Quanti hanno seguito la partita, ad un certo punto della stessa, sono stati colti da quella tradizionale paura che la Roma avrebbe potuto gettare il risultato alle ortiche. D’altronde i segnali c’erano tutti con quella dannata deviazione che aveva portato il Benevento in vantaggio, con il fallo da rigore di Jordan Veretout e con quell’irritante serie di passaggi all’indietro che hanno caratterizzato la squadra per lungo tempo.
Invece, esultiamo per aver visto quei lampi di luce che, vuoi o non vuoi, sono frutto di giocatori di netta esperienza che fanno parte della nostra Roma.
Un 5 a 2 tondo nel risultato ma non troppo nella sostanza, dal momento che la neo promossa ha fatto la sua onesta partita fatta di agonismo e velocità, puntando ad uscire dall’Olimpico con almeno un punticino che fa tanta classifica.
Per noi tifosi vedere per la quarta volta su quattro, il Presidente ed il suo vice, assistere alla partita della loro squadra è un fattore inusuale dopo l’era di Jim Pallotta e questo dimostra tangibilmente l’interesse che la nuova proprietà nutre nei confronti di una creatura che hanno salvato da un possibile fallimento societario.
Si favoleggia sulla rescissione anzitempo di Sarri e ancora si parla di Allegri senza considerare che Zorro Fonseca, deve ancora dimostrare di non meritare di allenare la Roma. Dei problemi della stagione scorsa se ne è abbondantemente trattato, così come dell’ultima campagna acquisti che ha visto operazioni basati su prestiti e scambi piuttosto che di mirabolanti compravendite di calciatori. Pensiamo che trattenere gente come Zaniolo e Pellegrini abbia tangibilmente dimostrato che la proprietà abbia tutta l’intenzione di far crescere la squadra in modo intelligente, monitorando le spese di gestione senza rinunciare a rinforzare l’organico dove questo occorre.
Aver abbassato di una decina di milioni di euro il costo della squadra in questo difficile contesto dove il problema del Covid 19 ha condizionato la realtà di molte cose, può considerarsi un piccolo ma significativo successo al quale potrà – in un prossimo futuro – coniugarsi una auspicabile uscita dal sistema borsistico italiano che condiziona non poco l’aspetto fiscale e finanziario di una società affatto obbligata ad essere quotata e a sottostare alle sue ferree regole.
Certo che a noi tifosi, il ritorno seppur temporaneo dell’indimenticato Faraone, ci piace ancora pensarlo possibile durante il mercato di gennaio, così come supporre che un Milik promesso sposo, possa arricchire un organico che si prepara ad affrontare difficili competizioni anche internazionali.
Pedro parla che lottare per il tricolore è cosa buona e giusta e la sua dichiarazione è come la lama di un coltello che penetra un panino di burro, tant’è che noi tifosi ancora stiamo festeggiando lo scudo di ben vent’anni fa. Probabilmente dichiarazioni esagerate che però iniziano a farci respirare un clima ben lontano da quello della Roma di Pallotta, auspicando che mister Fonseca e i meccanismi che iniziano ad oliarsi, possa dimostrare di essere quel signor allenatore che crediamo sia.
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