Ben trovati sulle pagine di Noi e La Roma per analizzare insieme la partita tra i giallorossi e gli arancio-nero-verdi (un altro colore no? Il pervinca non vi piaceva?). Vorrei tanto parlare di calcio giocato, ma è difficile scindere la prestazione della squadra dalla direzione arbitrale. Comunque proviamoci.
Ancora assenti Spinazzola e Viña, siccome è l’unico ruolo dove abbiamo 3 cambi, all’ultimo si aggiunge anche Calafiori: perché gli altri terzini sinistri si rompono e io invece no? Giusto Riccardo, rompiti anche tu. All’infermeria, poi, ci aggiungiamo ovviamente Smalling che, tra un avvistamento alieno e un minestrone ai 5 cereali, se ne vola a Londra a farsi vedere da uno bravo. Evidentemente Lourdes è chiuso per ferie. Chi altro manca? Nessuno, però abbiamo Pellegrini con una gamba sola, Abraham con una caviglia martoriata e Mancini, Veretout e Cristante che non ne saltano una nemmeno da morti. Che belle premesse.
Così Mou ripropone lo schema visto contro il Bodo: difesa a tre, centrocampo a quattro, ma a differenza della partita di coppa, un solo trequartista dietro due punte. Un po’ per necessità, un po’ per dare una scossa alla squadra e non appiattirsi su un modulo solo, lo Special One dimostra che le sta provando tutte pur di riuscire a superare questo brutto momento. Lui non molla, non molliamo noi.
Rui Patricio a difesa della porta, mi ricorda sempre più spesso l’ultimo cavaliere templare del film “Indiana Jones e l’ultima crociata”: sta lì, solitario, aspettando l’inevitabile, conscio che prima o poi qualcuno arriverà a liberarlo dalla sua prigionia.
Infatti arrivano, dopo tre minuti. Zampone di Caldara e palla dove non può arrivare. Scorrendo veloce il cronometro, perché a parte normale amministrazione non gli capita nulla, e sorvolando sul rigore più pagliaccesco mai concesso in tutti i campionati di calcio della storia del mondo, arriviamo al terzo gol e…no, andiamo ancora più avanti ai miracoli con cui evita due gol nel giro di sessanta secondi: prima respingendo sulla traversa un colpo di testa a botta sicura di Modolo e poi salvando d’istinto col piede sulla conclusione ravvicinata di Okereke. Il problema non è il portiere.
Mou scongela Kumbulla e lo piazza al centro tra Mancini e Ibanez. L’albanese non sfigura, pur offrendo una prestazione scolastica, fatta di cose semplici e pulite, sarà il primo a uscire dal campo. Non per demeriti suoi, ma per cercare di riprendere una partita che proprio un minuto prima smetteva di essere calcio e si trasformava in una specie di Wrestelmania dov’è tutto acchittato.
Ancora leggermente sottotono Gianluca, al quale si può imputare il gol del definitivo 3 a 2 in quanto resta troppo basso tenendo in gioco l’attaccante del Venezia. Questo vi direi se non fosse che non ci sono le prove per stabilire la posizione esatta di Okereke in quanto dal fermo immagine del VAR manca totalmente la perpendicolare sull’attaccante. È in gioco? Non lo è? Non lo sapremo mai. Comunque Mancini ha bisogno di rifiatare un pochino, un pochino tanto.
Dall’altra parte Roger, invece, mena. Ormai superati gli scrupoli per quanto riguarda l’incolumità degli avversari, lui entra e basta. Non curante della salute altrui, riesce sempre ad avere la meglio sul povero malcapitato che lo affronta. Non esente da errori anche lui, certo, ma la posizione sull’esterno sinistro della trio non lo aiuta. Comunque lotta ed è già un bene così. Ci sarebbe anche un rigore conquistato che un arbitro normodotato avrebbe rivisto quantomeno al VAR, ma siccome giochiamo male, mi dicono dalla regia, è giusto non darlo.
Fascia destra affidata a Karsdorp, centrali Veretout e Cristante e sulla sinistra El Shaarawy. Partiamo da Rick. Ottima la continua sovrapposizione in fase di attacco, buono il lavoro in copertura (il Venezia attacca principalmente sulla fascia opposta), prende un giallo dopo 15minuti perché rivolge la parola all’arbitro. Il prossimo sarà perché respira e un rosso diretto per i tatuaggi? Ti voglio bene Rick, ma aggiusta i cross perché non ne prendi uno nemmeno con le mani.
Molto buona la prova di Stephan sulla fascia con compiti di tuttofascist….ehm…no, col doppio compito di copertura e attacco. Soffre la fase difensiva, ovviamente, ma cerca di dare il fritto e non si arrende riuscendo a tamponare abbastanza bene i suoi limiti. Sul fronte offensivo, invece, è il più pericoloso del pacchetto fin quanto riesce a stare in piedi.
Bryan e Jordan ormai hanno smesso di essere alterni nei compiti e si sono spartiti le incombenze: il primo è fisso davanti alla difesa a schermare in protezione e rilanciare in costruzione, il secondo si lancia dietro le punte in pressing, offre tagli negli spazi e cerca la posizione giusta per fare incursione tra le linee nemiche. Basici entrambi, senza infamia e senza lodi. Una sufficienza che sa di amaro e leggermente di furto.
Libero di svariare su tutto il campo, un po’ come cavolo gli pare, il capitano zoppica che è una meraviglia in giro per il terreno di gioco per tutti i novanta minuti. Rigido, lento, scoordinato e insicuro, prova molte cose, ma gliele riescono pochissime. Alt, fermi. Prima che accendiate le torce e prendiate i forconi: solo lodi per Lorenzo che stringe i denti dopo una settimana senza allenamenti, con una sola gamba e tre uomini costantemente addosso. Un capitano vero è così: non lascia la squadra da sola, anche se può a malapena muoversi. Se avesse avuto un rimpiazzo, dubito che avrebbe saltato il match comunque.
Davanti, udite udite, si gioca con la doppia punta Abraham – Shomurodov. I due ci mettono un po’ a trovare gli equilibri e a conoscersi, tipo quaranta minuti, ma alla fine del primo tempo offrono sprazzi di calcio che fanno ben sperare per il futuro. Tammy continua a prendere pali come me alle medie, quanto siamo: sette? Otto? Una statistica che ha dell’incredibile. Poi trova l’assist giusto per Eldor che pareggia. Nel secondo tempo le prova più o meno tutte per segnare, ma ci deve essere tipo una maledizione egizia sul suo capo e quindi non gli riesce. Volenteroso.
Eldor è un bravo ragazzo e molto riconoscente: ricevuto l’assist per il pareggio, offre a Tammy quello per il momentaneo vantaggio quattro minuti dopo. Tutto sembra girare per il meglio, finché la magia non si rompe di nuovo e i due cominciano a fare gli stessi movimenti, a occupare la stessa mattonella e fare lo stesso gioco andandosi a intasare tra di loro. Mou corre ai ripari e lo toglie al minuto 82, ma l’idea è giusta e non va abbandonata.
Un giorno qualcuno dovrà spiegarmi il fascino esoterico che ha Carles Perez su Mourinho, il suo ingresso al minuto 65 è stato sostanzialmente inutile e quel suo modo di fare ventordici controlli prima di calciare in porta è assolutamente controproducente. Zaniolo in campo al posto di El Shaarawy per gli ultimi minuti non ha sortito effetti considerevoli così come quelli di Zalewski e Borja Mayoral.
Visto che sono stato bravo? Alla fine sono riuscito a non parlare dello scandalo arbitrale perpetrato anche questa volta da un indegno Aureliano che ha convalidato un rigore generato da due falli in attacco, ha sorvolato su un intervento killer di Romero su Ibanez in piena aera, non ha espulso Kiyine che solo nel primo tempo meritava tre cartellini gialli e non ho commentato lo scandalo del VAR che ha avvallato tutto ciò e il gol del tre a due…ah, l’ho fatto ora…dannazione!
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