Vittoria sonante contro il Benevento, 5 gol, due di capitan Dzeko che torna finalmente a segnare dopo un periodo un po’ difficile, una ottima prestazione di Cristante, una grande partita di Mirante che non solo para un rigore ma addirittura fornisce un assist degno di nota attraverso un rinvio preciso a Michitharyan ed innescando così l’azione da cui nasce il primo gol del bomber bosniaco.
Ottimi anche i pochi minuti disputati dai giovanotti Villar e Carles Perez.
Non si placano ancora i malumori nei confronti del tecnico Paulo Fonseca il quale però si è dimostrato fino ad oggi perfettamente in grado di reggere la notevole pressione mediatica che la piazza ha sempre oggettivamente esercitato non solo nei suoi confronti ma anche di tutti coloro che lo hanno preceduto.
Non si scompone più di tanto a fronte delle solite inutili domande che gli vengono poste nell’ambito della altrettanto inutile conferenza stampa pre partita in cui i noti giornalistoni del circuito mainstrem si superano nel porre quesiti sempre più banali e scontati.
Sembra quindi sempre più a suo agio nel ruolo di nocchiero di un vascello la cui rotta spesso si smarrisce senza motivazioni logiche: francamente non saprei trovare allo stato attuale tecnici più adatti nel gestire una fase estremamente delicata come quella attuale di transizione tra il vecchio ed il nuovo che deve necessariamente farsi largo attraverso la scelta di un managment capace di affrontare le future sfide con professionalità e credibilità.
La Roma attualmente è un cantiere aperto con la scritta “ LAVORI IN CORSO” e pertanto occorrono persone pazienti, sufficientemente esigenti, consapevoli però del fatto che nulla si improvvisa così come la scelte del direttore sportivo e del direttore generale il cui casting è ancora in corso per i motivi che si possono tranquillamente comprendere: i colloqui con i candidati devono essere improntati alla massima chiarezza e trasparenza perché poi, fatte le scelte, risulterebbe veramente difficile tornare indietro e raccontare alla gens romana che ci si è sbagliati.
I prescelti dovranno essere pienamente consapevoli di sposare una idea, un cammino il cui percorso sarà di sola andata perché non sarà più possibile voltarsi indietro guardando ad esperienze passate i cui effetti negativi ancora si ripercuotono sia sul bilancio che in campo.
La proprietà è presente sia fisicamente che finanziariamente e non consentirà a nessuno di sostituirsi nell’adozione di scelte importanti ed imprescindibili: saranno quindi cooptati dei collaboratori e non plenipotenziari veri o presunti chiamati a colmare lacune, anche di carattere comunicativo, di un azionista di riferimento impegnato in tutt’altre faccende.
Si parlava di Fonseca, del tanto bistrattato Fonseca a cui non si risparmiano mai critiche spesso ingenerose ed il cui unico difetto è quello di percepire un compenso di 2,5 milioni l’anno, di lamentarsi poco e trovare soluzioni anziché piangere in continuazione anche per il più banale degli infortuni.
Collabora silenziosamente con la proprietà e lavora senza soste per cercare di colmare evidenti lacune numeriche in una rosa che porta più spine che petali.
Sarebbe il caso di sostenerlo con maggiore convinzione sia pure nel rispetto delle opinioni, più che legittime. che ciascuno di noi può esprimere sull’operato del tecnico portoghese.
Credo però sia pure necessario guardare ogni tanto anche la dura realtà e valutare fatti e persone nell’ambito del difficile contesto storico ed economico in cui si innesta il nostro campionato: i club, fatta salva qualche eccezione che molto presto si rimetterà in riga, stanno stringendo la cinghia in vista di una stagione che si annuncia estremamente complessa ed in cui le regole (vedi il caso Juve Napoli) sono sempre più in discussione e legate un fragile equilibrio che può spezzarsi da un momento all’altro.
Sognare Allegri, Sarri o chi per essi può essere certamente legittimo e i sogni non costano nulla ma nell’attuale situazione può solo costituire esercizio inutile e fuorviante: c’è una intera stagione calcistica da disputare intensamente, gli avversari e mi riferisco anche alle neo promosse, giocano a pallone e non regalano assolutamente niente ed allora, sia pure, lo si ribadisce nuovamente, nel pieno rispetto delle varie idee, è importante sostenere il tecnico e la squadra senza troppi se e ma.
Un ultima considerazione: Antonio Mirante è veramente un signor portiere, garantisce sicurezza e continuità, migliora addirittura con il passare degli anni ed allora mi chiedo se era veramente il caso di spendere più di 20 milioni per un giocatore che si è rivelato fragile al primo vero errore commesso in una partita importante.
Si dirà che è sempre facile parlare con il senno del poi ed è certamente vero però è altrettanto vero che chi ha commesso l’errore di far spendere quei 20 milioni ad una società le cui casse non erano proprio floride farebbe bene a tacere per un bel po’.
Comments are closed.