Si torna in campo dopo la sosta per le nazionali e la Roma dei romanisti, guidata da Josè Mourinho, riparte dallo stadio Ferraris di Genova nel posticipo contro i rossoblu del neo tecnico Shevchenko.
Privi di Spinazzola, Viña e Calafiori, si aggiungono all’elenco degli indisponibili anche Cristante e Villar vittime del Covid, rientra invece tra i convocati Smalling. Anche in questa partita, quindi, il tecnico portoghese opta per una difesa a tre, con una linea a quattro di centrocampo, un solo trequartista dietro le due punte.
Meno impegnato del solito, Rui Patricio è a difesa dei pali. Il guardia di porta giallorosso passa una serata tranquilla, gestendo il poco che gli arriva con la solita lucidità e calma olimpica. Un solo intervento degno di nota al minuto 70, proprio nel frangente in cui anche gli avversari hanno dato segni di vita.
Dopo Venezia, ancora in campo il trio Mancini – Kumbulla – Ibanez. Praticamente inoperosi per quasi tutta la partita sul versante difensivo, il Genoa di attaccare non ha nessuna intenzione tranne per una piccola parentesi, giocano tutti e tre un match molto diligente fatto di giocate semplici e di giro palla, che andrebbe però accelerato. Marash al centro tiene bene il reparto scalando in copertura quando i due laterali si alzano per dare il via all’azione.
Gianluca è più intraprendente sul reparto offensivo, proponendosi spesso a supporto dietro il centrocampista laterale destro in proiezione e supportando la linea mediana; più timido Roger che, giocando a sinistra pur non essendo mancino, è costretto spesso a tagliare verso il centro non riuscendo a imbastire una linea diretta di comunicazione col centrocampista laterale sinistro davanti a lui.
Nel centro nevralgico del campo, Mou schiera Karsdorp a destra, Veretout e Pellegrini al centro, con El Shaarawy tutta fascia a sinistra. Proprio l’olandese è quello che beneficia maggiormente della presenza di un difensore destrorso alle sue spalle, scattando e sovrapponendo più spesso riuscendo anche a trovare qualche linea di cross verso il centro dell’area. Quasi nullo in fase difensiva, ma proprio per la rinuncia quasi totale del Genoa all’attacco.
Chi, invece, soffre la mancanza di un supporto è il faraone. Senza un compagno libero di scaricargli il pallone e lanciarlo a campo aperto, El Shaarawy gioca più in copertura che in attacco. Molto basso, alla ricerca di una costruzione dalla difesa, spinge poco arrivando quasi mai sul fondo nel primo tempo, molto più convinto e libero di offendere nella ripresa. Gioca una ottima partita in cui si fa notare anche per un salvataggio da esperto difensore proprio al minuto 70.
In fase di non possesso Jordan si piazza al centro della mediana davanti alla difesa, facendo le veci di Cristante. Relegato a copertura e interdizione, rinuncia totalmente agli strappi e agli inserimenti tipici del suo gioco. Ha vita facile contro le rare folate offensive dei grifoni, prende il giallo che farà scattare la squalifica contro il Torino. Potevi giocartela meglio, Jordan.
Ha tutt’altro tipo di mansioni capitan Pellegrini. Prima di addentrarci oltre, va sottolineato ancora una volta come sia totalmente incerottato e quindi limitato nel suo potenziale, ma comunque sempre presente in campo e con buone prestazioni. In fase di non possesso sale al fianco del trequartista a supporto delle due punte, per poi abbassarsi al lato del francese compagno di squadra in costruzione per dare il via all’azione. Fa ciò che deve, come può e gli riesce anche abbastanza bene.
Uno che sembra essere rinato è Mkitharyan. L’armeno è in palla, giostra bene dietro le doppie punte fungendo da raccordo tra la linea mediana e l’attacco, svaria molto su tutto il versante rendendo arduo il compito di marcatura su di lui. Ottimo in ripartenza palla al piede con tagli da sinistra a destra sempre molto pericolosi, tanto che sarà da uno di questi che nascerà il gol del vantaggio.
In attacco il duo Shomurodov – Abraham. I due stanno imparando a conoscersi e già qualche progresso si vede: al contrario di Venezia, non fanno più lo stesso movimento e non attaccano più la stessa zona. Molto mobili entrambi su tutto il versante offensivo, attaccano spesso la profondità tra le linee cercando di allungare la distanza tra difesa e centrocampo del Genoa. Si cercano molto, forse troppo, anche quando alcune volte sarebbe stato più utile un pizzico di egoismo in più. Non una grande partita per entrambi, ma l’affiatamento è un processo che richiede il suo tempo e non si può affrettare.
Mou, forse più costretto che altro, decide per pochi cambi e solo se strettamente necessari. La squadra ha bisogno di giocare con questo modulo e va toccata il meno possibile, anche se fosse possibile farlo. Il primo cambio, che sarà poi quello decisivo, al 74′ di Felix per l’uzbeko, ormai prossimo alla fine delle energie. Il giovane ganese ci metterà solo sei minuti a trovare la prima rete con un bel diagonale dopo un pasticcino servitogli da Mkitharyan, per poi trovare anche il secondo gol con un tiro dai trenta metri sotto l’incrocio dei pali dove Sirigu non può arrivare, proprio all’ultimo secondo della partita.
Si rivede in campo Smalling per Kumbulla al minuto 86 e anche Bove che a due minuti dal termine darà riposo a Pellegrini.
Partita ordinata e pulita, quella contro i liguri. Portata a casa senza grossi patemi d’animo, con giocate semplici e scolastiche, senza strafare cercando di fare la cosa più giusta e sicura piuttosto che azzardare un rischio. Un match quadrato, solido, ben condotto dall’inizio alla fine che non avrà rubato l’occhio o spellato le mani per gli applausi, ma che comunque ha portato ciò che serviva: i tre punti.
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