Si è esaurita la prima settimana dell’era Friedkin ed è questa l’unica vera novità emersa dai primi sette giorni appena trascorsi.
Il popolo romanista del web è già in preda al più totale sconforto: si aspettava Allegri ed è rimasto Fonseca, sognava Paratici e invece deve contentarsi del diplomatico ed elegante De Sanctis, anelava un Amministratore Delegato alla Marotta ed invece signore e signori ecco a voi il redivivo Guido Fienga con i suoi occhialoni scuri vagamente retrò.
Non una notizia, un riportino, una spiata su quelle che saranno le prossime mosse della nuova proprietà, perviene alle redazioni dei giornaloni: l’ambiente è in fibrillazione ed ogni ora ci racconta tutto e il suo esatto contrario su questo ovvero quel giocatore.
Più di qualcuno esige da parte di Zio Dan un messaggio a reti unificate, urbi et orbi, analogo a quello di fine anno del nostro Presidente della Repubblica (messaggio che per la verità in pochi veramente ascoltano in quanto già piuttosto saturi di alcool e prosecchini vari), non è mancata per verità la solita pezzuola deturpante attraverso cui il gruppo degli irriducibili ha fatto sapere alla nuova proprietà (che per la verità attendeva anelante di leggere il verbo) di tenere sì alla maglia ma in realtà più alle vittorie e, dulcis in fundo, per non farci mancare niente, la raccolta firme da portare sempre al Gruppo Friedkin per chiedere il ripristino del vecchio stemma (questione di campale importanza).
Insomma, una settimana che la buonanima di Sandra Mondaini avrebbe commentato con il mitico e sempre attuale: “CHE BARBA CHE NOIA CHE BARBA, NON SUCCEDE MAI NIENTE DI NUOVO, IO SONO STUFA SAI”.
Capita spesso di imbattermi nelle discussioni social fra tifosi della nostra cara e vecchia lupa che, anche giustamente per la verità, avvertono l’urgenza di vincere ed anche in fretta per mostrare i muscoli ai sostenitori delle altre squadre e quindi posso comprendere, sia pure solo parzialmente per i motivi che mi accingo di seguito a spiegare, le loro aspettative, le speranze e i sogni, che del resto non costano nulla, anzi guai non averne viceversa la nostra esistenza sarebbe ancora più grigia.
Le pur legittime aspettative devono però necessariamente fare i conti con la dura realtà che però incombe sulle nostre povere teste e racconta una storia che spesso non vogliamo comprendere appieno, una storia che ci dice tante cose non proprio belle che sicuramente non ci piacciono ma che non si possono sottacere se veramente si vuole affrontare la questione con un minimo di serietà e che cerchiamo di riassumere qui brevemente:
1.La nostra amata, per il secondo anno consecutivo, non ha centrato l’obiettivo della partecipazione in Champions League il che significa, in soldoni, meno introiti sicuri in una misura che va da un minino di 40- 45 milioni ad un massimo di 70- 80 milioni.
Altra conseguenza è rappresentata dal fatto che un buon giocatore, dovendo scegliere tra la Roma ed un altro club che partecipa alla massima competizione continentale non si fa pregare due volte e ci pianta in asso.
- Questione esuberi: è un problema che riguarda un po’ tutte le grandi squadre, nel caso della Roma si contano sulle dita di entrambe le mani i giocatori che non rientrano più nei piani tecnici e di cui il club deve assolutamente liberarsi, stavolta in via definitiva (il mero prestito finisce solo per differire la soluzione del problema) al fine di alleggerire un monte ingaggi certamente sproporzionato se rapportato ai risultati, per la verità piuttosto scarsi, ottenuti negli ultimi due anni.
- Questione tempo: gli spazi temporali, per il gruppo Friedkin, per potersi muovere adeguatamente sono oggettivamente ristretti se si considera che il 27 Agosto ovvero già questa settimana la squadra si raduna, che il 19 Settembre, covid permettendo, partirà la nuova stagione e che il mercato chiuderà i battenti tra 40 giorni.
La nuova proprietà dovrà quindi misurarsi con questi problemi conscia del fatto che occorreranno almeno 6-7 giocatori nuovi per migliorare una intelaiatura che necessita di innesti di buon livello se veramente vorrà centrare la partecipazione alla prossima Champions.
Se quindi teniamo in seria considerazione le criticità esposte possiamo forse comprendere le scelte immediate compiute dalla nuova proprietà che, lo ricordiamo ancora una volta, si è insediata il 17 Agosto ovvero da una settimana. Sono scelte definitive destinate a durare nel tempo? Propendiamo per il no anzi riteniamo siano state scelte obbligate destinate però a mutare nel corso dei mesi allorquando, con tutta probabilità, tanti dirigenti appartenenti ad altri club ed apparentemente saldi all’attualità sulle loro poltrone, al primo tremar di foglie, finiranno per fare le valigie e bussare alla porta di Trigoria.
Quanto al tecnico possiamo dire che chi vivrà vedrà ed il nostro augurio è che possa restare in sella alla sua panchina perché, ed è questo un concetto che molte volte si fa fatica a trasmettere, le fortune di un allenatore passano necessariamente dai risultati della squadra che allena.
La nostra speranza è quella di vedere una Roma che lotti fino alla fine del torneo per un posto in Champions e non abbia quindi la necessità di dover cambiare tecnico nel corso della stagione.
Capitolo Fienga: la scelta di confermarlo in qualità di Amministratore Delegato è estremamente corretta e sensata: è un profondo conoscitore delle beghe della Lega Calcio di cui è membro da almeno due anni per conto della Roma, conosce altresì a menadito i Presidenti delle altre società con cui intrattiene ottini rapporti. La sua esperienza nel settore consentirà alla nuova Proprietà di immergersi con maggiore semplicità nel mare magnum del nostro sistema calcistico offrendo altresì un rapido apprendistato ai nuovi dirigenti.
Un ultima considerazione mi sia consentita: i tecnici, al pari dei dirigenti e dei giocatori, passano e continueranno a passare ma ciò che resta e resterà per sempre è la nostra amata e pertanto, alla maniera di San Filippo Neri, rivolgendomi alla Gens romanista, dico state buoni se potete.
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