È luogo comune dire “mo’ me pja un infarto” assistendo ad una importante partita ricca di colpi di scena. Purtroppo chi scrive, ha vissuto quel problemino addirittura tre volte e vi può assicurare che, oltre alla paura di chiudere troppo presto le cose con la vita, si deve combattere con tanti fantasmi.
Per mia fortuna sono abituato a subire i rovesci dell’esistenza e, con il cuore, ci ho fatto il callo tanto da essermi goduto fino al 97′ quel Roma-Lecce ancora foriero di quello triste visto all’Olimpico nell’86.
Che dire che non sia stato già scritto? Che questa Roma mourinhiana ha le palle quando decide di tirarle fuori e che nulla gli può far paura. Neppure un Lecce operaio salito nella Capitale per giocare a viso aperto con i veri giallorossi.
Eppure, quel golletto che ci aveva fatto vedere i sorci verdi, avrebbe potuto rimanere devastante in un campionato dove la Roma ha già fatto del suo per non essere in una posizione più consona di dove si trova. Invece, l’animo testaccino ha pervaso i giocatori supportati da un pubblico che in nessuna occasione ha smesso di tifare, tanto da meritare il plauso dello Special One a fine incontro.
Attesa, disperazione, speranza e gioia sono stati i momenti che hanno caratterizzato l’incontro che si era subito messo male dal rigore di Lukako parato dall’estremo difensore salentino a dispetto del suo tifare Roma.
Portiere che andrebbe attenzionato perché capace di parate non certo agevoli che hanno via via stroncato Dybala, Aouar e lo stesso Big Rom.
Ovviamente la classe della yoja non si discute anche se a mezzo servizio e se n’è avuta conferma una volta di più con quell’assist che, difeso materialmente da Lukako, ha permesso al belga di trovare il gol della vittoria della Roma quasi allo scadere del recupero.
Roma che affronterà giovedì lo Slavia Praga in un incontro che potrebbe mettere i giallorossi nella condizione di sapersi già al turno successivo di Europa League, in attesa del derby di domenica dove ci si dovrà vendicare contro gli estimatori dei trattori campagnoli.
Tutto bene quel che finisce bene ma, certamente, di partite come questa sarebbe preferibile farne a meno per difendere il nostro cuore.
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