Turno infrasettimanale per la banda Fonseca, in quel di Firenze contro gli uomini di Prandelli. Ancora alle prese con numerose defezioni e giocatori non pronti, la squadra giallorossa deve rimettere il moto la marcia per la Champions e conquistare i tre punti.
La Roma scende in campo con Pau Lopez a guardia della porta. Lo spagnolo sembra essere sulla via del completo recupero mentale: buone le chiamate sulle palle vaganti in area, reattivo quanto basta su Vlahovic in due occasioni, ma ancora insicuro nelle scelte con la palla tra i piedi. Mirante può aspettare, toglierlo ora sarebbe un errore.
Trio difensivo con il rientrante Kumbulla, inoperoso per buona parte del primo tempo nel secondo deve faticare parecchio sul nove viola; si prende un giallo cinque minuti prima di lasciare il campo a Smalling per infortunio. Cristante fa il centrale in quello che ormai è il suo ruolo nello scacchiere del portoghese, concentrato fino alla fine e sempre interessanti la trame che tesse in uscita anche se, qualche volta, predica nel deserto. Chiude il trio Gianluca “Muraglia” Mancini: sempre in anticipo, bravo a posizionarsi preventivamente, sicuro in uscita e tempestivo nelle chiusure, chiedere a Ribery per maggiori informazioni.
Sulla fascia destra Bruno Peres parte titolare concedendo ottanta minuti di riposo a Karsdorp. Senza particolari errori la sua partita e senza particolari lodi. Svolge il compitino, si limita più a non fare danni che a crearli sulla falsa riga delle mansioni abituali di Rick, lasciando l’offensiva pesante alla fascia opposta. Veretout ritrova il suo passato e sembra più preoccupato a difendere che ad attaccare, stazionando spesso e volentieri più vicino al compagno nel fulcro del gioco che in area di rigore avversaria. Non si fida a lasciarlo solo? Impostazione tattica del mister? Fatto sta che oggi è meno dirompente e più contenitivo del solito, lascia il campo dopo un’ora per un infortunio al compagno Pedro. Torna presto, Jordan.
Sull’ala sinistra il diesel Spinazzola: se nel primo tempo, come tutta la squadra, è stato più compassato e timido, nel secondo sblocca la gara con un bel gol infilando la palla tra palo e portiere; da questo momento per lui inizia una nuova gara fatta di affondi e avversari saltati come birilli, passando per lo sfortunato autogol del pareggio viola. Chiude la mediana Diawara, l’uomo dei tre punti. Dobbiamo essere onesti e ammettere che, senza il gol, la sua prestazione sarebbe stata a mala pena sufficiente: sempre un secondo in ritardo sui movimenti dei compagni, geometrie pulite ma prevedibili, lo salva il fisico che lo aiuta a reggere meglio gli urti degli avversari rispetto a Gonzalo. Si porta a casa la palma di migliore in campo, sfruttando magnificamente l’assist di Karsdorp nel finale.
Prima linea d’attacco con capitan Pellegrini e Mkitharyan. Lorenzo combatte contro tutti e tutto, tenta il tiro da fuori e cerca costantemente di dare velocità all’azione, ma spesso e volentieri nel primo tempo cerca assistenze dove non ci sono. Con l’uscita di Jordan, scala a centrocampo rubando palloni a chiunque gli passi vicino e cercando l’imbucata giusta per i compagni. Forse l’unico a crederci veramente fino in fondo. L’armeno soffre di un periodo di appannamento, forse dovuto ai troppi incontri ravvicinati e alla stanchezza accumulata fin qui. Avrebbe bisogno di saltare un paio di gare per riprendere fiato per lo sprint finale, nel complesso gioca bene e si muove parecchio, ma non riesce mai ad essere realmente pericoloso. Esce per El Shaarawy, ancora in fase di rodaggio.
Solitario nella notte va Borja Mayoral, come l’uomo tigre si scontra in veri e proprio incontri di lotta contro gli arcigni difensori viola. Sembra quasi che il suo compito sia dare fastidio per creare spazi, piuttosto che essere il terminale offensivo vero e proprio. Viene cercato insistentemente con palloni lunghi dalla difesa, forse i compagni sono dimentichi che non è Dzeko e questo lo limita molto. Ci mette voglia e impegno, ma quando hai di fronte difensori che ti danno 20cm è logico andare in sofferenza. Spreca un’ottima palla gol sparando sul portiere, appannato.
La Roma porta a casa tre punti importantissimi, restando attaccata al treno che porta alla coppa dalle grandi orecchie, con una prestazione inodore, incolore e insapore. Non soffre particolarmente gli attacchi viola, controllando il match per buona parte del minutaggio e con caparbietà e l’applicazione costante dei dettami del mister riesce a vincere una partita senza sprecare troppe energie. Al piccolo trotto, altri tre punti in cascina: va bene, ora serve solo vincere.
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