Castorano, provincia di Ascoli Piceno, in una calda giornata di fine Luglio del 1956 nasce Emidio ma i genitori gli affibbiano subito il soprannome di Midio o di Emì.
Il piccolotto cresce bene ed ha la passione per il calcio e così quando passa nella squadra primavera dell’Ascoli i compagni cominciano a chiamarlo non con il suo nome di battesimo di Emidio, Santo Patrone di Ascoli Piceno.
Non è particolarmente dotato dal punto di vista tecnico ma è molto veloce, marca l’avversario come pochi, è un mastino da area di rigore che si attacca alle caviglie dell’attaccante senza lasciargli un briciolo di respiro.
Comincia a muovere i suoi primi passi proprio nella Castoranese, la squadra della sua terra natia, vorrebbe fare il centravanti ma il suo destino è fare il difensore e così intraprende il suo lungo cammino che a 16 anni lo porta nella Primavera dell’Ascoli con la quale rimane fino a 19 anni per poi andare in prestito al Sulmona.
Torna quindi con i bianconeri ma si trasferisce ancora una volta in prestito, sia pure per un solo mese nel Brindisi salvo passare poi alla Fermana, allenata da Ettore Trevisan e successivamente all’Ancona allenata da Giovanni Mialich.
Nel 1979 si compie la svolta della sua carriera: si trasferisce al Verona ove resterà per ben 4 anni, i primi tre anni in serie B e l’ultimo in serie A alle dipendenze di tecnici di elevato spessore quali Fernando Veneranda, Giancarlo Cadè ed Osvaldo Bagnoli detto anche l’Osvaldo della Bovisa con il quale nel 1981-1982 vince il campionato di serie B.
Esordisce in serie A il 12.9.1982 contro l’Inter e marca il tedesco Hansi Muller, la settimana successiva incontrerà il suo destino ovvero la Roma che poi a fine stagione conquisterà il titolo di campione d’Italia.
Il buon Emì si piazzerà al quarto posto dietro la Roma, la Juventus e l’Inter avendo come compagni Marangon, Spinosi e Penzo.
Stagione 1983 – 84, la Roma tricolore ha la necessità di sostituire lo zar Pietro Vierchowod tornato alla Sampdoria dalla fine del prestito e deve disputare il nuovo campionato da protagonista nonchè, per la prima volta nella sua storia, la Coppa dei Campioni.
Il Presidentissimo Dino Viola riporta all’ovile Dario Bonetti ed acquista proprio lui, Mimmo Oddi l’Emì cuor di leone, straordinario scattista ed indomabile combattente.
Quando Emiliano Mascetti, allora Direttore Sportivo del Verona, comunica al calciatore, ancora in vacanza, la sua cessione alla Roma, quest’ultimo è preso da una gioia indescrivibile.
I primi passi di Emidio in giallorosso sono alquanto difficili e per i motivi che si possono immaginare: un terzinaccio che aveva sempre marcato l’uomo puntandosi alle costole dell’avversario ora è chiamato ad adattarsi nel gioco a zona ideato dal grande Liddas.
Emidio però non si piega, è un marchigiano coriaceo, ha un carattere di ferro, non risparmia mai le sue energie in campo e grazie alle sue innate doti di combattente indomito riesce a superare anche le prime comprensibili difficoltà di adattamento.
In campo viene sempre aiutato da Falcao che si fa costantemente trovare smarcato per ricevere il pallone appena sradicato dai piedi avversari dall’indomito Emì che, con il passare degli anni, stringerà una forte amicizia con molti suoi compagni di squadra quali il grande Bruno Conti, Aldo Maldera, Dario Bonetti, Ubaldo Righetti e Michele Nappi.
Nella sua prima stagione in giallorosso disputerà ben 18 gare di campionato e 7 gare su 9 in Coppa dei Campioni: sarà utilizzato prevalentemente a terzino, ed a volte anche come centrale a protezione di Agostino Di Bartolomei quando quest’ultimo veniva retrocesso in difesa per costruire il gioco dal basso.
Il Barone stima immensamente Oddi e per migliorare le sue qualità tecniche, lo convoca mezz’ora prima dell’allenamento collettivo per farlo esercitare nei fondamentali: tale stima è ampiamente ripagata dal mitico Emì il quale, nella gara di ritorno contro la Dinamo Berlino di Coppa Campioni, mette addirittura a segno la rete del momentaneo vantaggio romanista.
La stagione si conclude con la Roma vincitrice della sua quinta Coppa Italia con il contributo determinante di Oddi, che gioca 11 delle 12 partite in programma.
Nella stagione 1984-1985, al posto di Liedholm subentra quale allenatore Sven Goran Eriksson affiancato da Roberto Clagluna.
Ebbene, il grande Emì riesce a conquistare anche la fiducia del rettore svedese migliorando addirittura il suo rendimento: il nuovo gioco della Roma è costruito infatti sul pressing, sull’intensità e sulla velocità delle azioni e pertanto egli si dimostra particolarmente adatto alle caratteristiche della nuova intelaiatura tattica.
Al termine della stagione Oddi conta 28 presenze in campionato, tutte con la maglia numero due, – salta solo Roma-Como e Cremonese-Roma – 6 in Coppa Italia, 5 in Coppa Uefa ed affronterà, spesso con successo, fuoriclasse del calibro di Maradona, Zico, Platini Rummenigge, Boniek Diaz, Francis, Virdis, Mancini, Vialli, Elkjaer, Paolo Rossi, Giordano, Socrates, Dirceu, Altobelli, Schachner, Galderisi, Bertoni, Laudrup e Juary.
La stagione 1985-1986 che vede impegnato Oddi Leone complessivamente in 40 gare (27 di campionato e 13 di Coppa Italia ) è ancora una volta estremamente positiva: in campionato la squadra di Boniek e compagni si classifica al secondo posto, mette in bacheca la sua sesta Coppa Italia e mostra un gioco spumeggiante sprigionato in tutte le zone del campo.
Nei suoi primi tre anni di Roma Emì porterà a casa una finale di Coppa dei Campioni, due secondi posti in campionato e due vittorie in Coppe Italia.
E’ avara di soddisfazioni invece la stagione 1986-1987 – Eriksson viene esonerato e sostituito nelle ultime due partite di campionato da Sormani – che si conclude con i giallorossi che, dopo essere stati eliminati dal Saragozza ai sedicesimi della Coppa delle Coppe (con Oddi assente in entrambe le partite) ed agli ottavi di finale dal Bologna in Coppa Italia, si piazzano al 7 posto in classifica. Emidio disputa con un rendimento medio alto 26 gare di campionato, tre di Coppa Italia e segna addirittura il suo primo gol in giallorosso nella partita di Coppa Italia Piacenza-Roma del 27.8.1986, conclusasi 4-2 per i lupi giallorossi.
Con il ritorno in panchina di Nils Liedholm e gli acquisti di Collovati Domini, Manfredonia, Policano, Signorini, Tempestilli e Voeller, la Roma nella stagione 1987-1988 torna ai vertici del campionato classificandosi al terzo posto dopo il Milan di Gullit, Van Basten ed Ancelotti ed il Napoli di Maradona, Careca e Giordano.
Emidio cuor di leone oltre che nelle tre partite di Coppa Italia, scende in campo in 26 partite di campionato: è spostato a sinistra per sopperire alla prolungata assenza di Nela ma si adatta benissimo alla nuova fascia mancina cogliendo anche la soddisfazione di segnare due gol. Il primo lo mette a segno in Pisa-Roma 1-1 del 14.2.1988 ed il secondo, indimenticabile, al San Paolo il 6.3.1988: con la Roma in vantaggio, 1-0 grazie al gol di Giannini, realizzato al 20’ del 1.t. su lancio in profondità dello stesso Principe, Oddi Leone, parte come un concorde in contropiede e sollevandosi da terra per dare maggiore forza, fa partire un perfetto tiro di collo che supera imparabilmente il portiere Garella. Il nostro eroe ricorda ancora il silenzio tombale che calò sul San Paolo: la partita termina con il risultato di 2-1 per i giallorossi e probabilmente quella sconfitta costerà al Napoli il titolo.
L’ultima stagione romanista del terzino dal cuore d’oro del 1988-1989 è ricordata come quella di Andrade e Renato Portaluppi, del provvisorio esonero di Liedholm e dello spareggio per l’ammissione alla Coppa Uefa tra la Fiorentina e la Roma, conclusosi con la vittoria dei gigliati per 1-0 con rete dell’ex Pruzzo.
Emì, con il ritorno in campo di Sebino Nela, viene schierato al centro della difesa ma il cambiamento di ruolo non incide più di tanto sul suo rendimento che si mantiene elevatissimo. Gioca 27 partite di campionato, 4 di Coppa Italia e 4 in Coppa UEFA: è in campo nell’epica partita Norimberga-Roma 1-3 dopo i tempi supplementari, nella tumultuosa Partizan Belgrado-Roma 4-2 ed in quella di ritorno che suggella la rivincita per 2-0 della Roma poi eliminata dai tedeschi orientali della Dynamo Dresda.
Dopo le sei stagioni trascorse con la Roma, Oddi, con complessivamente 207 presenze e 4 gol, a trentatre anni, viene ceduto all’Udinese del Presidente Giampaolo Pozzo, allenata da Bruno Mazzia.
Si conclude nell’estate del 1989 la fantastica cavalcata in giallorosso di Emì cuor di Leone Oddi, un giocatore straordinario per rendimento, serietà, abnegazione, umiltà, dedizione, doti che deve necessariamente possedere una persona per potersi dire un vero campione.
Riesco a raggiungerlo al telefono, gli do del lei ma mi chiede di dargli del tu, in un quarto d’ora mi racconta la sua carriera con la stessa emozione ed intensità di quando giocava: mi racconta con la passione di un bambino di quando, nell’estate del 1983 Emiliano Mascetti, direttore sportivo del Verona gli telefona per comunicare la sua cessione alla Roma e lui per poco non sviene dalla gioia, mi racconta del furioso litigio negli spogliatoi dell’Olimpico fra il Presidente Viola e Toninho Cerezo che sancirà l’ addio di quest’ultimo alla Roma, mi racconta di quella maldetta domenica di fine Aprile del 1986 e del pallone che non voleva entrare nonostante i giocatori del Lecce avessero smesso di correre, mi racconta che spillo Altobelli è stata la sua bestia nera e le tante notti brave di Renato Portaluppi, mi racconta dei vecchi senatori che non volevano mollare il posto da titolare nella stagione 1986- 1987 e di un tecnico che è rimasto nel suo cuore perché gli ha dato fiducia e lo ha lanciato nel calcio che conta ovvero Osvaldo Bagnoli.
Non è stata una intervista ma una amabile chiacchierata con una persona di famiglia, uno zio che non senti da un po’ di tempo e che non vede l’ora di raccontare sé stesso e la sua vita.
Sarai sempre nei nostri cuori grande ed indomito Emì, uomo vero, calciatore eccezionale e testimone fedele di un tempo ormai perduto nella foschia dei nostri ricordi.
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