C’è stato un momento nel quale a Roma questa riflessione andava di moda. “Basta con i giocatori di una certa età! Che vengono qui per guadagnare l’ultimo contratto della vita prima di appendere gli scarpini al chiodo. Puntiamo sui giovani!”
Il problema poi è che, qualche giovane è arrivato, di prospettiva o definito da tutti “futuro Campione” spesso con l’etichetta di “Il nuovo …” ed il nome del fuoriclasse di turno in base alla nazione di provenienza. Un esempio? William Bianda. Qualche apparizione in Francia per essere pronto a raccogliere l’eredità del fenomenale Lilian Thuram.
Ma non tutto è da buttare, tutt’altro Perché poi dalla Spagna arrivano Gonzalo Villar e Carles Pérez, due 22enni arrivati alla fine del mercato del Gennaio 2019. Qualcuno storce la bocca, qualcuno invece intravede la strada giusta. Anche perché la bravura sta nell’andarsi a prendere il talento quando ancora è ad un prezzo accessibile. E i due ragazzi non sono per niente male, come racconta Davide Morrone sulle pagine de L’Ultimo Uomo.
Ma si sa, nel calcio si cresce ed impara stando coi Grandi ed osservandoli quotidianamente, soprattutto dentro lo spogliatoio. Per capire che per emergere in una squadra di livello bisogna imparare l’arte della pazienza, attendere il proprio momento. Gonzalo e Carles quel momento se lo sono presi domenica sera nel match contro il Benevento. Uno sfornando un assist meraviglioso, l’altro con una rapida serpentina conclusa con uno splendido gol.
Ed oggi tutti ad accorgersi che in fondo la Roma di elementi buoni ne ha anche in panchina, pronti a far rifiatare i potenziali titolari. Senza dimenticare Kumbulla e Ibañez che di anni ne hanno rispettivamente 20 e 21. O Calafiori di cui più o meno tutti ne conosciamo il potenziale. Una linea verde invidiabile dalle potenzialità enormi. Ma c’è un però.
Perché pur nell’ottima scelta fatta, investendo su questi giocatori, le partite vanno giocate. E vinte. Ed allora se contro l’Udinese non riesci a segnare grazie agli schemi che provi in allenamento, hai bisogno della giocata di Pedro per portarti a casa i 3 punti. E con il Benevento il risultato finale non ha rispecchiato in toto l’andamento di una partita tutto sommato complicata. Dalla quale la Roma è emersa grazie alla qualità indiscutibile dei suoi “vecchietti”.
Emblematico in questo senso è il primo gol di Dzeko. Il lancio di Mirante (anni 37) che serve Mhkitaryan (anni 31) il quale offre al bosniaco (anni 34) un assist perfetto per il gol. Ed allora forse quella frase tanto sbandierata si modifica inevitabilmente per assumere un significato diverso. Dal “Puntiamo sui giovani” al “Puntiamo su calciatori motivati”. Perché in fondo è proprio di questo che la Roma ha bisogno.
Di Pedro che nel post-match non parla di quarto posto ma di scudetto, o di Smalling, smanioso di rientrare a Roma che punta il dito più in alto rispetto allo scorso anno. Lo scudetto non è matematica in fondo. Talvolta è questione di superiorità tecnica, talvolta di fortuna, spesso (nella maggior parte dei casi), di volontà e motivazione.
Ecco. Di questo la Roma ha bisogno. Della forza e la voglia dei giovani e dell’esperienza ed il talento dei più esperti. Un giusto mix che componga una perfetta orchestra, pronta a meravigliare gli occhi dei suoi tifosi.
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