Nel bellissimo catino portoghese si sono affrontati i padroni di casa del Braga contro i nostri eroi giallorossi. Mister Fonseca dimostra di prendere molto seriamente l’impegno europeo schierando in campo la migliore formazione possibile.
In porta Pau Lopez, talmente inoperoso quest’oggi che c’è il dubbio se si sia o meno fatto la doccia a fine partita. Che dire di un giocatore mai seriamente chiamato all’intervento? No davvero, ditemelo voi perché io non lo so.
A guardia di porta la solida linea a tre formata da Ibanez, Cristante e Mancini. Piccola parentesi: un giorno o l’altro dovremo affrontare il discorso dell’evoluzione costante di Gianluca, perché questo ragazzo migliora a vista d’occhio partita dopo partita. I primi due, piccolo spoiler, non finiranno la partita causa infortunio, addirittura Bryan abbandonerà il campo già dopo 6 minuti. Ragazzi: in bocca al lupo e tornare presto, la Roma ha bisogno di entrambi!
Linea mediana con Spinazzola, ottimo anche come centrale difensivo dopo l’uscita dal campo di Cristante per Bruno Peres che scorrazza sulla sinistra; Veretout, oggi impegnato più a contenere che ad attaccare, prezioso come esterno destro quando nel secondo tempo è uscito anche Ibanez per Villar sempre padrone del centrocampo; Diawara, sugli scudi in questa partita, uno dei se non il migliore in campo e ottima notizia per le rotazioni; Karsdorp, nell’inedito ruolo di centrale difensivo con Mancini e Spinazzola. Il buon Rick dimostra che questo è il suo anno offendo una prestazione buona come esterno e più che sufficiente come terzo centrale.
Dietro l’unica punta giostrano il buon Pedro e l’imprescindibile Mkitharyan. Se l’armeno ormai è una costante e un punto d’appoggio per i compagni nelle trame offensive e difensive, lo spagnolo da poco tornato nei ranghi dimostra di avere ancora della ruggine addosso, ma il livello di pericolosità palla al piede resta sempre da campanello dall’allarme. Ha bisogno di giocare.
Dzeko unica punta, incubo della difesa avversaria. Tocca pochi palloni, gioca di sponda e si abbassa sulla trequarti nei contrasti aerei. Segna un gol dei suoi già dopo 5 minuti spianando la strada verso una partita tranquilla e in controllo. Lascia dopo 70 minuti il terreno a Borja Mayoral che, per non essere da meno, timbra anche lui il cartellino al minuto 85 chiudendo il match e forse anche il discorso qualificazione.
Letta così potrebbe sembrare che la Roma ha avuto la classica passeggiata di salute contro un avversario non all’altezza, ma non è così. I portoghesi sono stati per lunghi tratti padroni del campo, pressando molto alto e cercando spesso la combinazione centrale con tagli dalle fasce verso l’interno. Bravo è stato tutto il comparto arretrato a non concedere palle gol significative e a proteggere il risultato fino alla fine. L’inferiorità numerica dei portoghesi, espulso Esgaio al 54esimo per doppia ammonizione, ha sicuramente facilitato il compito alla Roma che ha così potuto giostrare al piccolo trotto i minuti restanti, cercando l’imbucata e accelerando i ritmi quando ha deciso di chiudere il discorso.
Bello rivedere in campo El Shaarawy con i nostri colori dopo tanto tempo, nei venti minuti più recupero giocati in Europa ha dimostrato di essere un più che valido rimpiazzo, e forse anche qualcosa di più, di uno dei due trequartisti dietro la punta. Non il suo ruolo naturale, ma sicuramente un posto in campo che gli permette di svariare in lungo e in largo sul fronte offensivo e di essere una mina vagante difficilmente arginabile per le difese.
L’allenatore in bilico perenne Fonseca si prende la sua bella rivincita mettendo in campo 15 giocatori che, se anche spostati dal loro ruolo naturale, dimostrano che niente viene lasciato al caso e tutto viene studiato nei minimi dettagli negli allenamenti a Trigoria. Il portoghese non è lo stesso che arrivò sulla panchina della Roma un anno e mezzo fa, ma un allenatore più attento, sicuro e con una idea di gioco ben precisa apprezzata e ben espressa in campo da tutti i componenti della rosa. C’è tanto di Fonseca nell’esplosione di Mancini, Ibanez e Villar, come nella resurrezione di Karsdorp e Spinazzola e nelle buone prestazioni di Cristante e Bruno Peres.
Io resto convinto che la bontà di un allenatore non sia nello stipendio annuo che percepisce, ma di come riesca a plasmare la squadra secondo le sue idee e di come riesca egli stesso a modellare i suoi ideali in base alle caratteristiche di ogni titolare. Fonseca, su questo, ci sta costruendo la sua carriera nella Roma.
Comments are closed.