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IL RUDE CICCIOBELLO – STEFANO DESIDERI

Esiste un solo cicciobello per il tifoso romanista ed è lui: Stefano Desideri, di professione centrocampista, nato a Roma il 1965, dotato di un cuore immenso e di un grande tiro dalla distanza che ha piegato le mani a tanti portieri del nostro campionato a partire dalla seconda metà degli anni ottanta fino ai primi anni novanta.

E’ un prodotto del fervido vivaio giallorosso e nella stagione 1983-1984 conquista il titolo nazionale nella Primavera allenata da Romeo Benetti in cui militano tra l’altro il Principe Giuseppe Giannini, Fabrizio Di Mauro e Paolo Baldieri che successivamente formeranno l’ossatura della prima squadra.

Nel 1984 viene prestato al Piacenza per farsi le cosiddette ossa, torna nella capitale un anno dopo agli ordini di Sven Goran Eriksson che lo impiegherà soprattutto in Coppa Italia , difatti realizza uno dei due gol, proprio nella finale del torneo nazionale disputata contro la Sampdoria, che porterà i giallorossi alla conquista del trofeo.

Nella campionato 1986/1987 verrà impiegato come tornante di fascia salvo poi, nella stagione successiva, a seguito della cessione di Ancelotti al Milan, acquisire definitivamente la maglia da titolare come centrale di centrocampo in sostituzione di Carletto da Reggiolo.

Nella stagione 1989/90, con l’avvento di Gigi Radice, formerà insieme a Lionello Manfredonia, Giuseppe Giannini e Fabrizio Di Mauro il centrocampo dei romani, ovvero degli indomiti leoni pronti a sbranare gli avversari nel catino bollente dello Stadio Flaminio.

E’ la Roma testaccina, quella che piace ai tifosi perché in campo spende tutte le sue energie senza mai risparmiare impegno e determinazione: il rude cicciobello (così chiamato affettuosamente dai tifosi per la sua corporatura leggermente tondeggiante e tarchiata) si rivelerà l’anima di quella squadra: sempre pronto ad aiutare i compagni in difficoltà, sempre pericoloso da fuori area con il suo tiro forte, potente e preciso che porta alla mente le saette di Agostino di Bartolomei: segnerà ben 10 gol, tutti molto belli, di cui si ricordano uno al Cesena, alla sesta giornata, che porta inaspettatamente in vetta alla classifica la tanto bistrattata Roma ed un altro alla Juventus, estremamente pregevole per esecuzione e freddezza con un colpo di testa di rara bellezza che regalerà la vittoria ai giallorossi.

E si, proprio la Juventus sarà la vittima preferita di Stefano Desideri che già due anni prima le aveva segnato una doppietta nella splendida partita disputata allo Stadio Olimpico il 28 Febbraio 1988.

Il giocatore si sente a suo agio nel centrocampo giallorosso di cui diviene il leader incontrastato assieme all’amico di sempre Peppe Giannini.

Nella successiva stagione 1990- 91, con l’avvento di Ottavio Bianchi sulla panchina, troverà la sua consacrazione definitiva con la conquista della Coppa Italia e della finale Uefa persa sfortunatamente nel doppio match contro l’Inter.

Sarà la sua ultima stagione con i colori giallorossi: il grande Dino Viola sale in cielo e con l’avvento del re delle acque minerali, ultimo patron di marca democristiana, al secolo Giuseppe Ciarrapico, si aprono le porte della cessione all’Inter che lo rileva per 7 miliardi in un affare portato a termine in collaborazione con la Juventus che sostanzialmente finanzia l’acquisto del giocatore per poter far tornare alla base Giovanni Trapattoni, reduce dalla fortunata parentesi sulla panchina nerazzurra.

Cicciobello non vuole assolutamente trasferirsi a Milano ma si piega al volere della nuova proprietà che ha necessità di risanare le malandate casse societarie: accetta quindi a malincuore la nuova destinazione ma non sarà più lui anzi le prestazioni saranno negative ed i pessimi rapporti prima con Corrado Orrico e poi con Luis Suarez, lo spingeranno a chiedere il trasferimento all’Udinese ove troverà un tecnico lungimirante quale Albertino Bigon che lo trasformerà in libero: in maglia bianconera farà bene e segnerà addirittura, all’ultima giornata di campionato, il gol dell’ex alla Roma che consentirà ai friulani di giocarsi lo spareggio salvezza poi vinto contro il Brescia.

Chiude quindi la sua carriera a Livorno nel 1998.

Cosa resta di Stefano Desideri? Un dolce ricordo di un grande centrocampista e di un uomo schivo e di poche parole, sempre concentrato ed attento a far bene il suo lavoro.

Resta il ricordo di uno dei più appassionati interpreti del suo ruolo, capace di totalizzare la bellezza 130 presenze e ben 24 gol, quasi tutti decisivi e determinanti per le fortune giallorosse.

Non ha avuto però la stessa fortuna con la maglia azzurra perché in quel ruolo si esibiscono mostri sacri inattaccabili quali Salvatore Bagni, Nando De Napoli, Carlo Ancelotti, Nicola Berti e Massimo Crippa, solo per citarne alcuni.

L’indomito e rude cicciobello, gladiatore di tante battaglie vinte, attualmente lavora, sempre in silenzio come è nel suo carattere che non è affatto cambiato nel corso degli anni, nel settore giovanile della Roma al fianco del responsabile e amico Bruno Conti ma porta ancora nel suo cuore tutta l’ardore e la passione di quegli anni vissuti con il cuore costantemente in tumulto.

In una delle rare interviste rilasciata qualche anno fa ricordava il suo trasferimento all’Inter:                   «È stato un brutto momento per la mia carriera. I mesi compresi tra la morte di Viola e l’avvento di Ciarrapico furono complicati. Rifiutai il trasferimento, non volevo lasciare la Roma. La società aveva bisogno di fare cassa, era in difficoltà: i presidenti si misero d’accordo e non riuscii più a oppormi. A quei tempi decidevano i club, oggi è diverso i giocatori con il supporto dei procuratori hanno maggior potere decisionale. All’Inter disputai una stagione positiva, ma c’erano dei problemi di squadra. L’anno successivo scelsi l’Udinese per ritrovare un po’ di serenità e poi ripartire da una grande, invece ho finito per restare in Friuli quasi fino al termine della carriera».

Tra i suoi rimpianti la tragica partita Roma Lecce dell’Aprile 1986 e la finale di Coppa Uefa contro i nerazzurri del 1991 ed è proprio quest’ultima partita, quella di ritorno disputata a Roma in una sera del 1991 che ricorda ancora con entusiasmo:  “E’ stata la partita che mi è rimasta nella testa, insieme ad un’altra.”.

Anche noi ricordiamo ancora quella partita con un misto di orgoglio e delusione: uno stadio Olimpico stracolmo, l’incitamento incessante dei tifosi, il gol di Rizzitelli ed un centrocampista un po’tarchiato che volava sulle ali di un cuore indomito ed innamorato.

Grazie ancora di tutto rude cicciobello.

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