Avremmo voluto raccontare un’altra partita. Una partita che decretava – e non solo virtualmente – la maturità di una Roma che poteva ben accomodarsi nella élite del calcio nostrano. Una partita che ci avrebbe lasciato ancora sognare che nulla quest’anno sarebbe stato impossibile credere.
E, per un po’ ci avevamo creduto. Al terzo minuto di gioco uno Zdeko lasciato inspiegabilmente solo in area bergamasca, ci aveva portato in vantaggio. La Dea, a quel punto sembrava frastornata ed incapace di fare un serio tiro in porta. E, a proposito di porte, Spinazzola si vede che ha un conto aperto con i pali dal momento che un suo tiro aveva battuto Gollini ma aveva schiantato sul palo de destra il pallone di un possibile due a zero (e palla al centro). Invece, abbiamo assistito ad un altro incontro, purtroppo.
Nessuno avrebbe creduto possibile che il 90’ sarebbe scoccato con l’Atalanta in vantaggio 4 a 1 e che, sostanzialmente, lo ha reso possibile senza rubare nulla.
Troppa Atalanta, insomma? Ma no: solamente pochissima Roma. Inspiegabile l’assenza di Pedro che ha visto la sua sostituzione solamente verso la fine dell’incontro quando il risultato era già abbondantemente compromesso. Flessione anche per Pellegrini ma, se dobbiamo essere onesti, nessuno si salva della truppa. D’altronde se il 4 a 1 è un risultato giusto, pare evidente capire che i giallorossi non sono stati alla loro altezza.
Il giro di svolta è stato al pareggio di quel Duvan Zapata che, vuoi o non vuoi, ha sempre l’artiglio pungente. A quel punto, è come se i fragili equilibri dei nostri si fossero improvvisamente frantumati ed è subentrata una inspiegabile paura. Paura che ha fatto compiere moltissimi errori ai nostri che, proprio a causa della loro imprecisione, hanno spalancato agli uomini della Dea la porta difesa (sic!) da un Mirante non propriamente in forma.
Un brutto spettacolo per i Friedkin nuovamente al seguito della squadra che non saranno certamente soddisfatti ne dello spettacolo e neppure dal risultato che, ripetiamo, ci sta proprio tutto.
L’Atalanta dopo aver pareggiato ha incominciato a giocare come sa, con passaggi smarcanti e soprattutto con una precisione che ha difettato enormemente ai nostri ed ha saputo approfittare degli errori dei difensori romanisti caduti imbambolati da chissà quale rito vodoo.
Fatto sta che la Roma torna precipitosamente con i piedi per terra e dimostra lacune che ancora non ha saputo compensare. Questo non significa che tutto il lavoro svolto finora non sia appagante ma che manca quel famoso quid caratteriale che riesce a trasformare i nostri giocatori in belve assetate di gol. Detto tra noi, quei retropassaggi stucchevoli e quei passaggi orizzontali spesso fuori misura, non sono propriamente spettacolari e neppure utili bensì prestano il fianco ad errori dei quali, un avversario con la bava alla bocca, può approfittare agevolmente arrivando addirittura di fronte al portiere senza colpo ferire.
Un buffetto amichevole anche a Zorro Fonseca che deve rendersi conto di due cose: la prima è che certi cambi devono essere tempestivi e non inutili ed irritanti; la seconda è che deve imprimere un carattere ai giocatori che sia probabilmente meno riflessivo e più combattivo perché, se la rivoluzione non è un pranzo di gala, la serie A italiana neppure.
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