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Gianluca Petrachi, a posteriori

Gianluca Petrachi non è tipo da passare inosservato e negli ultimi tempi, a differenza della fama che lo ha sempre accompagnato di dirigente taciturno e silenzioso, ha rilasciato dichiarazioni che hanno fatto rumore non ultime quelle rilasciate nella giornata di Venerdi 2 Ottobre all’emittente radiofonica Radio Radio.

Non tedierò i cari lettori ripetendo tutto ciò che il noto Dirigente salentino ha affermato in quanto le parole spese nel corso della detta intervista hanno fatto il giro dell’etere romano e nazionale.

Propongo a chi avrà la pazienza di leggere le modeste righe un gioco che si avvicina ad una simulazione: se Petrachi si fosse trovato in un aula di tribunale a deporre in qualità di teste sarebbe stato attendibile oppure no?

Cerchiamo quindi di analizzare pacatamente e serenamente, come direbbe il buon Gigi Marzullo, alcuni suoi pensieri espressi nel corso della chiacchierata: Gianluca Petrachi afferma di uscire “mortificato” dall’esperienza romanista in quanto si era presentato a Trigoria con grande entusiasmo credendo nel progetto (termine ormai più che abusato) e che si era visto costretto ad affrontare una diatriba con il suo ex Presidente Urbano Cairo per poter finalmente coronare il suo sodalizio con i colori giallorossi.  

Il Toro di Lecce ha dichiarato altresì di essere stato sostenuto dalla società fino a Dicembre – Gennaio salvo poi scoprire che trapelavano all’esterno notizie che dovevano restare nel segreto dello spogliatoio a causa di persone che “erano lì e non faceva nulla”.

Lo stesso Petrachi, sempre dopo sei mesi dal suo avvento, scopre “ di non trovare alle proprie spalle le figure giuste, anzi, magari qualcuno prega che le cose vadano male perché il rigore e la disciplina di questo direttore non è congruo alle situazioni degli altri anni allora hai già perso in partenza. Nelle difficoltà si esaltano le persone. Questa forma di unione e compattezza a Roma non c’è mai stata, anzi. Ognuno parlava male dell’altro.  Se tu società non mi dai modo di allontanare certi soggetti io perdo uguale”.

Il Dirigente continua nel suo racconto ed afferma di aver chiesto nel mese di Dicembre del 2019 un confronto con Pallotta che però non gli ha mai risposto e lui stesso capisce che qualcuno “gli stava scavando la fossa in maniera subdola”.

Ciò nonostante afferma di essere andato comunque avanti per la sua strada.

A questo punto sorge spontanea una doverosa domanda da parte dell’ingenuo osservatore: per quale motivo il buon Petrachi non ha rassegnato immediatamente le dimissioni stante la situazione di estrema gravità che egli stesso ha raccontato minuziosamente salvo poi omettere dei dettagli piuttosto importanti di cui ci occuperemo da qui a poco?

Mistero della fede.

Altro quesito altrettanto spontaneo che sorge a seguito delle dichiarazioni di cui sopra: quali sono le persone che gli hanno scavato subdolamente la fossa e che facevano filtrare all’esterno le notizie riservate? Avranno certo un nome e cognome anche le persone che pregavano affinchè le cose andassero male.

Immaginiamo sia stata mera dimenticanza non aver indicato con precisione i loschi figuri che probabilmente ancora oggi si aggirano indisturbati per Trigoria intenti a far danni alla nostra amata Roma.    

Non intendiamo addentrarci nell’operato del Direttore Sportivo in merito alla sua campagna acquisti – cessioni perché sarebbe operazione del tutto strumentale: sappiamo benissimo che tutti i dirigenti dispongono di margini di autonomia più o meno estesi e cercano di fare ciò che è loro consentito nei limiti delle possibilità finanziarie del club che li assume.

Solo la storia potrà fornire un giudizio definitivo e veritiero sulla bontà delle operazioni condotte da Gianluca Petrachi ed allo stato attuale i responsi non possono essere ancora forniti in quanto prematuri.  

In questa sede stiamo solo cercando di capire quanto possa essere stato attendibile ed oserei aggiungere credibile il buon Gianluca nella intervista rilasciata alla emittente radiofonica: egli continua a ripetere quasi come una mantra di aver chiesto la protezione e l’aiuto di Pallotta in quanto sapeva che continuando in quel modo “la sua morte sarebbe stata lenta ed inesorabile”.

Insomma egli sbatte contro un muro di gomma ma nessuno gli presta soccorso eppure continua imperterrito la sua missione al pari del soldato che continua a combattere nella foresta ignaro del fatto che la guerra è già finita da un pezzo.

E credibile la storia del dirigente ormai esautorato dalle sue funzioni, consapevole del fatto di non poter più svolgere appieno il suo lavoro, che ha bussato a tutte le porte senza ricevere mai uno straccio di risposta ma che nonostante tutto ciò ha continuato stoicamente la sua battaglia contro i mulini a vento?

Lascio a ciascuno di voi la risposta.

Il buon Gianluca afferma di aver condotto il mercato in piena autonomia e di non aver mai ricevuto alcun condizionamento da Franco Baldini ed io ritengo sia stato sincero nell’affermare ciò purtuttavia tale dichiarazione mal si concilia con quella attraverso cui egli sostiene di essere uscito “mortificato” dall’esperienza giallorossa.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra gridò Gesù allorquando salvò una donna dalla lapidazione, facendo capire ai suoi accusatori che nessuno che ha peccato ha il diritto di giudicare.  

Gianluca Petrachi afferma di essere un cattolico fervente e non ci permettiamo di mettere in discussione la sua fede ma evidentemente qualcosa deve essergli nuovamente sfuggito nella sua narrazione non sempre fedele alla realtà dei fatti.

In occasione della presentazione di Mkhitaryan dichiara di aver allacciato dei contatti con l’Inter già nel Mese di Maggio (all’epoca era ancora Direttore Sportivo del Torino) in merito al possibile trasferimento di Dzeko facendo quindi scattare un procedimento ai suoi danni da parte della Procura Federale per violazione dell’articolo 7 del Regolamento dei direttori sportivi che vieta di prestare attività per una società mentre si è ancora tesserati per un’altra.

Il procedimento sarà poi archiviato con un nulla di fatto ma onestamente non ricordo un caso analogo a questo ovvero di un procedimento disciplinare che si apre a seguito delle dichiarazioni rese dalla stessa persona indagata.

Insomma un autogol clamoroso commesso da un Dirigente scafato ed esperto.

Nel corso della sua presentazione alla stampa promette ai giornalisti che sarà un Direttore Sportivo “omertoso” adoperando un termine del tutto inappropriato: la nostra gloriosa lingua offre una varietà di sostantivi altrettanto efficaci che ancora una volta sono sfuggiti al nostro Gianluca.

Il buon Petrachi ha altresì dimenticato di essere stato filmato da un videomaker, sempre da Direttore Sportivo del Torino, nell’androne dell’aeroporto di Fiumicino in compagnia di altri Dirigenti della Roma, di ritorno dalla missione svolta a Madrid per convincere Fonseca ad accettare l’offerta giallorossa.

Se avesse seriamente riflettuto su tali avvenimenti passandosi la cosiddetta mano sulla coscienza, forse non avrebbe rilasciato le suddette dichiarazioni.      

Certo il personaggio è spigoloso e diretto e non gode della simpatia del circuito mainstream, di questo siamo pienamente consapevoli, anzi pensavamo che questi lati del carattere potessero rappresentare un elemento di forza, pensavamo fosse salutare la presenza di una persona schietta e sincera capace di dire in faccia ciò che realmente pensa ma alla luce delle sue ultime dichiarazioni siamo costretti a ricrederci: se veramente Petrachi fosse stato quell’uomo brutale capace di sbattere in faccia in maniera altrettanto brutale agli scomodi interlocutori le sue amare verità avrebbe rassegnato immediatamente le dimissioni rinunciando ai suoi emolumenti ed avrebbe rivelato finalmente le identità dei topolini, delle iene, degli sciacalli e di tutta la fauna che vuole il male della Roma.

Non lo ha fatto, anzi si è comportato come tanti suoi predecessori i quali, a distanza di anni dal divorzio con il sodalizio giallorosso, hanno scagliato il sasso nascondendo abilmente la mano, hanno narrato verità parziali omettendo puntualmente i cosiddetti dettagli più importanti, hanno insomma raccontato il peccato ma non il peccatore.

Riteniamo sia arrivato finalmente il momento di archiviare la stagione dei veleni e guardare avanti nella speranza che possano arrivare dirigenti competenti, seri, che non intendono cambiare il Mondo ma solo fare il proprio il lavoro per cui saranno retribuiti.

Vostro onore, il teste è risultato poco attendibile.

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