Appena ciò avveniva i terzini si alzavano sulle fasce.

L’importante in questa fase era non regalare il pallone all’avversario, cosa che poteva anche capitare con le squadre che effettuano un pressing alto, come il Napoli affrontato in Champions League, di cui vi suggerisco di vedere il video.

Si cercava in tal caso di arretrare gestendo la sfera anche dentro l’area di rigore, con l’intento di ricercare l’uomo libero dietro le linee di pressione avversarie.

Qualora il pressing fosse diventato ingestibile, Pyatov stesso lanciava direttamente i terzini, in modo da scavalcare la prima linea di pressione avversaria.

Questo permetteva una ripartenza veloce.

Lo sviluppo del gioco avveniva palla a terra in velocità. Questo sviluppo era molto agevolato dalla tecnica dei brasiliani Fred e Taison. Quest’ultimo spesso si abbassava per costruire l’azione svariando anche sul lato sinistro per dialogare e sfruttare la sovrapposizione di Ismaily. Questo spostamento portava al conseguente accentramento di Bernard.

Importante in tale fase era il mantenimento del possesso e il cambio di ritmo, dato spesso dalla velocità dei trequartisti e di Ismaily.

Nella porzione di campo della trequarti avversaria si doveva allargare il gioco sugli esterni sfruttando le catene laterali (accoppiata terzino-trequartista esterno) e le sovrapposizioni dei terzini per arrivare ai cross dal fondo.

Laddove si fosse riscontrata una chiusura da parte della compagine avversaria, si doveva optare per la ricerca della triangolazione, fatta da scambi stretti tra i trequartisti e la punta Ferreyra, sfruttando la sua abilità nel far salire la squadra e nel giocare di sponda sia con la palla alta che bassa.

Si cercava, insomma, di creare la superiorità in modo da scardinare la difesa avversaria ed arrivare alla conclusione sfruttando le doti tecniche dei tre trequartisti e della punta, e nell’abilità nel dribbling uno contro uno degli interpreti.

Dopo questa fase di rifinitura, avveniva la fase di finalizzazione.

Questa fase era affidata spesso all’innesco di Taison, Bernard o anche Ismaily.

Punto di forza sono le triangolazioni sullo spazio stretto dei tre trequartisti, grazie alle loro abilità tecniche.

Un punto, non di minor rilievo, era la ricerca dell’inserimento di Fred o per liberare lo spazio ai tiratori da fuori come Bernard (destro), Marlos (mancino), che si facevano trovare smarcati in zona-luce al limite dell’area avversaria.

Ripartenze

Al recupero della sfera, la squadra ripartiva velocemente con molti uomini, in modo da prendere di sorpresa la squadra avversaria.

Sfruttando la sponda di Ferreyra, che si smarcava in anticipo, si abbassava e in tal modo favoriva gli inserimenti dei compagni.

In questa fase sono particolarmente utili uomini chiave come Taison e Bernard, in quanto in grado di far cambiare il ritmo alla gara e portare avanti la sfera in modo veloce.

Importante era anche la sovrapposizione di Ismaily che ‘portava’ via gli avversari, liberando in tal modo lo spazio per le incursioni dei compagni.

In generale, si ricercava costantemente l’uomo libero in modo da attirare gli avversari sul portatore di palla e ciò premiava le sovrapposizioni dei compagni che seguivano l’azione.

Fase di non possesso

Come anticipato in precedenza, la squadra concedeva la costruzione bassa all’avversario, senza effettuare un pressing offensivo esasperante. Questo permetteva di mantenere i reparti più vicini e compattarsi in 4-4-2, cercando la chiusura delle linee di passaggio.

La pressione doveva iniziare sulla trequarti avversaria. Se l’attacco si sviluppava sulla fascia, il terzino alzandosi in pressione veniva coperto da Stepanenko che si abbassava sulla linea difensiva.

La palla persa richiedeva alla squadra il recupero del possesso aggredendo con più uomini il portatore di palla avversario.

Conclusioni

Questo sistema di gioco presenta come punti di forza l’identità di squadra, che certamente non si snatura e che cerca di giocare in modo offensivo anche contro avversari di un certo spessore.

I terzini e i trequartisti spesso alti nella posizione in campo costringevano le ali avversarie a giocare lontano dalla porta.

La quantità di calciatori brasiliani di elevato livello tecnico era un plus che poche squadre in Europa potevano permettersi.

Grazie al lavoro di Lucescu, molti meccanismi erano oliati e si era acquisita un’ottima esperienza a livello internazionale.

Le note negative riguardavano l’impostazione, non sempre all’altezza, che concedeva molti tiri nello specchio all’avversario.

Questo sistema di gioco soffriva le verticalizzazioni delle punte avversarie, anche con la difesa schierata e questo è un limite sopperibile solamente con l’elevazione del livello degli interpreti in difesa.

Ma come si è evoluto il gioco di Fonseca alla Roma?

To be continued and stay tuned….

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