Non me ne voglia il buon Manzoni se gli prendo in prestito un paio di versi e li adatto al mio resoconto sulla partita tra Milan e Roma. Quale altro modo, però, ci sarebbe per descrivere le emozioni che il monday night ci ha lasciato? Ma partiamo dall’inizio.
La Roma scende in campo, in quel di Milano, con Clark Kent travestito da Antonio Mirante. Nonostante i tre palloni raccolti in fondo al sacco alla fine, non si può negare che senza Superman tra i pali questa partita sarebbe finita tanto a tre. I titoli devono essere tutti per lui: non solo per l’ottimo svolgimento del suo lavoro (parare), ma anche per la sicurezza trasmessa a tutto il reparto e alla sua immersione nella manovra di impostazione. Quando avanti non si può andare, palla a Mirante e ricominciare. Pure in rima l’ho messa. È Manzoni che si vendica.
Davanti all’alieno giostrano i bimbi terribili della difesa giallorossa: Ibanez – Mancini – Kumbulla. Piccola nota: contro i rossoneri è stato Gianluca il centrale, con Roger e Marash ai lati, a testimonianza che questi tre come giocano giocano, si trovano sempre bene. Se il numero 23 ha offerto una solida prestazione e l’albanese ha siglato il gol del definitivo 3 a 3, leggermente sottotono è stata la prestazione del brasiliano, poco e niente aiutato dal quinto difensivo destro.
Ma chi giocava a destra? Karsdorp. Vinto il ballottaggio con Santon e Bruno Peres (poi subentratogli), l’olandese s’è accomodato sulla sua fascia di competenza e pronti via s’è fatto bruciare da Leao che, indisturbato, ha servito a Ibrahimovic l’assist per l’uno a zero. Col passare dei minuti, però, è cresciuta la sua intensità e applicazione fino a fargli disputare quella che, ad oggi, è forse la sua miglior prestazione coi nostri colori. Salvo poi riperdersi l’esterno rossonero in occasione del due a uno a inizio ripresa. In questa partita abbiamo visto tutto Rick: cosa può fare e cosa no, cosa sa fare e cosa deve migliorare. Auguri.
A sinistra il sempre verde Spinazzola che ormai non fa più notizia: puntuale e preciso dietro, forse un poco meno davanti in questa occasione. Ricordiamo, però, che in campo ci sono anche gli avversari. Al centro un Veretout in versione lampadina dell’albero di Natale: da acceso ha mostrato di quanti giri motore dispone (e sono tanti) e la freddezza glaciale dal dischetto, da spento ha sbagliato stop abbastanza facili e scelte sbagliate in appoggio e circolazione della palla. Sostituito da Villar nel finale, benzina finita. Accanto a lui il semidio Lorenzo Pellegrini, tornato il Magnifico per una sera. Attento, concentrato, preciso, veloce. Stare lontano dalla porta gli piace sempre più e ora sembra aver trovato gusto nel sadico piacere di sradicare palloni dai piedi avversari. In crescita esponenziale. Lascia dieci minuti di campo a Cristante che, però, fa in tempo a prendersi un giallo per proteste.
Sulla tre quarti Bud Mkytharian e Pedro Hill hanno preso a schiaffi la difesa del Milan, mandando in confusione tutti tranne Kjaer, che infatti è risultato il migliore di tutto il pacchetto arretrato rossonero. Si favoleggia di infinite gare di birra e salsiccia tra i due negli spogliatoi post-partita e di come non convenga sconfiggerli nelle partitelle di allenamento altrimenti si arrabbiano. A completare il trio offensivo la montagna incantata, l’uomo che sussurrava alle nuvole, Odino Dzeko. Abile a sfruttare l’uscita a vuoto del portiere del Milan per trovare il primo pareggio; come sempre s’abbassa e smista, lotta e si batte per permettere alla squadra di offendere. Avvisatelo che la partita è finita, perché mi giunge voce stia ancora esultando per il pareggio di Kumbulla all’83esimo.
Come si può essere positivi dopo una partita pareggiata per 3 a 3? Semplicemente avendola vista. La Roma ha offerto una partita solida, con ogni giocatore che in campo sapeva cosa doveva fare e come, ben presente per tutti i novanta minuti. Gli schemi studiati da mister Fonseca sono stati messi in pratica e hanno più volte portato i risultati sperati. Peccato per una precisione labile nell’ultimo passaggio e per gli errori dei singoli (due volte Karsdorp e Giacomelli) che sono costati tre gol, ma la Roma c’è e si vede.
Ancora una volta presenti sugli spalti Dan & Ryan Friedkin: in questi mesi di presidenza la vera nota positiva è la loro vicinanza alla squadra. Presenti in ogni prima fase di costruzione di questo nuovo ciclo, sono diventati il punto fermo su cui ruota la squadra. La loro dedizione alla causa, il loro impegno e l’applicazione costante responsabilizzano i giocatori, soprattutto i più giovani, che vedono il capitano e il suo timoniere saldamente al comando della nave.
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