E poi non ci voleva molto a tornare ad essere la Roma. Ossia quella squadra allenata da un mister bollito e senza stimoli e composta da vecchie glorie (leggasi Dybala), ciccioni arrugginiti (leggasi Lukaku), da giovincelli senza speranze (leggasi Bove), da mezzi figuranti (leggasi Cristante) e così via dicendo.
Tanto più che il bollito non più Special One, è in attesa di ricevere la comunicazione degli otto giorni lanciata dal patron della società che, per migliorare il suo costante investimento, ha già contattato non uno, non due, non tre bensì ben cinque allenatori pronti a risvegliare il gigante addormentato che staziona dalle parti di Trigoria.
Si penserà che Ranieri, romano e romanista, si sia prestato ad agevolare il compito dei giallorossi scesi in quel di Cagliari in una sorta di partita da ultima spiaggia e che, di conseguenza, abbia continuato in qualche modo ad essere l’allenatore nascosto della Roma.
Questo, almeno da quanto si espande nell’etere della Capitale con quotidiani che hanno sempre lo scoop in tasca e sanno perfettamente quelle che saranno le mosse già decise dai Friedkin neppure fossero il mago Otelma.
Peccato che l’unica vera brutta info proveniente dal capoluogo sardo sia l’infortunio occorso a Dybala che, certamente, non potrà rientrare prima di 30-40 giorni in parte ammortizzati dal fermo del torneo che rivedrà la Roma ospitare all’Olimpico lo strabiliante Monza di berlusconiana memoria.
Vedendo la partita più che da tifoso che da competente (già ce ne sono parecchi in giro), ho potuto apprezzare la superba crescita di Paredes che ha risollevato – insieme ad Aour e Bove – le sorti di un centrocampo dove l’assenza di Renato Sanchez pare viaggiare parallela a quella di Wijnaldum, della scorsa stagione.
Positiva anche la prestazione di ‘Ndika che pare acquisire più fluidità e certezza rispetto alle sue prime partite.
Si potrebbe obiettare che la partita ci vedeva dinnanzi ad un Cagliari in crisi di reti e di gioco, conseguentemente poco pericoloso, mentre proprio la disperazione dei sardi avrebbe potuto rappresentare un mina vagante non calcolata.
Tutto bene quel che finisce bene? Staremo a vedere ma rimarchiamo l’attenzione che Mourinho ha avuto per il tifo giallorosso e per il Romanismo che lo coinvolge emotivamente ogni partita della Magica.
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